Vittoria dei conservatori: la sterlina schizza e l’Ue trema
Gli elettori britannici hanno scelto i conservatori: David Cameron guiderà il Paese per altri cinque anni. Il risultato finale è di 331 seggi sui 650 totali della House of Commons per il Partito Conservatore, un risultato che supera il numero necessario per la conquista della maggioranza assoluta.
«Questa è stata chiaramente una notte molto positiva per i conservatori», ha commentato il primo ministro inglese, ribadendo che il suo compito sarà quello di «governare per tutti» i sudditi della regina Elisabetta. Cameron ha subito annunciato che formerà un governo conservatore di maggioranza: «Saremo in grado di mantenere tutte le promesse elettorali e credo che un governo di maggioranza sia più responsabile».
La vittoria dei conservatori ha avuto un effetto immediato sulla sterlina, la quale, dopo i risultati, ha subito un exploit, con un balzo iniziale di circa due punti percentuali.
Risultati. Secondi classificati sono i Laburisti, che si sono visti strappata la vittoria e hanno messo le mani su soli 232 seggi: un risultato disastroso.
Un esito sicuramente positivo, invece, per gli indipendentisti scozzesi dello Scottish national party, che hanno conquistato ben 50 seggi in più rispetto alle elezioni del 2010, per un totale di 56 seggi sui 59 in palio in Scozia.
I liberal-democratici riescono nella conquista di soli otto seggi, perdendone 44, probabilmente a causa dell’alleanza di governo con i conservatori.
Infine, il partito indipendentista Ukip ha ottenuto un solo seggio. Tuttavia, nella totalità, l’Ukip è cresciuto notevolmente rispetto alle scorse elezioni, ottenendo circa il 12,5% ed arrivando secondo in 120 constituency, benché sfavorito dalla legge elettorale inglese basata sull’uninominale secco
Dimissioni. Quella del leader Labour, Ed Miliband, è stata«notte difficile e deludente», anche a causa del nazionalismo crescente in Scozia. Il leader laburista ha twittato: «Le sconfitte sono dure ma il nostro partito non smetterà mai di lottare per i lavoratori di questoPaese». Tuttavia, si è assunto la «totale e assoluta responsabilità della sconfitta»: una perdita di ben 25 seggi, per un totale di 229. Fino a che non sarà eletto un successore, sarà sostituito da Harriet Harman.
Il leader del partito anti Europa e anti immigrazione, Nigel Farage, ha perso per 2.000 di distacco dal conservatore Craig Mackinlay e, come annunciato in caso di sconfitta nel proprio collegio, ha dato le dimissioni.
Un notte tormentata anche per il leader del Partito liberal-democratico, Nick Clegg, che ha dichiarato: «Il liberalismo ha perso. Ed è la sconfitta peggiore di sempre. Ma noi dobbiamo continuare a lottare per esso», ammettendo anche che «I risultati sono stati incommensurabilmente più devastanti e crudeli di quanto avrei mai potuto immaginare».
L’Ue in bilico. «Crediamo nel referendum del 2017 sull’Ue» ha dichiarato Cameron, davanti alla residenza di Downing Street, appena ha avuto inizio il suo secondo mandato. Egli ha intenzione di sottoporre ai cittadini britannici, entro due anni, un referendum riguardante la permanenza della Gran Bretagna nell’Unione europea. Nel caso in cui il Paese decidesse di optare realmente per l’uscita, i 27 Stati rimanenti risulterebbero sicuramente più coesi da un punto di vista politico, ma risentirebbe della perdita di un Paese che, da sempre, ricopre un ruolo di spicco nel panorama europeo. L’Europa potrebbe evitare i tumulti accordando alla Gran Bretagna lo «status speciale» da questa tanto agognato, permettendole di porre un freno all’arrivo di migranti: in sostanza, sì alla circolazione delle merci, no a quella delle persone. Tale opzione però creerebbe un precedente per tutti gli altri Paesi, stufi delle ondate migratorie.