Farc-Colombia: sospeso il cessate il fuoco
Durante il mese di Marzo avevamo commentato con piacere uno speranzoso passo avanti nel processo di pacificazione tra le FARC (Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia) e il Governo colombiano – leggi qui. Tuttavia anche le migliori speranze, e i propositi più nobili, spesso vengono traditi: il 22 maggio, in seguito a un raid aereo delle forze governative che ha ucciso 26 guerriglieri, con un comunicato tagliente le Farc hanno sospeso il cessate il fuoco unilaterale.
L’impegno della guerriglia marxista per il raggiungimento della pace era, e continua a essere, fuor di dubbio, in particolar modo da quando, nel Dicembre del 2014, ha deciso di cessare unilateralmente le ostilità contro le forze governative. Nel comunicato si legge infatti amaramente che “Non era nei nostri piani sospendere il cessate il fuoco unilaterale e indefinito proclamato il 20 dicembre 2014 come un gesto umanitario di de-escalation del conflitto, ma l’inconsistenza del governo Santos ci ha costretto a farlo, dopo cinque mesi di attacchi via terra e via aria contro le nostre strutture in tutto il paese”.
Nonostante gli accordi di marzo per uno sminamento congiunto delle zone calde del Paese, il governo neoliberista di Manuel Santos ha sospeso solo per un breve periodo le azioni contro i guerriglieri colombiani, da decenni una delle forze armate ribelli più organizzate e radicate di tutto il continente latino americano. I raid e le azioni massicce da parte del governo sono riprese senza indugio in seguito a un presunto, e sottolineiamo solamente presunto, attacco delle Farc il 15 aprile scorso. Da allora più di 40 guerriglieri sono stati uccisi.
L’ultimo attacco è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso: “Deploriamo l’attacco congiunto della Air Force, dell’esercito e della polizia effettuato all’alba di giovedi (21 maggio n.d.r.) contro un campo del Fronte 29 delle FARC a Guapi (Cauca), durante il quale, secondo fonti ufficiali, 26 combattenti della guerriglia sono stati uccisi (ai quali si aggiungono i 5 morti di un attacco di lunedì 25 maggio n.d.r). Il 27 di maggio, inoltre, Pastor Alape, uno dei comandanti delle FARC, ha dichiarato che tra i combattenti uccisi c’era un ex membro della Delegazione Pace, Jairo Martinez , che era in campo per spiegare la necessità della pace e le modalità del processo di pacificazione ai guerriglieri.
Malgrado la sospensione del cessate il fuoco unilaterale le FARC continuano a insistere perché si realizzi un effettivo e concreto processo di pacificazione, la cui unica via è una bilaterale sospensione delle ostilità, sempre rifiutata dal governo Santos, che preluda a un mutamento strutturale del Paese. Sia nel comunicato – insistiamo sulla necessità di concordare, nel più breve tempo possibile, per la salute del processo di pace e per prevenire un’ulteriore vittimizzazione, su un cessate il fuoco bilaterale -, che nelle dichiarazioni successive, i negoziati di pace non vengono mai messi in discussione, e sono rilanciati come unica via per fermare l’emorragia di morti inutili.
Alle pressioni internazionali, in primo luogo a quelle di Cuba e della Norvegia onde evitare una re-escalation del conflitto, le Farc hanno risposto il 28 maggio che “sì: siamo disposti a concordare con il governo le condizioni di un cessate il fuoco bilaterale, evitando ulteriori morti e favorendo allo stesso tempo la creazione di un clima favorevole per i colloqui di pace”.
Purché questa volontà venga rispettata da ambo le parti, poiché il contrasto alla morte e alle barbarie, rilanciato dalle parole di Alape, non sembra rientrare tra le priorità del governo Santos e degli oscuri interessi politici ed economici che si muovono dietro di lui.
Approfondire:
1. Comunicato originale FARC-EP sulla sospensione del cessate il fuoco
2. Comunicato del 27 su Jairo Martinez e dichiarazioni di Alape
3. Comunicato del 28 in risposta alle sollecitazioni internazionali
4. Sito ufficiale delle FARC