Gli studenti fuori sede, tra curiosità e sopravvivenza

… tre, quattro, dieci, quindici. Angelo ha 21 anni, viene dalla provincia di Salerno e prima di andare a letto non conta le pecore, ma i piatti nel lavello ancora da scrostare. Un colpo di spugna per cancellare i residui di pasta asciutta col sugo della nonna, che ogni mese gli arriva dentro vasetti di vetro, di quelli che si usano per la conserva. Vive a Roma da due anni, tra i negozi di Cola di Rienzo e le palme di Piazza Cavour, uno dei punti più critici per il traffico della Capitale. “Il parcheggio non lo trovi prima di aver girato almeno trenta minuti per il quartiere” il giro che si compie tra le vie prima di trovare due strisce blu vuote “è come girare tutto il mio paese, che è grande come questa strada”. Angelo per arrivare all’università compie all’incirca 8 chilometri al giorno, quattro per arrivarci e quattro per rientrare a casa “rapportato alle distanze a cui ero abituato, è come andare all’università in un altro paese” senza contare il traffico ed i semafori che sono circa quindici “neanche in tutta la mia provincia si contano quindici semafori” scherza mentre ci racconta di quanto sia stato difficile abituarsi alla nuova vita romana. “Una giungla di macchine e persone, solo che con i monumenti più belli” questa è la risposta di Angelo alla domanda “Roma in una frase” e proprio di giungla si tratta quando parliamo di come ha vissuto i suoi primi mesi da studente fuori sede dove ” io non vivevo , io sopravvivevo. Mi sentivo un po’ come Silvester Stallone in Rambo, mi mancava solo la fascia rossa sulla fronte, quando dovevo dividermi tra cucina, pulizie e studio”. Ed è proprio la vita domestica a turbare la tranquillità dei fuori sede, imparare a cucinare, stirare, lavare ma prima di tutto questo bisogna trovare un posto in cui stare.

“L’incubo di mettersi alla ricerca di casa” ci racconta Selena, 23 anni di Bologna, “sono arrivata a Roma con tutte le mie cose e mi sono trasferita in albergo, avevo contattato tutte le agenzie immobiliari del quartiere, ho visto qualcosa come venti appartamenti prima di trovare la casa più adatta” che poi si è rivelata un trilocale vista Colosseo, che Selena divide con Chiara, un’amica dell’università. “Appartamenti fatiscenti, anche negli scantinati, affittati a cifre stellari, chiunque possieda un buco con un tetto lo affitta a studenti, mi chiedo con che coraggio si possano presentare certe case, siamo ragazzi non animali.

In effetti la questione degli affitti per studenti era già stata sollevata quando nel marzo 2015 il gruppo Tecnocasa aveva reso nota un’analisi del mercato immobiliare, stilando una classifica delle città più care, portando Roma al primo posto per il costo degli affitti, dove di media un bilocale costa 740 euro. Se ne vedono di “tutti i tipi, dallo scantinato al mansardato, non adatto per quelli la cui altezza supera un metro e sessanta centimetri, credevo che sarei vissuta in albergo per sempre” poi è arrivata la possibilità di dividere 60 mq con un’amica “e mi ci sono fiondata anche se all’inizio la convivenza non è stata facile”.

Copertina de "Il coinquilino di Merda" Manuale di non sopravvivenza"
Copertina de “Il coinquilino di Merda” Manuale di non sopravvivenza”

Ci si ritrova a vivere con qualcuno, il cui rapporto prima si limitava alla chiacchiera ed all’uscita serale, mentre di colpo ti rendi conto di dover dividere la cucina, il bagno, le proprie abitudini ed i propri modi di fare con un perfetto sconosciuto. A volte ci si trova bene ed altre volte no ” io sono stata fortunata, la mia coinquilina è come una sorella. Siamo tutte e due del sud, ed a casa non ci annoia mai” però tante volte la convivenza non è tutta rose e fiori ” ho amici che sono letteralmente scappati da coinquilini con i quali non andavano d’accordo ” e sui disaccordi e le disavventure tra coinquilini è diventata virale la pagina facebook “Il Coinquilino di Merda” che in breve tempo ha raccolto quasi mezzo milione di like e migliaia di condivisioni giornaliere, grazie alle testimonianze fotografiche dei vari utenti, che raccontano le esilaranti vicende di vita domestica con i propri coinquilini. Fenomeno che ha raggiunto anche il campo editoriale, con il “Manuale di non sopravvivenza” disponibile in libreria dal novembre scorso.

