Approvato il 27 aprile scorso all’unanimità con 25 voti favorevoli dall’assemblea capitolina il codice rosa è una mozione che prevede che in ogni pronto soccorso del Lazio le donne e i minori oggetto di violenza siano accolti da un gruppo qualificato di esperti e siano seguiti nel percorso clinico e psicologico. Tutte le vittime di violenza avranno così un accesso preferenziale al pronto soccorso.

“Spesso per le vittime è difficile denunciare e chiedere aiuto. Siamo convinte che un percorso protetto offra maggiori tutele e un sostegno fondamentale alle donne”, ha spiegato Valeria Baglio, presidente dell’assemblea capitolina, che ha firmato la mozione insieme alle consigliere Battaglia, Tempesta, Piccolo, Celli, Cesaretti e Azuni. La battaglia per l’istituzione a livello nazionale del codice rosa era portata avanti da tempo. Uno strumento, nato nel 2010, che era stato sperimentato inizialmente nella Asl di Grosseto, dove una task force consolidata si è specializzata nell’intervento tempestivo proprio nel momento in cui si verifica l’episodio di violenza. Poi si era diffuso in diverse strutture ospedaliere italiane anche per aiutare le donne a denunciare le violenze e uscire dal silenzio. L’esempio della Asl di Grosseto si era così esteso in tutta Italia e l’entrata in vigore del codice rosa ha reso le donne consapevoli che chi commette violenza deve essere denunciato. Come infatti dice Vittoria Doretti, dirigente anestesista della Asl di Grosseto ed ideatrice del progetto che è un’esperienza tutta italiana: “Se una vittima va in un centro antiviolenza o in questura ha già preso coscienza di essere una vittima. Invece chi arriva al pronto soccorso non sempre lo è. Era lì, in prima linea che andavano sviluppate delle sensibilità, competenze e modi particolari”.

Il nuovo colore che accompagna il classico triage (i codici rosso, giallo, verde e bianco) aiuta così le vittime attraverso una squadra composta da medici, magistrati, infermieri, psicologi, assistenti sociali e forze dell’ordine, reperibile in ogni momento del giorno e della notte e che collabora con i centri antiviolenza. E il nuovo protocollo prevede il trasferimento delle vittime in apposite luoghi, con accesso consentito al personale specializzato dove potranno essere curate nel rispetto della privacy. Oggi tutte le regioni italiane hanno una legge sul Codice Rosa.

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