I dolori del “giovane” Mou
José Mourinho è uno spirito profumatamente libero. Lo dimostrano le sue ultime dichiarazioni sul suo futuro: « Vedremo che cosa succederà, potrei tornare dove sono stato ». In casa Real nessuno s’è fatto ancora sentire. Fosse successo in un altro club, il portoghese sarebbe già sul ciglio della strada con le valigie in mano.
Le dichiarazioni sono arrivate in occasione di una mostra a lui dedicata a Setubal. E certo non si può dire che sia stato un fulmine a ciel sereno. In due anni l’idillio tra lo Special One e l’ambiente madridista non è mai sbocciato. Neanche con la vittoria dello scorso campionato – in piena epopea barcellonese –, neanche con il doppio successo stagionale contro i blau-grana, o col passaggio del turno di Champions contro il Manchester. Per non parlare, poi, del rapporto sempre critico coi giocatori o con l’esigente pubblico del Bernabeu. Le parole dell’allenatore più amato/odiato al mondo, allora, riaprono in grande stile il teatrino in eurovisione del toto-panchina.
Dove andrà Mou? Ma soprattutto, tornerà all’Inter? I tifosi nerazzurri sperano, i giornalisti italiani si sfregano le mani, i rivali fanno gli scongiuri. D’altronde in questi ultimi anni il portoghese non ha mai perso l’occasione per tornare a parlare di triplete, di Moratti e di Zanetti, sviolinando parole d’amore eterno che certamente devono aver messo in imbarazzo la corte dei blancos – che certo non ha mai trattato Mou come uno di famiglia, ma che forse gradirebbe una certa, apparente, dedizione alla causa. Ma più di tutto a Madrid interessano i risultati, cioè la Champions: e Mou è ancora là.
Gli interisti però farebbero bene ad andarci cauti. « Ritorno » potrebbe anche voler dire Chelsea. Dove Benitez se ne andrà e dove Abramovich – che non ha mai smesso di stimare Mourinho – è chiaramente preda di un’insaziabile voglia di vincere. In un colpo solo il portoghese risolleverebbe l’umore dei fans e rifonderebbe una squadra stracolma di talento ma ancora senza un’impronta di gioco forte. Rimane l’ipotesi di ritorno al Porto, che però ha bassissima possibilità di realizzarsi. Se mai lo Special One tornerà in patria (dove è una celebrità), molto probabilmente sarà per mettersi alla guida della sua nazionale. E a due anni dal mondiale questo sì che sarebbe uno scoop.
Ah, rimane sempre l’eventualità (suvvia, molto meno suggestiva) che quella del “ritorno” sia una bufala mediatica: sotto questo punto di vista a Mou non si può insegnare nulla. In questo caso occhio alle panchine di Psg e Manchester United. Ma soprattutto occhio alla Germania: soldi, calcio in ascesa e Guardiola.