Lo scandalo Venezuela di Santiago Donaire

Non sempre il mondo è come appare, o, in certi casi, sarebbe meglio dire che non sempre è come ce lo raccontano. L’intervista di Santiago Donaire al giornale indipendente infoLibre piomba come una spada di Damocle pesantissima sull’etica e il “codice deontologico” dei giornali spagnoli ed europei, svelando come spesso, dietro ad articoli o lanci scandalosi non si presentino i fatti, o più umilmente le ragioni, la realtà, bensì veline di dubbia morale il cui intento è solo quello di rendere o ottenere favori politici.
Mi hanno offerto moltissimo denaro per costruire dei reportage mezzo artefatti o mezzo manipolati che stabilissero una relazione diretta tra il Governo venezuelano e Podemos a partire da prove che non esistono”. Sono queste le parole di Santiago Donaire, fotoreporter originario di Jean, piccola città dell’Andalusia, che da tre anni ha lasciato la Spagna per lavorare in Venezuela; dapprima in Università e in seguito a tempo pieno come giornalista.

Un’intervista densa di contenuti, in cui non trova spazio solo la pochezza infantile dell’atteggiamento di alcuni media occidentali, ma si ragiona anche sui motivi della crisi della professione giornalistica in Europa e ci si sofferma sulla superficialità con la quale ci si approccia “allegramente” a Paesi lontani migliaia di chilometri, dei quali magari non è vero che non si conosca niente, ma si conosce ben poco e soprattutto mediaticamente interessa solo l’ancor meno che si pretende di raccontare per i propri scopi.
Donaire cerca di dirlo senza molti giri di parole, definendo l’attivista di corrispondente per alcuni giornali spagnoli ed europei come una “battaglia costante per non accettare di parlare di quello che ti chiedono, ma cercare di raccontare cioè che realmente accade”.

Naturalmente della sua intervista non passa traccia nei siti di informazione italiani – unici a emergere i giornalisti de l’antidiplomatico e il sito albainformazione.com – mentre enorme eco trovano i servizi sui presunti legami tra il movimento di Iglesias e l’Iran, a testimoniare una volta di più, qualora ce ne fosse ulteriore bisogno, quante brutte ombre siano calate sulla qualità dei compromessi che spesso si è disposti ad accettare nel mondo dell’informazione. Donaire denuncia apertamente la falla etica dell’informazione, che a volte raggiunge livelli di follia, anzi, di fanatismo – perché i folli hanno se non altro la giustificazione di essere folli – tali da richiedere, testualmente e dietro lauta promessa di denaro, “el papel che dimostrasse il finanziamento illegale di Podemos da parte del Venezuela” come se fosse anche solo possibile pensare l’esistenza di un documento nel quale sia scritto “Yo, Hugo Chávez, pago tanto a Podemos*”.

“Venezuela está mal contada” prosegue Santiago, lasciando emergere le contraddizioni di un Paese tanto grande e complesso, che, per essere raccontato, presuppone una faticosa e meditata contestualizzazione delle cose. Perché  è vero, argomenta il fotoreporter che non si definisce un sostenitore di Maduro, che il fenomeno della corruzione è stato nefasto, tuttavia non si può far passare facilmente in sordina in fatto che siano stati “costruiti un milione di alloggi sociali, che la scuola e l’università siano completamente gratuite e che siano diminuiti i livelli di povertà”. Poiché il punto non è essere bianco o nero, sostiene Santiago, ma cercare di essere limpidi e di far emergere la complessità del reale.

E in questo tentativo di orientarsi nel reale, l’etica se non altro può essere una bussola e porre un argine agli orribili intenti di manipolazione del discorso pubblico, dietro i quali è chiaro che non si nascondano né verità, né velleitarie buone o cattive intenzioni, ma disegni politici. In quanto è palese che Podemos, in tutte le sue contraddizioni, sia una delle incrinature del vetro in Europa, e che allo stesso modo il Venezuela lo sia a livello mondiale, dunque è necessario saldarle e cancellarle prima che sia notte e lo specchio si spacchi in mille pezzi, lasciando intravedere il mondo che c’è dietro. Poiché dietro gli specchi si nasconde certo un mondo concreto, o magari semplicemente un altro mondo, che probabilmente non piace al racconto del mondo nord-atlantico.

@aurelio_lentini

* i corsivi sono in spagnolo, la traduzione nei virgolettati è mia.

Qui l’intervista integrale di Santiago Donaire a infoLibre

la riproposizione di l’antidiplomatico e albainformazione

foto da infoLibre