Accordi prematrimoniali: arriva ddl?

All’indomani della sofferta approvazione del ddl sul divorzio breve alla Camera, i deputati Alessia Morani (PD) e Luca D’Alessandro (FI), depositano una nuova proposta di legge destinata ad avere un percorso non meno travagliato. È infatti di pochi giorni fa la notizia, confermata dalla deputata democratica ai microfoni di Sky TG 24, della presentazione in Parlamento di un ddl sugli accordi prematrimoniali ad oggi illegittimi nel nostro Paese.
Il fine, a detta degli stessi relatori, è quello di consentire a chi si sposa di regolamentare il regime patrimoniale della famiglia con riferimento in particolar modo alla distribuzione dei beni, risolvendo quindi molti dei problemi che in genere si verificano in caso di futuro divorzio. Secondo il Forzista D’Alessandro, con gli accordi si “risolve un problema che può essere drammatico, si codificano le norme che permettono a chi si sposa di darsi il regime patrimoniale che si vuole nel caso di divorzio”, ricordando così il caso di molti padri che in seguito alla fine di un’unione sono “costretti a vivere in auto”. A tal proposito, aggiunge la Morani: “non si tratta di contrattualizzare sentimenti, ma semplicemente di essere talmente trasparenti e onesti da tutelare l’altro sino alla eventuale fine del matrimonio. Anche questo è un atto d’amore”.

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La proposta di riforma segue l’esempio di quanto già avviene in altri Stati europei, come Germania e Spagna, ma soprattutto degli Stati Uniti dove questa tipologia di contratto è molto utilizzata, soprattutto tra i più abbienti. Attualmente nel nostro ordinamento i coniugi possono regolamentare il loro regime patrimoniale anteriormente al matrimonio, al momento della celebrazione dello stesso ed anche durante la vita matrimoniale, secondo quanto previsto dall’art. 162 del codice civile, scegliendo tra comunione legale o separazione dei beni. La giurisprudenza italiana ha dichiarato più volte nulli i patti prematrimoniali in quanto considerati accordi che incidono sui diritti indisponibili dei coniugi poiché finalizzati a circoscrivere il diritto di difesa in un futuro procedimento di divorzio. Tuttavia, alcune recenti pronunce della Cassazione hanno mostrato una certa apertura riconoscendo la libertà dell’autonomia privata all’interno del diritto di famiglia ove la stessa non vada a ledere i già citati diritti indisponibili. Una novità importante ma ben lontana da quanto ritenuto essenziale da chi ha depositato il ddl in Parlamento. Di parere opposto gli ambienti cattolici che, dopo il rospo ingoiato con l’approvazione del divorzio breve, si accingono ad assistere a ciò che le penne dell’Avvenire non esitano a definire una “devastante china anti – familiare”. Secondo il quotidiano, infatti, “servono leggi e provvedimenti che sostengano l’impegno della famiglia e che contribuiscano alla crescita di consapevolezza della coppia. E ci ritroviamo, invece, con norme che, favorendo e incentivando il già drammatico senso di precarietà delle relazioni, finiscono per sancire il malcostume dell’instabilità affettiva e del disimpegno familiare”.

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@Fedefra85