Berlino chiama, Roma risponde: Paul Kalkbrenner alla Palalottomatica

Ore 20 apertura cancelli. Ma che ore sono? Ovviamente le 21. Però sono in fila. Un punto per me. Io voglio solo entrare. Sono due anni che manca dalla capitale; in migliaia lo aspettano. Roma lo aspetta. È la serata di Paul Kalkbrenner e del suo Guten Tag Tour.

 L’apertura è affidata a Rene Ondrej, poco premiato dall’iniziale scarso volume e dall’acustica ridondante della Palalottomatica. La situazione migliora con l’inizio dell’esibizione della special guest FritzZander, che riceve dai fonici una spinta in più con l’accensione di una parte dell’impianto inutilizzata fino a quel momento. Il dj è bravo, distinguendosi per le sonorità marcate e potenti. Zander chiude la sua prestazione, cala il sipario, arriva il momento. I tecnici si affrettano, tutto deve essere perfetto per l’arrivo della super star tedesca. Passano venti lunghissimi minuti, il tempo sembra infinito, ci guardiamo intorno, gli uni con gli altri, dagli spalti comincia a salire un rumore sempre più forte, è il segnale, qualcosa si muove sul palco, e allora su tutti i cellulari, le macchinette fotografiche, il pubblico è in delirio, un solo nome è ripetuto. Si apre il sipario e già salgono le prime note dell’intro di Guten Tag, Schnurbi, Paul Kalkbrenner è lì, dietro i suoi mille apparecchi, con il suo tipico sorriso stirato. La strumentazione dell’artista tedesco è unica, configurata appositamente da lui; parte fondamentale di tutto il suo “equipment” è il mega mixer-controller MIDI interfacciato da Ableton tramite Pc e un’effettiera per modulare il sound dei vari canali del mixer, il tutto poi collegato a dispositivi (come compressori e riverberi) che rendono le sonorità dei suoi live potenti, definiti, praticamente perfetti. Kalkbrenner impreziosisce il suo live con tracce difficilmente proposte prima: Platscher, una di queste, fa sognare tantissimi. Ma subito i bassi potenti e il clima da party rende l’atmosfera entusiasmante. All’una meno un quarto cambio d’abito decisamente scenico: Kalkbrenner esce di scena e rientra poco dopo indossando la maglietta dell’Italia. Un’ovazione per lui. La Mezcla non può mancare, e così il finale con Aaron e Sky and Sand, dopo la quali i fan richiedono a gran voce un ultimo disco, presto accontentati dal più che soddisfatto dj.

Il trentacinquenne Kalkbrenner, originario di Lipsia ma cresciuto musicalmente a Berlino, è riuscito a innovare e rendere vivo l’interesse a 360° per un genere musicale che un tempo poteva essere definito di nicchia. Il dj ha la capacità di combinare le melodie più creative e scure con il suono rigido e duro della techno tedesca. Definito da alcuni fenomeno commerciale, è riuscito comunque a mantenere intatte le sue sonorità, confermando il suo talento.

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