Proprio parlando di abitudini e modi di fare diversi, Elena ci racconta quanto sia meraviglioso confrontarsi ogni giorno con ragazzi provenienti da zone d’Italia diverse. Lei ha 20 anni ed è al primo anno di università. Viene da Crema e sogna di fare l’organizzatrice di eventi. “mi piace mettermi in gioco e confrontarmi, Roma è bellissima per questo, perché ti relazioni sempre con gente che ha un modo di pensare e di agire tutto suo”. “All’inizio – racconta Elena -non è stato facile. A Crema ero coccolata dalla mia famiglia, qui ho dovuto imparare i pro e i contro di essere totalmente indipendente” ed è questa forse l’esperienza più forte che un fuori sede affronta quando si trasferisce a Roma, l’indipendenza totale dalle proprie famiglie è qualcosa che non si conquista, ma è piuttosto una condizione strettamente necessaria alla quale ci si deve abituare se si vuole vivere in Capitale. ” E’ bellissimo vivere da soli, organizzarsi la giornata senza dover tenere conto di qualcuno, ma dall’altro lato mi manca tornare a casa e trovare la polenta in tavola e la casa che profuma di pulito”
Lontani dalle proprie famiglie, ciascun fuori sede vive a modo proprio la Capitale, assorbendo modi di dire come spugne, senza contare le abitudini e le tradizioni anche culinarie. Uno sguardo però rivolto anche verso la casa che si lascia, se abituarsi a Roma è difficile, dimenticarsi da dove si viene è impossibile, che si venga dal Nord o dal Sud, ogni fuori sede ha il diritto e forse anche il dovere di conservare e tutelare le proprie tradizioni ” sono venuta qui per questo, perchè è cosmopolita al punto giusto” e perchè ” Roma è un perfetto mix tra antico e moderno, tra il vecchio splendore e uno nuovo sempre in evoluzione”. Questa è per Elena, la Capitale in una frase.

Noemi è più pragmatica, ha 25 anni ed è in procinto di laurearsi e terminare definitivamente il suo percorso di studi. Si è trasferita a Roma da Canicattì in provincia di Agrigento, dove ha lasciato la famiglia ed il fidanzato per specializzarsi in economia. Ha studiato per la laurea triennale a Torino dove il “distacco con la Sicilia è stato più difficile, i torinesi sono molto più glaciali”. La vita dello studente fuori sede è piena di “bei momenti ed esperienze uniche, non mancano le difficoltà come gestire le spese con i soldi che i genitori riescono ad inviare”. E’ proprio il fattore economico che Studenti.it prende in considerazione nello stilare la classifica sulle città in cui è più agevole ed economico studiare. Roma è risultata essere l’ultima della lista e quindi la più cara, questo studio è stato possibile solo dopo aver incrociato alcuni dati importanti come costo degli affitti, tasse universitarie, trasporti pubblici e prezzi per lo svago ( ad esempio il costo di un biglietto per il cinema). Un altro pesante fattore che ha contribuito a piazzare la Capitale in ultima posizione è senz’altro la questione dei trasporti pubblici e la mancanza di un’alternativa “ciclabile” a cui però il Comune di Roma sta facendo rimedio con il progetto GRAB ( Grande Raccordo Anulare delle Bici), i mezzi pubblici sono “affollatissimi, quasi non si respira, per non parlare del traffico” aggiunge Noemi mentre le chiediamo di farci presente i problemi quotidiani di un fuori sede, dove il caos urbano svetta su tutti. “Adoro Roma in ogni sua forma, ne sono affascinata perchè ho ritrovato la stessa meravigliosa città che fa da sfondo alla serie Romanzo Criminale, bellissima e culturalmente sempre viva.”
Proprio sulla scia della serie tv Romanzo Criminale, Francesco Montanari, uno degli attori protagonisti, ha definito la Capitale come la “Roma che racchiude tutte le sfumature dell’essere umano”. Come gli si può dar torto, se il suo sole tramonta su milioni di teste diverse, su milioni di cuori che battono emozionati da tanta bellezza. E’ proprio “La Grande Bellezza” di Roma, la sfumatura che un fuori sede riesce a cogliere meglio e prima degli altri perchè quando guardi lo stesso programma televisivo, sembri conoscere tutto a memoria, gli stessi volti e le stesse battute e cominci con l’essere stanco e spegnere la televisione. Di Roma non ci si può stancare, perchè ogni giorno è come guardarla per la prima volta.

Roma è come quel film che non è ancora uscito al cinema.