Slangopedia: una guida al linguaggio dei cre-teen
1.200 voci e modi di dire, dalla A come ammucchiarsi, B come babbiare alla Z come zaccagnata: ecco i nuovi lemmi della Slangopedia. Dall’omonima pagina del sito dell’Espresso, dove i giovani di tutta Italia hanno segnalato i neologismi per ben quindici anni, la curatrice Maria Simonetti ha raccolto quelli che più hanno preso piede nella quotidianità e dal web alle librerie, e il passo è stato breve. Più di tre milioni sono i ragazzi dai 14 ai 18 anni che navigano e che si scambiano infiniti messaggi e “whatsappate”, adattando la lingua al loro bisogno di comunicazione fulminea: questo passaggio non è però rimasto circoscritto solo agli adolescenti, ma con l’effetto bubble-up contagia anche i più grandi, ed improvvisamente è tutto un MILF, LOL, Tranqui, Domopack e via con la galleria degli orrori grammaticali.
Volendo delineare icasticamente le tipologie di neologismi, abbiamo il modello francese di inversione sillabica, in cui casa diventa Zaca, madre Drema, sfiga Sgafi, o gli acronimi con ALEF (Alto Lungo E Fesso), CTM (“Cazzi Tuoi Mai”. Es: “Che hai fatto a scuola? “, “Ma ctm?”), l’anglismo MILF (Mother I would Like to Fuck, che vale per “mamma giovane che mi farei volentieri”), o il napoletanissimo MOM (detto di cosa non di marca comperata per strada: “Miezz ’O Mercato”). Scorrendo la Slangopedia, troviamo molti dei termini entrati ormai nel linguaggio comune, come sciallo (tranquillo), branda (tipo enorme e muscoloso), trescare (avere una storia senza impegno), fare vento (scappare senza pagare), sbalconato (fuori di testa), ed espressioni più recenti come cangurare (mi cangura, cioè mi rimbalza), citofonarsi (come ti citofoni? come ti chiami di cognome), incicognarsi , rimanere incinta.
Interessante ritrovare nello slang la teoria del semiologo Roman Jakobson sulle due direttrici dei segni verbali, metafora e metonimia. Come metafora appare esemplare il termine pigiamino o impermeabile per indicare il profilattico, o il pittoresco e più recente domopack. Per la seconda categoria, calzante è la sineddoche Zainetto, per indicare la ragazza delle scuole superiori. Come se questo frasario orribile non fosse già abbastanza, i pragmatici cre-teen hanno sviluppato un’intera gamma di abbreviazioni come tranqua o tranqui o brenso (breve ma intenso) o jamairo (già m’hai rotto) o esa (esaurito). La digital generation non risparmia nemmeno i nomi di persona che vengono riadattati ad indicare una certa tipologia di persone, come Guido (per indicare gli autisti dell’autobus) o Baglioni, nella geniale espressione – passateci lo slang – del “Fare come il Baglioni che si leva dai coglioni” che si usa come un commiato quando si sta per andar via.
Quel che è rimasto dell’italiano subisce, non solo nel contesto giovanile, quel fenomeno che è stato diagnosticato come anglicizzazione della lingua italiana, sotto i potenti influssi di media e web. Il vecchio gergo adolescenziale subisce un’ulteriore mutazione, come il termine Jack (detto di cosa da restituire: “Vedi questa penna? Si chiama Jack, fa il servizio e torna back”), e noi vegliardi che eravamo ancora rimasti a Pietro (“Si chiama Pietro e torna indietro”). Questi neologismi subiscono poi piccole varianti da regione a regione, e il premio creatività va di sicuro alla Campania, con i suoi vocaboli a dir poco pittoreschi. Mentre ogni anno vengono eliminati dai vocabolari della lingua italiana termini oramai desueti, quest’orda di nativi digitali impone sempre più il proprio linguaggio che, a pensarla positiva, non manca certo di creatività.