Tortura: sarà reato anche in Italia?
Sull’onda lunga della sentenza della Corte europea dei diritti umani di Strasburgo, che ha condannato l’Italia per gli atti di tortura commessi dalla polizia alla scuola Diaz durante il G8 di Genova del 2001, arriva l’approvazione alla Camera del ddl sul reato di tortura con 244 voti favorevoli, 14 contrari e 50 astenuti. “Un buon testo, equilibrato e al contempo rigoroso. Un testo che non ha alcun intento punitivo nei confronti delle forze dell’ordine, ma che è giustamente severo nei riguardi di un reato odioso e grave come quello di tortura”. Così Donatella Ferranti, presidente della commissione Giustizia della Camera, commenta l’approvazione del disegno di legge. Esprime soddisfazione anche il capogruppo del Pd in Commissione Giustizia Walter Verini: “Dopo trent’anni l’Italia finalmente introduce il reato di tortura nel suo codice penale. Oggi il nostro Paese dà un segno concreto di civiltà e di allineamento all’Europa, anche per quanto riguarda il rispetto dei diritti umani”. Di tutt’altro avviso la Lega che, con il deputato Nicola Molteni, al momento del voto (contrario) dichiara in Aula: “Tra i Black Block e le forze dell’ordine non abbiamo dubbi: stiamo tutta la vita con le forze dell’ordine. Mai ci piegheremo a norme nate per delegittimare le divise. Il Paese, mai come in questo periodo, ha bisogno di sicurezza. Sotto le false spoglie di una norma di civiltà – aggiunge – si mettono i bastoni tra le ruote alle forze dell’ordine in un periodo in cui il Paese ha paura, perché funestato dal crimine, i dati parlano di un furto ogni due minuti. Abbiamo bisogno di sicurezza, non di schedare le forze dell’ordine, non di tagli ai presidi, non di indulti, non di svuota-carceri, non di depenalizzazioni di reati. Anziché ammanettare i delinquenti veri, con questa norma il Pd e la maggioranza tutta ammanettano i poliziotti”. Si astiene il Movimento 5 Stelle che in una nota dichiara: “Ci siamo astenuti sul reato di tortura perché crediamo inefficace questa legge. Abbiamo provato ancora una volta a dialogare con la maggioranza, abbiamo fatto parlare i familiari delle vittime del reato di tortura, avvocati e associazioni che hanno spiegato i punti critici della norma: la risposta è stata una porta sbattuta in faccia”. Prosegue la nota: “Il testo è pieno di espressioni che renderanno difficile, se non impossibile, l’applicazione di questa legge”.
Il disegno, presentato il 19 giugno 2013 a prima firma di Luigi Manconi, senatore del Partito democratico, era stato già approvato a Palazzo Madama in prima lettura il 5 marzo 2014. L’esame alla commissione giustizia della Camera è poi cominciato il 6 maggio 2014 concludendosi il 19 marzo 2015. Pochi giorni dopo, la discussione generale alla Camera con il voto degli emendamenti e l’approvazione del testo che torna ora al Senato per la seconda lettura. Il testo, composto di sette articoli, considera la tortura reato comune, punibile con la reclusione da 4 a 10 anni. Il reato di tortura si realizza quando un soggetto “con violenza o minaccia, o in violazione degli obblighi di protezione, cura o assistenza, volutamente procura ad una persona a lui affidata, o sottoposta alla sua autorità, vigilanza o custodia, acute sofferenze fisiche o psichiche, a causa dell’appartenenza etnica della vittima, del suo orientamento sessuale o delle opinioni politiche o religiose per ottenere informazioni o dichiarazioni o per infliggere una punizione o per vincere una resistenza”. È poi prevista un’aggravante se il reato viene commesso da un “pubblico ufficiale o da incaricato di pubblico servizio con abuso dei suoi poteri o in violazione dei doveri che derivano dalla funzione o dal servizio”. In questo caso la pena va da un minimo di 5 a un massimo di 12 anni. Viene introdotto anche il reato di istigazione a commettere tortura, punibile con la reclusione da 6 mesi a 3 anni, commesso dal pubblico ufficiale o dall’incaricato di pubblico servizio sempre nei confronti di altro pubblico ufficiale o incaricato di pubblico servizio. Il disegno di legge interviene sul codice penale raddoppiando i termini prescrizionali, elevati, per il reato di tortura, a vent’anni.