A caccia di tesori sotto il Parco di Centocelle
Passeggiare nel Parco di Centocelle significa calpestare il soffitto di una città sotterranea. Al di là delle sterpaglie, al di là del suolo polveroso, scavando al di sotto ci si imbatte in tre grandiose tracce del nostro passato: Villa della Piscina, Villa “Ad Duas Lauros”, Villa delle Terme, risalenti all’età arcaica pre-romana e romana.
Queste ville, ora nascoste all’occhio, impreziosiscono il labirintico suburbio romano che si snoda nel sottosuolo dell’antica Centum Cellae. Probabilmente una cittadella militare di età imperiale, destinata alle esercitazioni dei pretoriani troppo numerosi per usufruire del solo Campo Marzio.
Una zona del “pratone di Centocelle” negli anni Venti del ‘900 fu adibita ad aeroporto, il primo d’Italia; il livellamento terreno dovuto ai lavori comportò la demolizione delle strutture antiche in alzato. Già le foto aeree del tempo documentano l’esistenza della Villa “Ad Duas Lauros”, il cuore dei possedimenti dell’Imperatrice Elena, madre di Costantino, il cui mausoleo venne eretto proprio nei pressi di Torpignattara.
Grazie all’opera dell’allora Soprintendente archeologo di Roma Adriano La Regina, nel 1992, venne riconosciuta l’importanza archeologica del Parco, attraverso l’apposizione di un vincolo di tipo storico sulla zona ormai sovrastata dall’aeroporto. Nel 1994 l’Amministrazione comunale stabilì la realizzazione di un Parco archeologico che coinvolgesse l’intera area, assumendo così dimensioni simili a quelle di Villa Borghese.
Le indagini archeologiche ebbero inizio nel 1996 e interessarono un’area di quasi 40 ettari, ispezionata alacremente nonostante l’abusivismo abitativo, l’inquinamento causato dai numerosi auto-demolitori, la presenza di campi nomadi e strutture sportive fuori norma, che non solo ostacolarono l’opera di ricerca e restauro, ma condizionarono lo stato attuale del parco.
La Regione Lazio il 20 ottobre 2006 approvò il Piano Particolareggiato, garantendo la conservazione di questo sito storico, naturalistico, archeologico. Il 17 dicembre 2009, dopo che l’ex sindaco Alemanno ebbe stanziato 4.100.000 euro, la Giunta comunale optò per il definanziamento dell’opera.
All’indomani della riapertura del Parco (rimasto chiuso per quasi due anni) il 20 aprile 2010 il Consiglio dell’ex Municipio VII approvò una mozione presentata dal gruppo Pd per la messa in sicurezza dei reperti di interesse archeologico e per la fruizione, da parte dei cittadini capitolini, di uno dei più estesi polmoni verdi romani (120 ettari). Attualmente il progetto di riqualificazione ha interessato soltanto il 27,5% dell’intera area.
In vista della rimodulazione dei fondi di Roma Capitale, il Parco di Centocelle ha ottenuto un finanziamento di 2 milioni e 300 mila euro; i lavori, dunque, secondo quanto afferma il minisindaco del V municipio Giammarco Palmieri a RomaToday “potrebbero partire nella prima metà del 2016 e durare un anno”. La fase iniziale del progetto prevede la musealizzazione della Villa della Piscina, che sarà altresì dotata di servizi necessari al turismo. L’ambizione degli archeologi è quella di completare l’opera per l’anno del Giubileo e sfruttare gli strumenti tecnologici per ricreare la pienezza idrica della piscina. La frequentazione della villa in oggetto risale alla fine del VII-VI secolo a. C. Si susseguirono diverse fasi di costruzione che ampliarono notevolmente il nucleo originario. L’assetto definitivo risale alla fine del I secolo, inizi del II d.C., a questa altezza storica si colloca anche la realizzazione dell’elemento più mastodontico, un’enorme piscina lunga 50 m, larga 14 m; una vasca dalla capacità di mezzo milione di litri d’acqua.
Il Parco di Centocelle occulta i suoi tesori, lo stato di degrado e abbandono del luogo tormenta i suoi abitanti che attraverso comitati e associazioni rionali lottano da sempre per la riqualificazione della loro terra. Il problema degli auto-demolitori, dell’abusivismo abitativo, della mancanza di igiene e salubrità permane, tuttavia il sindaco Marino sembra attento alle questioni gravitanti intorno alle periferie capitoline, sposando l’idea di un museo diffuso. Da anni l’Osservatorio Casilino, riflettendo sui morbi che affliggono le borgate orientali, promuove il progetto di un Ecomuseo, volto alla preservazione della memoria storico-artistica e alla valorizzazione del territorio. Un museo a cielo aperto che esponga i suoi beni naturali, culturali, archeologici nel loro luogo d’origine. Un percorso archeologico che ricongiunga il Mausoleo di Sant’Elena alle Catacombe dei SS. Marcellino e Pietro, le ville imperiali del Parco di Centocelle a Villa Gordiani, l’Acquedotto Alessandrino alle Terme di Largo Irpinia; ricostruendo così il ricco reticolato dell’antica Roma.