Tra presente e futuro: le incertezze del Pd

bersanifirmaqui11Faide, dissensi, lotte interne, incomprensioni, conflitti per le eredità e chi più ne ha più ne metta: in questi giorni la pentola che bolle più calda nella cerchia partitica italiana è senza dubbio quella del Partito Democratico.

Nonostante le primarie siano finite da un bel po’, il duello tra Bersani e Renzi si è riproposto ad ampio raggio, coinvolgendo indirettamente generazioni passate, future e soprattutto le attuali. Il tema più discusso è ovviamente quello dell’attuale stato di impasse della politica italiana, con il Movimento 5 Stelle che ha negato qualsiasi possibilità di «condivisione», e il Popolo della Libertà che da nemico giurato è diventato l’unica, vera, possibilità di realizzare un Governo.

Bersani, in merito, è stato chiarissimo con un secco e reiterato «no al governissimo». In una lettera indirizzata al quotidiano ‘Repubblica’, ha addotto la necessità di un cambiamento totale perché a suo dire, in caso contrario, il rischio sarebbe quello di veder arrivare «giorni peggiori». Dunque la spinta di Napolitano, che auspica larghe intese sul modello del ’76, che portarono alla strategica alleanza tra Berlinguer e Moro e tra Pci e Dc con l’esclusione dai giochi del Movimento Sociale, sembrano non toccare il Bersani-pensiero. Se il segretario pare così procedere dritto e con le spalle larghe, non si può sostenere però che quelle stesse spalle siano coperte: le perplessità sulla linea intransigente, tra i suoi, sono infatti in aumento. A rompere il silenzio è stato Dario Franceschini, ex segretario del Pd, che afferma come in questo momento si debba propendere per «forme di collaborazione» puntando a un «esecutivo di transizione che prenda le misure necessarie per dare ossigeno all’economia mentre in Parlamento si fanno le riforme istituzionali». La sua mossa ha creato ulteriori grattacapo da una parte e grandi soddisfazioni dall’altra. Nel PdL Maurizio Lupi afferma come stia «tornando il buon senso», Gasparri invita Bersani ad «ascoltare il realismo di parte del Pd» e Berlusconi si conferma pronto a «dare un governo forte e stabile al Paese».

Secondo alcuni analisti, tuttavia, sarà difficile trovare una intesa stabile e concreta. E così, nelle retrovie cominciano a farsi largo le nuove leve del Pd che verrà. Vendola, dopo aver appoggiato il vincente Marino alle primarie del centro-sinistra in Roma, si dice pronto a «mescolare le carte», proponendo la fusione con Sel e l’inglobazione di altre forze esterne, come il Movimento Arancione di Pisapia e De Magistris. Per la segreteria, invece, oltre al già citato Renzi avanza l’opzione Fabrizio Barca, che da Lucia Annunziata a ‘Mezz’ora’ ha espresso la sua linea: «voglio dare un contributo da dirigente, non voglio fare il segretario». Sarà lui, lo sfidante del Sindaco di Firenze?

di Mauro Agatone

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *