Crisi: si taglia le vene, la moglie lo salva
Un classico: il bagno di casa, lametta alla mano, due tagli su entrambi i polsi. Mentre il sangue zampilla e colora di morte la stanza, sua moglie lo trova e lo salva. Succede ad Ancona. Sarebbe stato il quarto suicidio per la regione nel giro di pochi giorni. Il motivo sempre lo stesso. Niente più lavoro, niente speranze.
L’uomo, D.P. 46 anni, residente nel quartiere delle Palombare e disoccupato da qualche tempo, aveva così deciso di togliersi la vita. La moglie tornata a casa nel pomeriggio, lo ha trovato immerso nel sangue, in fin di vita. Trasportato d’urgenza dai soccorsi del 118 all’ospedale regionale delle Torrette di Ancora, è ora fuori pericolo. È stata sventata l’ennesima tragedia che avrebbe portato la firma della crisi. Una vita è stata salvata e forse lo Stato si è risparmiato l’ennesima imperdonabile figuraccia.
Ricordiamo il triplice suicidio, sempre in territorio marchigiano, avvenuto a Civitanova Marche. Due coniugi sono stati trovati impiccati e il fratello di lei, di fronte la tragedia, ha deciso istintivamente di farla finita gettandosi in mare. Erano costretti a vivere con 400 euro al mese dopo una vita dedita al lavoro. Troppo. E troppa la vergogna per poter chiedere aiuto e mettersi ufficialmente in coda alla mensa dei poveri. Le istituzioni e i partiti hanno unanimemente espresso cordoglio e dolore, e la neoeletta Laura Boldrini Presidente della Camera ci ha messo la faccia andando ai funerali. Apprezzato il suo gesto. Dal canto suo Equitalia, per voce del presidente Attilio Befera, si dice vicina e dispiaciuta ma poco ci mette a scrollarsi le responsabilità dell’accaduto. Sicuramente aveva dimostrato sensibilità verso i coniugi, permettendo loro di pagare i debiti in piccole e comode rate. Dei creditori morti però difficilmente saldano i debiti. Certo non si possono addossare le colpe di simili gesti alle Istituzioni. Dietro le statistiche e i numeri della crisi però ci sono persone, è bene ricordarlo.
In seguito ai fatti di Civitanova la procura di Macerata ha aperto un’inchiesta e il Codacons ha chiesto accertamenti per capire se <<ci siano stati comportamenti omissivi da parte delle istituzioni>>. Un atto dovuto e lo Stato è chiamato a rispondere, moralmente e legalmente, di istigazione al suicidio. Qualunque sarà il verdetto le prove ci sono e sono schiaccianti. Si chiamano Romeo Dionisi, Anna Maria Sopranzi, Giuseppe Sopranzi. Per ora, resta la speranza di una vita in più salvata dalla morsa dalla crisi.
Fonti: Agi, Ansa-Marche
di Maria Chiara Pierbattista