Piano migranti Ue: le persone diventano quote
Trecento a te, cinquecento a te, mille invece a te. Ogni Paese si prenderà la razione che gli spetta, qualcuno lamentandosi più degli altri, però questi numeri, accettati malvolentieri come zavorre, altro non sono che esseri umani. Con la nuova agenda sull’immigrazione, approvata ieri, la Commissione Ue, di fronte alle ecatombi che si consumano nei nostri mari, ha dovuto imporre ai Paesi membri il senso della solidarietà.
Uno dei punti nodali dell’agenda è quello di redistribuire “quote” di immigrati, che nelle sponde del Paese che raggiungono vedono più in generale le coste del grande Paese Europa quale luogo di salvezza. Spesso purtroppo salvezza non è, per incapacità del Paese in questione ad assorbire così grandi quantità di persone e perché i più sembrano far fatica a riconoscere il diritto alla libera circolazione degli uomini su questa Terra e non si degnano di celare il loro fastidio a dover accogliere ospiti inattesi. Quanto al primo punto, la proposta sul tavolo è quella di redistribuire i rifugiati tra i Paesi dell’Ue secondo quattro parametri: popolazione complessiva, PIL, tasso di disoccupazione e numero di rifugiati già accolti nel territorio nazionale. La percentuale di accoglienze riservata all’Italia è dell’11,84% e l’alto rappresentante per gli Affari esteri, Federica Mogherini, si è affrettata a specificare che il nostro Paese ha tutto da guadagnare da questa faccenda, visto che ha già superato la quota di accoglienza prevista e dunque è esonerata dallo sforzo comune richiesto. Il discorso economico, per quanto necessario, rischia però di diventare la motivazione centrale dei dibattiti su un tema che ha a che fare con l’umanità e la solidarietà e che, traslato sul piano meramente politico, può portare posizioni estremiste e nazionaliste a vantare argomentazioni e numeri.
Gli altri assi portanti del grande disegno sull’accoglienza presentato da Dimitris Avramopoulos, Commissario europeo per le migrazioni, gli affari interni e la cittadinanza, sono la lotta all’immigrazione irregolare, la messa in sicurezza delle frontiere e il reinserimento dei rifugiati. Nel quadro di una politica di difesa comune la proposta, che sarà già presentata lunedì prossimo ai ministri degli Esteri e della Difesa Ue, è quella di smantellare le reti dei trafficanti di uomini, soprattutto in Libia, ma senza operazioni di terra. Per quanto riguarda poi la difesa delle frontiere, Frontex vedrà triplicati i propri mezzi tra il 2015 e il 2016 per migliorare le operazioni di ricerca e salvataggio in mare. Per gli aiuti ai Paesi terzi e per il controllo delle frontiere non ci sono problemi finanziari, fanno sapere fonti europee, dato che è possibile attingere a un budget già bello e pronto di circa 20 miliardi destinati a cooperazione e sviluppo.
Dunque dal punto vista numerico tutto è stabilito. È l’altro versante, quello della comprensione e della solidarietà, che vacilla. Sui blog, sui social network, per strada si ascoltano continue lamentele e malumori. L’altro è sempre percepito come un delinquente, nella migliore delle ipotesi come qualcuno che “ruba il lavoro agli italiani” (che poi perché un italiano abbia più diritto al lavoro rispetto a chi è nato in un’altra nazione non è dato saperlo). L’operazione presentata dall’Ue non è una punizione e i 1800 migranti che hanno perso la vita in mare nel 2014 (secondo i dati dell’Unhcr, l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati) non “se la sono cercata”. A mescolare all’odio la paura ci ha pensato il ministro dell’informazione del governo libico di Tobruk, Omar al Gawari, il quale ha affermato che nelle prossime settimane arriveranno in Italia da Il Cairo anche i terroristi dell’Is a bordo dei barconi. Come se i terroristi non avessero altri mezzi che affidare le loro missioni all’incerta sorte delle traversate su barconi fatiscenti. Il pregiudizio non è semplice da estirpare né è facile insegnare la solidarietà, però è necessario capire chi e come abbia il compito di lavorare in tal senso, parallelamente allo sviluppo di un piano migranti che altrimenti rischia di rimanere incompreso.