Addio ‘freccia del Sud’

Pietro Mennea, campione olimpico a Mosca 1980 dei 200 metri, detentore per 17 anni del record dei 200 metri, eroe degli europei di Roma e simbolo internazionale dello sport azzurro ,si è spento questa mattina in una clinica della capitale piegato da un cancro che non gli ha permesso di varcare la soglia dei 61 anni.

Il più grande velocista italiano sarà ricordato come mito dello sport, ma è stato un uomo che ha vissuto alla ricerca di record e di avventure in tutti gli ambiti della sua vita. Fu avvocato, docente universitario, autore di venti libri. Nel 2000 venne scelto come docente presso l’Università dell’Aquila essendosi classificato primo in graduatoria, ma, era incompatibile con la carica di membro del Parlamentare europeo che stava ricomprendo. A fianco dello sport e  degli studi, c’è stato limpegno politico (prima con l’Idv, di cui fu eurodeputato a Bruxelles dal 1999 al 2004, e poi con Forza Italia). Una prima laurea in scienze politiche, la seconda in giurisprudenza, la terza in scienze dell’educazione motoria e, ancora, in lettere. Lo sport e i suoi valori sono stati la fiamma che ha alimentato tutta la sua carriera. 4 finali olimpiche consecutive, un record durato 17 anni e un carisma fuori dal comune hanno consacrato il mito della ‘freccia del Sud’.

Mennea, nato a Barletta il 28 giugno 1952, esordì ai Campionati europei si Helsinki del 1971 dove si piazzò al terzo posto nella staffetta 4 per 100 e finì sesto nei 200 metri. 2 anni dopo le prime Olimpiadi a Monaco di Baviera, dove raggiunse la finale dei 200 conquistando un bronzo. Dal ’74 inizia la storia d’oro del mito che si prende l’ambita medaglia di fronte al pubblico italiano. E non contento sfiora la doppietta conquistando uun argento nei 100 dove è però il suo storico rivale, Borzov, a strappargli il primato e un altro argento in staffetta 4 per 100. Dopo qualche anno diviso fra successi e delusioni, nel 79′ arriva l’impresa che rende la sua storia immortale fra i libri di sport. In quell’anno come studente di scienze politiche prese parte alle Univerisadi di Città del Messico e corse con il tempo di 19″72 nei 200: era il nuovo record del mondo e lo sarebbe rimasto per 17 anni, fino ad essere sostituito da quello di Michael Johnson ai trials statunitensi del 96′. Oro anche alla 4 per 100: Mennea è perfetto e pronto per la consacrazione nei giochi olimpici di Mosca. Mosca e Messico saranno per sempre legate al nome di Mennea nella storia dell’atletica. Lo Stadio Lenin di Mosca alle XXII Olimpiade nota per il controverso boicottaggio degli Stati Uniti, ai blocchi di partenza della finale dei 200 metri erano il giamaicano Quarrie, lo scozzese Welles e il 28ennepugliese detentore del record del mondo, stabilito l’anno precedente a Città del Messico. Un guizzo finale che regala l’impresa all’atleta in ottava corsia. Lento al via, indomabile a 10 metri daò traguardo, era questa l’essenza della progressione alla Mennea. Una somiglianza tecnica a quella di un altro indimenticabile campione di questa disciplina, Carl Lewis, partenza in sordina dai blocchi e fuminante accelezione nello sprint finale, motivo per cui le gare sui 200 si concludevano spesso con rimonte emozionanti come la finale delle olimpiadi di Mosca. Mennea annunciò il suo ritiro nel 1981, ma tornò sui suoi passi  e in una breve parentesi il 22 marzo del 1983 stabilì allo stadio di Cassino il primato mondiale (manuale) dei 150 metri piani, con 14″8, un primato è ancora imbattuto, perché il tempo di 14″35 stabilito nel 2009 a Manchester da Bolt non è stato omologato dalla Federazione in quanto stabilito su pista rettilinea. Uno scherzo delle regole, fu lo stesso Mennea a esprimersi così, nella sua ultima intervista, sul campione Jamaicano: “non ci sono dubbi è lui il più grande di tutti i tempi”. A Seul nell’88’ fu alfiere portabandiera della squadra azzurra durante la cerimonia d’apertura, ma la sua stella non ha brillato solo in Italia, la sua storia l’ha portato al rispetto sportivo in tutto il mondo. Nel marzo del 2012 la città di Londra ha dedicato all’ex atleta barlettano la stazione della metropolitana di High Street Kensinghton.

Il mondo dello sport italiano è in lutto: colleghi e amici piangono il campione. Per Franco Carraro resterà “fra i più grandi di sempre”, per la Vezzali “è morto un idolo”, per lo stimato rivale, Livio Berruti “è scomparso un’asceta dello sport”. Il Presidente del Coni, Giovanni Malagò, appresa la notizia ha annullato gli impegni istituzionali per recarsi alla camera ardente che sarà allestita nel pomeriggio al Coni. Stasera la nazionale italiana rispetterà un minuto di silenzio e scenderà con il lutto al braccio nel ricordo di un idolo orgoglio della storia atletica azzurra.

 

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