Concerto molto interessante al COTTON CLUB di Roma, nel cuore del quartiere Trieste, dove ieri sera si è esibita  Ariè, giovane cantante e pianista italiana amante del genere soul e blues insieme ad un quartetto di esperienza.
Una voce “ nera “ in Italia dove ancora si è lontani dall’apprezzare in pieno questo genere musicale se non arriva dagli States o non si influenza con sonorità jazzistiche, recente miscela molto usata da altre vocalist nazionali.
Chiara Ariè ha riproposto brani di grandi miti del passato, come Nina Simone, Etta James, Aretha Franklin ed altri indimenticabili esecutori, con nuovi arrangiamenti per l’occasione, preparati da lei stessa insieme a Mario Donatone, detto DON nella sua storia musicale di cantante-pianista al confine tra blues e jazz che ha accompagnato al piano la performance di  Ariè, dopo aver partecipato a innumerevoli collaborazioni con tanti importanti musicisti di blues, soul e jazz.
L’inizio è subito veloce con “ Tough Lover “ di Etta James dove immediatamente si capisce che si è davanti a una ottima cantante la quale prosegue con una struggente interpretazione di “ Solitude “ di Nina Simone.
Ma la poliedricità vocale di  Ariè si apprezza quando, sconfinando nel rock, interpreta la miglior canzone dei Guns Roses, quella “ Sweet Child O’Mine “ tratta dall’album “ Appetite of Destruction del 1987, eseguita magistralmente da tutti i musicisti sul palco.
Oltre alla presenza di Donatone al piano, da sottolineare la ritmica dell’esperto Lucio Turco alla batteria, colonna storica del jazz romano con alle spalle eccellenti collaborazioni con jazzisti di fama internazionale quali, ad esempio, Chet Baker, Mcoy Tyner, Steve Grossman e Massimo Urbani.
Molto particolare una esecuzione solo piano e voce di una poco conosciuta “ All My Long “ di Aretha Franklin, un bonus track trovato e riarrangiato da Chiara Ariè.
Ascoltando a occhi chiusi le cover di Ariè con la sua voce limpida e nello stesso tempo graffiante, non pensi di essere in Italia e non immagini si tratti di una cantante europea. Le sonorità e la vocalità delle sue interpretazioni ti portano in luoghi lontani dall’Italia.
Ma anche la sua presenza scenica sul palco conferma una innata dote nell’interpretare il soul ma anche alla improvvisazione, come accaduto in un duetto vocale e pianoforte a quattro mani tra Lei e Mario Donatone del tutto non preparato.
Il pubblico presente, ha risposto con entusiasmo alle interpretazioni dell’artista in un finale di concerto coinvolgente per le interpretazioni di “ I Reather Go Blind “ di Etta James e “ It Don’t Mean A Think “ di Nina Simone.
Non può mancare una particolare menzione anche agli altri due componenti del quartetto per che ha accompagnato  Ariè, due grandi professionisti del jazz quali Danilo Bigioni al basso e l’eclettico Andrea Polinelli al sax e flauto traverso.
Attendendo un primo lavoro discografico con qualche inedito tratto dalle tante cose scritte e tenute ancora nel cassetto, per adesso godiamoci le performance live di questa giovanissima interprete a cui auguriamo grandi successi.