Alex Schwazer: il lungo viaggio verso Rio
Calice: poche abitazioni e una trentina di abitanti, tra questi, “un ragazzo che ogni mattina imposta il cardiofrequenzimetro, saluta il fratello Oliver e non torna a casa finché non ha percorso almeno 40 km, ascoltando i rumori dei suoi boschi, salutando i villeggianti , sognando un piatto di canederli “. Così viene descritto Alex nel suo sito personale, un ragazzo semplice, che ama il contatto con la natura e insegue un sogno, quello di vincere l’oro in un mondiale.
E c’era andato vicino, prima ai mondiali di Helsinki 2005, conquistando il terzo posto e stabilendo il nuovo primato italiano, e poi vicinissimo ai mondiali di Osaka 2007, ma è ancora bronzo, con pochissimi secondi di distacco dai primi classificati, il francese Diniz e l’australiano Deakes.
Tanta rabbia e delusione per un’ambizione che in pochi istanti diviene un miraggio, ma Alex sente di uscire da quella competizione con la consapevolezza di essere più forte, di avere imparato molto e ancora più affamato di vittoria.
Sazierà il suo appetito vincendo due titoli: quello olimpico a Pechino 2008, dove arriva l’oro e un nuovo record nella 50km; e quello europeo a Barcellona 2010, del quale potrà vantarsi solo quattro anni dopo grazie all’esclusione del primo classificato Emel’janov, per irregolarità del passaporto biologico.
Ma la sazietà è solo temporanea, Alex vuole a tutti costi vincere l’oro ai mondiali.
A Berlino 2009, va male, l’altoatesino è costretto ad abbandonare la gara per dei forti dolori allo stomaco; ai mondiali in Corea va anche peggio, arriva nono.
L’amarezza per le soddisfazioni mancate, nulla è difronte a quello che di lì a breve avrebbe provato il marciatore. In vista dei giochi olimpici 2012, l’Agenzia mondiale antidoping , effettua dei controlli a sorpresa, e disgraziatamente sorprende Alex che risulta positivo all’ EPO, una sostanza dopante che aumenta il trasporto di ossigeno ai tessuti, migliorando la capacità di resistenza alla fatica. L’atleta viene escluso dalla competizione e sospeso dal CONI.
Lo scandalo comporta un eco inevitabile, segue altresì la sospensione dal servizio dell’ Arma dei Carabinieri, e la Ferrero interrompe il contratto pubblicitario che lo lega al giovane marciatore.
Si infrange l’idea della casa tutta bontà di “Heidi”, che vedevamo nelle pubblicità dove Schwazer era protagonista, si infrange l’immagine di un campione salutista e genuino, ma soprattutto si infrange il sogno di Alex.
Il Tribunale Nazionale Antidoping stabilisce per l’atleta una squalifica pesante di 3 anni e 6 mesi, alla quale in seguito vengono aggiunti altri 3 mesi per aver eluso un prelievo biologico, grazie anche alla complicità della allora fidanzata Carolina Kostner, che ne nega la presenza in casa.
Sic stantibus rebus, Schwazer potrà tornare a gareggiare solo dal 29 aprile 2016.
Risulta difficile comprendere come si possa uscire da una situazione del genere, da beniamino ed esempio per i giovani, a “inutile drogato” come veniva malignamente etichettato dai classici amanti del patibolo virtuale; dall’essere super richiesto all’essere iper abbandonato; dal marciare per un sogno al dover correre per la propria salvezza.
Eppure Alex non molla, riconosce e piange per i suoi errori, ammette la fragilità di chi vuol arrivare a tutti i costi, ne paga il prezzo, ma non molla, si rimette in gioco e sceglie un compagno vincente: Sandro Donati, il valoroso allenatore da sempre impegnato nella lotta contro il doping.
Oggi allo stadio Olimpico è prevista l’audizione di Schwazer davanti la Procura antidoping del CONI, in riferimento all’ instanza presentata dal giovane, ai sensi dell’articolo 11.2 del Csa 2015 “procedura di sospensione della squalifica in considerazione della fattiva collaborazione dopo il passaggio in giudicato della decisione”, tutto in vista delle prossime olimpiadi di Rio 2016.
Contro il tempo, contro tutti gli ostili e gli increduli, Alex da marciatore è già velocista.