Forse sarà processo bis per “Samantha” Mauri
Samantha con la “H”, sarebbe questo, il conturbante nome scelto come pseudonimo dal capitano della Lazio, Stefano Mauri, per le numerose conversazioni telefoniche nella hot line del calcioscommesse.
Forse il centrocampista credeva di passare inosservato con l’appellativo fittizio e di poter continuare ad intrattenere i suoi rapporti con i fedeli “clienti”, ma gli è andata male, ed ora, potrebbe anche andargli peggio.
La “meretrice” del calcio italiano rischia pesantemente.
Ma facciamo un passo indietro.
Il 1º giugno 2011, nell’ambito dell’inchiesta “LAST BET”, furono eseguiti numerosi provvedimenti di custodia cautelare nei confronti di diversi soggetti legati al mondo del calcio.
Tutto partì dalla SKS365 Group, una media company austriaca che promuoveva servizi di gioco on-line. A seguito di diverse anomalie riscontrate per vari eventi di gioco, la PlanetWin365, partner della compagnia austriaca, inizia ad inviare molteplici segnalazioni circa un flusso irregolare di scommesse al GAT, organo competente per le frodi telematiche e alla Guardia di Finanza.
La procura di Cremona si attiva e partono le indagini che coinvolgono mezzo emisfero, da Singapore all’Italia si parla di associazione a delinquere finalizzata alla truffa sportiva.
Il primo filone dell’inchiesta fa emergere subito nomi pesanti come quello di Giuseppe Signori, Cristiano Doni e Stefano Bettarini , ma è solo la punta dell’iceberg.
Tra gli indagati finisce anche Carlo Gervasoni, ex del Cremona e ormai anche ex calciatore, squalificato e radiato, patteggia e decide di mettersi a servizio della giustizia, e come il migliore dei collaboratori riferisce altri nomi, spunta quello di Stefano Mauri.
Il laziale viene subito chiamato in Procura per un interrogatorio, dal quale esce dopo quasi quattro ore, ma si dice sereno, e sui social tranquillizza così: «In merito all’ udienza di questa mattina posso dirvi che, nel rigoroso rispetto delle indicazioni Federali che mi impongono il massimo riserbo sui contenuti dell’interrogatorio, sono assolutamente tranquillo e sereno. Ho la massima fiducia negli organismi Federali…”
Ma, tutti sappiamo “Tranquillo” che fine ha fatto.
Viene scoperta la famosa scheda telefonica utilizzata dal centrocampista per concludere le sue scommesse e gli vengono contestate le combine di Lazio-Genoa e Lecce-Lazio, dunque, Il Gip di Cremona Guido Salvini, dispone per il calciatore, la custodia cautelare.
Gli vengono altresì contestate la violazione dei principi di lealtà, correttezza e probità e la violazione del divieto di effettuare scommesse, rispettivamente disciplinati dagli artt 1 co1 e 6 co1 del Codice di Giustizia Sportiva.
Il procuratore federale Stefano Palazzi chiede per Mauri una squalifica di 4 anni e 6 mesi per gli illeciti commessi con l’aggravante della continuazione.
Viene confermata solo l’accusa per omessa denuncia relativamente alla gara contro il Genoa, mentre per gli altri capi viene prosciolto.
Dopo una breve sospensione per nuove indagini, la Corte di Giustizia Federale condanna Mauri nell’ambito del calcioscommesse a 9 mesi, ma a gennaio 2014 il TANS riduce la pena a 6 mesi.
E mentre il capitano biancoceleste riprende a tutti gli effetti la sua attività, ovviamente quella calcistica, succede l’inaspettato.
Il 27 aprile scorso, all’aeroporto di Orio al Serio (Bergamo) con un volo proveniente da Skopje arriva Hristiyan Ilievski, la pedina latitante e mancante dell’inchiesta.
Il macedone è il personaggio chiave dell’intera vicenda, l’anello congiungente l’asse Singapore-Italia, il suo nome viene indicato innumerevoli volte nel faldone di indagine.
Dopo la fuga e 4 anni di latitanza, ha deciso di costituirsi, durante l’interrogatorio arrivano rivelazioni shock.
Il capo degli Zingari, spiega il suo ruolo: lui è solo uno che scommette.
“Io e Gegic” (l’altro latitante) “compriamo informazioni e scommettiamo”, “Mi chiamano i calciatori e mi dicono quanto e dove puntare”; “Volevo incontrare qualche giocatore della Lazio per avere delle informazioni sicure, sono andato a Formello e lì mi hanno detto che l’incontro Lazio-Genoa era stato già deciso per il risultato di 1-1 per il primo tempo, il secondo si sarebbe giocato realmente.”
Dal racconto del macedone, sembrerebbe che a “consigliare” fu proprio Stefano Mauri, che gli avrebbe detto: “Ti faccio io un regalo, la partita è già fatta, gioca 1-1 nel primo tempo”.
Mauri, quindi, avrebbe indirizzato Ilievski dal capitano del Genoa, Milanetto, e per l’indiscrezione avrebbe ricevuto 50mila euro; ulteriori 70mila, il gipsy dice di averglieli inviati tramite il buon amico Zamperini per combinare la partita con il Lecce.
Se tutto venisse confermato, la posizione del biancoceleste si aggraverebbe nettamente, la procura potrebbe riaprire il caso Mauri e allargare, legittimamente, l’inchiesta anche a tutto il club di Lotito per responsabilità oggettiva.
Chissà, se anche ora Samantha, inopportunamente sempre con la fascia al braccio, continua a sentirsi serena e tranquilla come tre anni fa.