Il Festival del Giornalismo Culturale secondo Lella Mazzoli
Mentre a Perugia si chiudono i battenti della IX edizione del Festival Internazionale del Giornalismo, un altro Festival si prepara ad approdare in terra marchigiana e ad avere, ancora una volta, il giornalismo come protagonista. Pochi chilometri e ancor meno giorni di distanza tra i due appuntamenti, in un rapporto che appare consequenziale e logico. Perché se il capoluogo umbro ormai da molti anni offre una prospettiva internazionale sul mondo dell’informazione in generale, dal 23 aprile ad Urbino prima e a Fano poi l’attenzione sarà tutta rivolta ad una realtà specifica, quella del giornalismo culturale. In un Paese in cui bisogna ancora convincere tanti che può essere fonte di ricchezza e dare molto più che da mangiare, la cultura è al centro delle quattro giornate in cui si articola questa terza edizione del Festival del Giornalismo Culturale. Un percorso iniziato nel 2013 e che, quest’anno, ruota attorno a interrogativi cruciali: dov’è la cultura? Da chi, come e dove viene comunicata, trasmessa, promossa? Se si dovrà attendere ancora qualche giorno per provare a dare una risposta a queste domande, Lineadiretta24.it ha intervistato la prof.ssa Lella Mazzoli – ideatrice e direttrice del Festival, insieme a Giorgio Zanchini – per avere anticipazioni su quello che possiamo aspettarci da questo appuntamento e raccogliere qualche riflessione da chi ha fatto della comunicazione e del suo insegnamento il proprio mestiere.
Iniziamo facendo chiarezza: cosa si deve intendere per “giornalismo culturale”?
L’informazione sulla cultura e per il tramite della cultura. Significa che non è solo la letteratura, le recensioni, i premi letterari. Vuol dire parlare della o meglio delle identità. Vuol dire crescere e confrontarsi su tanti temi della vita quotidiana che prescindono dalla cronaca, dal gossip. Vuol dire arte, patrimonio, letteratura, cinema, spettacolo dal vivo ma anche viaggi, turismo e cibo. E la lista potrebbe essere molto più lunga.
Il Festival è giunto quest’anno alla terza edizione. Quali sono le novità e quali le prospettive di crescita?
Parlare di cultura nei quattro media, come si colloca, come si definisce, come si accede, cosa si cerca e cosa si offre è il perno dei panel che saranno i protagonisti di questo Festival. Poniamoci questo interrogativo: davvero sono così separati i quattro media oppure sempre più l’offerta e la domanda di informazione culturale è trasversale, o meglio transmediale? Ci proponiamo di dare risposte. Altra novità è data dal fatto che il Festival si svolgerà in due città, Urbino e Fano; questo perché il territorio è importante e riteniamo che aprire a più contesti sia una utile opportunità per gli ospiti e per tutti coloro che vorranno essere presenti. Mi auguro di poter attivare una partecipazione social così come avviene nei media sociali. Per la crescita aspettiamo la conclusione di questa terza edizione, ma certamente non abbandoneremo l’impresa. Parlare della cultura conviene davvero a tutti.
Verrà presentata durante il Festival una ricerca sull’influenza che le tecniche di storytelling tradizionali e digitali hanno sull’immaginario collettivo degli italiani. Ci può anticipare qualche risultato significativo emerso?
Intanto la ricerca dell’Osservatorio news-italia.it, che opera da cinque anni al Dipartimento di Scienze della Comunicazione e Discipline Umanistiche dell’Università di Urbino “Carlo Bo”, mette in evidenza che la televisione è ancora la fonte principale di informazione (per l’88% degli italiani) ma il web sale vertiginosamente (se ne serve il 73% dei nostri connazionali). Questo significa che non usiamo più solo un media ma più di uno e più piattaforme insieme e i nostri dati evidenziano che lo facciamo sempre di più “in movimento”. I talk show perdono pubblico, le serie tv aumentano gli ascolti. Sembra quasi che le persone preferiscano linguaggi maggiormente narrativi, meno assertivi. I nostri dati evidenziano che c’è differenza fra i giovani e gli adulti nella scelta degli argomenti delle serie tv e che diverse sono le motivazioni nel privilegiare la tipologia o lo stile. Ci dicono, inoltre, che le web serie non hanno ancora molti seguaci in Italia. Occorre però precisare che il nostro campione, di circa 1050 cittadini, non comprende minorenni.
In che modo si può tutelare dai tagli il giornalismo culturale nel nostro Paese?
In tutta sincerità, non so dirlo. L’unica risposta che posso dare ė: promuovendo la cultura, in tutti i modi e con forza. Certo anche – ci auguriamo – attraverso interventi politici. Se non ci crede la politica, noi faremo sempre molta, troppa fatica.
E proprio “promuovere la cultura conviene” è il motto di questa terza edizione. Come è possibile in questo panorama globale di crisi?
È chiaro che in un momento di crisi si privilegiano interventi necessari. Ma la cultura, di fatto, non è necessaria per la crescita di un Paese?
Crede che, oggi, l’informazione culturale abbia i mezzi e la forza per formare l’opinione pubblica?
Beh, direi che è un obiettivo che ci dovremmo porre, altrimenti non avrebbe senso un Festival del Giornalismo Culturale. È chiaro che la sfera pubblica è cambiata, è sempre più plurale. Sono cambiati i frame, i contesti, sono cambiati gli influencer.
C’è un modello straniero eccellente in questo campo, un Paese da cui l’Italia potrebbe prendere qualche spunto per migliorarsi?
Non conosco così bene gli altri Paesi per poter dare una risposta corretta. Quando viaggio, mi pare di trovare situazioni simili alla nostra ma anche altre molto più ricche e innovative. Penso alla gratuità nei luoghi della cultura, all’offerta diversificata e alla partecipazione qualificata. Ma sono solo sensazioni che andrebbero verificate.
Che consiglio darebbe ad un giovane che vuole dedicarsi al giornalismo culturale?
Difficile anche solo dare consigli sul giornalismo, poi quello culturale ha uno spazio ancor più piccolo. Dirigo una Scuola di giornalismo e non voglio avventurarmi. È un mestiere vocazionale? Giro a voi la domanda. Quel che sicuramente serve è padroneggiare tutti i media, aver capacità e competenze nel fare la ricerca, comparare le fonti, insomma le stesse cose che servono per fare giornalismo. Noi, a Urbino e Fano, proviamo a raccontarlo.
Cosa si può aspettare chi viene al Festival del Giornalismo Culturale 2015?
Ascoltare, intervenire, dibattere, partecipare. Insomma un confronto necessario per tutti: per chi organizza, per gli ospiti e per il pubblico. L’augurio è che serva ad aumentare la conoscenza.
E noi non potremmo immaginare augurio migliore da condividere.
Twitter: @Ludovica_Lops