Il ‘bunga bunga’ in pubblicità: la Ford si scusa
E’ bastato piazzare un presidente alla guida, tre provocanti passeggere legate nel portabagagli ed ecco pronto il lancio della nuova Ford Figo nel mercato indiano. Il tema del bunga bunga però non piace al web e non piace alle donne. La filiale della nota azienda automobilistica si scusa e promette maggior rigore. Le nuove frontiere dell’export italiano.
Il clamore nasce da una caricatura diffusa sul web, senza autorizzazione, come afferma l’azienda, che ritrae un compiaciuto Silvio Berlusconi alla guida della nuova utilitaria con tanto di Minetti, Ruby e Pascale legate nel portabagagli, indubbiamente spazioso. In un comunicato ricevuto dall’Ansa: <<Siamo profondamente rammaricati della pubblicazione di immagini di cattivo gusto e contrarie agli standard di professionalita’ e decenza. Tali immagini non erano destinate alla pubblicazione all’interno di campagne pubblicitarie e non avrebbero mai dovute essere state realizzate, ne’ tantomeno diffuse in Rete. Quanto accaduto e’ il risultato di azioni individuali eseguite al di fuori dell’opportuno controllo, e sono gia’ state attivate, internamente all’agenzia dove chi ha eseguito queste azioni lavora, le opportune misure per rispondere a quanto accaduto>>. Una ferma condannata dunque, sia dai vertici americani che da quelli italiani. Scuse a parte la caricatura ha riempito le pagine dei media mondiali. Il Wall Street Journal commenta <<è un esempio di come la pubblicità si avvicina, spinge e oltrepassa i limiti del pubblico consenso [..] ma alla fine il polverone può aiutare a vendere più modelli della Figo>>. Difficile pensare che i futuri guidatori dimentichino di possedere l’auto del bunga bunga. Magari si è convenuto cavalcare l’onda delle orge istituzionali del Bel Paese per vendere qualche utilitaria in più. Fomentare il furor di popolo, che manifesta nelle piazze per processare i marò, chi lo sa. Non c’è simpatia in India per il tricolore ultimamente ed una spiccata sensibilità pubblicitaria è consapevole di quanto un tocco di italianità faccia parlare, nel bene e nel male.
Nelle piazze, dove non si guarda ai profitti ma si lotta per i diritti, le femministe indiane urlano il loro no. Non ci stanno a vedere nelle loro città cartelloni inneggianti al degrado. Qualcosa nel Paese si sta muovendo anche dopo i clamorosi e brutali episodi di cronaca che hanno visto sempre più donne vittime di violenze di gruppo, pubbliche e impunite. Violazioni a cui si vuole mettere un freno, preferibilmente senza essere costrette a vedere simili slogan alzando lo sguardo per le strade delle loro città. Ma questi sono meccanismi sociali di cui gli attori del commercio mondiale non tengono conto. O forse si. Vedremo a chi daranno ragione i numeri delle vendite in India. Dal canto nostro, rimpiangeremo i tempi in cui eravamo solo spaghetti, pizza e mandolino.
di Maria Chiara Pierbattista