Crisi familiare: un Front National più forte senza Jean-Marie
Marine Le Pen si opporrà alla candidatura del padre come presidente della regione Provenza-Alpi-Costa Azzurra nel corso delle elezioni regionali previste per il prossimo dicembre. La figlia dell’ex-leader del Front National non usa mezzi termini: «Jean-Marie Le Pen sembra essere entrato in una spirale tra una strategia di terra bruciata e suicidio politico, il suo ruolo di presidente onorario non lo autorizza a prendere il Front National in ostaggio». Secondo la nuova leader del partito, accuse e provocazioni del padre nuocerebbero a candidati ed elettori del partito: «È con profonda tristezza che sono costretta a riunire rapidamente un comitato esecutivo per ragionare sui modi per proteggere al meglio gli interessi politici del Front National».
Tuttavia, sebbene non lo supporti per la presidenza, Marine ha dichiarato di non essere contraria al nome del padre sulle liste di partito.
Dalle regionali alle presidenziali. L’essere diretti e schietti è senza dubbio una dote di famiglia: «Marine Le Pen si augura la mia morte, forse. È possibile, ma non conti sulla mia collaborazione» ha dichiarato il fondatore del FN, il quale, vedendo sfumate le proprie speranze per le regionali, ha risposto creando un sito di supporto alla sua campagna per le presidenziali del 2017. Un vero e proprio messaggio di sfida.
Durante un’intervista al giornale “Rivarol”, Le Pen padre ha affermato: «Siamo diretti da immigrati», riferendosi al numero in crescita dei politici francesi di origine straniera, tra i quali il primo ministro Manuel Valls, nato in Spagna. A far arrabbiare Marine, anche le dichiarazioni del padre in merito all’Olocausto, definito da Jean-Marine con un “dettaglio” della storia, e l’ostentata difesa nei confronti del maresciallo Pétain e del governo collaborazionista di Vichy.
Dimissioni auspicate. Non è andato per il sottile neanche il deputato Gilbert Collard: «Non abbiamo più niente a vedere con tutto quel che dice Jean-Marie. Io sarei felice se non fosse più presidente onorario del partito. Dovrebbe ormai entrare al museo delle cere». Concorde con lui anche Florian Philippot, vicepresidente del Front National, considerato da molti il fautore della svolta “moderata” del partito, che ha diffuso tramite twitter il suo pensiero: «La rottura politica con Jean-Marie Le Pen è ormai totale e definitiva. Sotto la guida di Marine Le Pen saranno prese rapidamente delle decisioni».
È evidente che la maggioranza del partito premerà affinché Jean-Marie si dimetta, così da evitare di dividere in due il partito, rendendolo nuovamente debole proprio ora che sembra aver conquistato il popolo francese e non solo.
Peccato che proprio Jean-Marie sia l’unico a essere certo che la figlia non potrà mai realmente metterlo da parte in quanto «il prestigio che continuo abbastanza naturalmente ad avere all’interno del partito provocherà notevoli sommovimenti». Le decisioni definitive verranno prese dall’ufficio politico del partito il 17 aprile.
Finanziamento illecito. Anche la figura di Marine, tuttavia, è attualmente sotto i riflettori per questioni tutt’altro che positive: il Front National è sotto accusa per finanziamento illecito e la le Pen è finita sotto inchiesta, così come il senatore e sindaco di Frejus, David Rachline, e il deputato europeo e segretario del Fronte, Nicolas Bay. Secondo Le Monde, l’accusa che i magistrati hanno rivolto a Le Pen è quella di aver utilizzato contratti per impiegare a tempo determinato i suoi consulenti, David Rachline e Nicolas Bay appunto. Un colpo durissimo per la paladina della moralità.