Tennis a Roma fra crescita e problemi

Sono iniziati sabato gli Internazionali, tra l’entusiasmo di un pubblico numeroso e le consuete difficoltà dell’unico torneo ATP del nostro paese. I giocatori paiono gradire, ma un paio di big hanno tradito. Venerdì si entra nel vivo con un programma sontuoso. Italiani già fuori, bravi Fognini e Knapp.

Ogni anno a Roma viene più gente. Tempo fa bastava arrivare al mattino per trovare i biglietti, le qualificazioni erano deserte. Oggi c’è folla sin dal primo weekend, in tutte le edizioni viene battuto il primato precedente. Lo spettatore tipo al Foro è un giocatore amatoriale, porta con sé un figlio iscritto ad un circolo. Viene dall’Italia e si è preso due giorni o tre. I romani non sono molti, per i viali si ascoltano tutti i tipi di dialetti.
E’ un pubblico generalmente migliorato, più competente e rispettoso, episodi passati come le monetine contro Borg ed Higueras negli anni ’70 paiono appartenere al passato. Certo per alcuni è impossibile evitare di trasferire nell’occasionale visita al tennis il comportamento del calcio: tifo sguaiato, anti-sportività, chi si sente un coach o un giudice di linea.
Ci sono poi le scommesse, il tennis muove molti soldi. Questo ha portato ad episodi gravi come al termine di Kyrgios-Lopez, con lo spagnolo che si è rivolto pesantemente ad alcuni spettatori che avevano incitato l’aussie. Mercoledì sera un gruppetto aveva puntato su Tsonga contro Goffin: tifo incessante ed addirittura abbraccio collettivo al break di Jo nel terzo che pareva decisivo, prima della rimonta di “Tintin”.
La Federazione sta lavorando bene, anche se rimane il convitato di pietra Adriano Panatta, mentre comicamente è stata acclusa nella Walk of Fame dei 100 sportivi italiani più illustri Lea Pericoli, meriti agonistici sconosciuti.
Binaghi parla di quinto Slam, la stampa riporta, in verità tutti i Mille si considerano i migliori. Secondo l’ATP è Indian Wells il più accreditato a fregiarsi di questa nomea, il sorpasso nella vendita dei biglietti sul Roland Garros lo dimostra. Roma potrebbe intanto puntare a loro. Dalla nostra abbiamo il fascino della caput mundi e la tradizione di un albo d’oro aperto da Bill Tilden. La cornice è suggestiva ma piccola, si potrebbe costruire un altro campo, mutare la gestione del Pietrangeli, che ingenera le maggiori confusioni ogni anno.
Roma soffre anche della sindrome della media potenza, come nel ciclismo al Giro con il Tour. E’ importante ma non è il Roland Garros ed è troppo vicino allo Slam parigino. Così oggi capita che si ritirino Murray e Serena per non compromettere l’appuntamento maggiore. E ringraziamo Kyrgios per aver battuto Federer a Madrid, lo svizzero aveva deciso già di saltare Roma ed invece è già in quarti, possiamo ammirarlo ancora. Djokovic sembra imballato dalla preparazione, ha saltato Madrid e qui ha perso un set sia con Almagro che con Bellucci. Nadal prosegue il suo faticoso percorso alla ricerca del vero Rafa, mai darlo per vinto però. Halep sembra la più in forma, Sharapova attende avversarie valide, Kvitova sempre sospesa tra classe e cicaleggi, Azarenka cerca il rilancio.
Tra diritto di classifica, wild card e quali, gli italiani erano tanti. Le ragazze hanno perso nei primi due turni, male Errani, Vinci e Pennetta, ultimo giro per la Schiavone, psicodramma Giorgi, rimontata in entrambi i set dalla Jankovic. Brava la Knapp ad approfittare di una assente Kvitova per salire 5-2 al terzo salvo subire il ritorno della ceca. Tra gli uomini ha sorpreso il giovane Donati, che ha battuto Giraldo e poi fatto una buona figura con Berdych. Il migliore però è stato Fognini. Non aveva mai giocato bene a Roma, perchè il pubblico non lo sosteneva a sentir lui, ma la figura con Rosol non era stata colpa della gente. Stavolta ha eliminato Johnson, poi complice un campo Pietrangeli ribollente di tifo ed una terra molto lenta ha prevalso su Dimitrov, splendida prestazione. Oggi nello stesso scenario ha reso ancor meglio, cedendo solo al tie break del terzo a Berdych. Buoni segnali dunque in vista di Parigi, anche per Fabio unico giudice.

Fabio-Fognini-Roma-2015