Scuola: sono troppi 3 mesi di vacanze?
Tre mesi lontani dai banchi di scuola sono troppi? Le vacanze estive degli studenti italiani vanno ridimensionate, accorciate, rimodulate? Argomento caldo questo, rinfocolato dalle dichiarazioni del Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali Giuliano Poletti, che ben si inseriscono nelle tante discussioni collegate alla riforma della “Buona Scuola” del Premier Renzi. Secondo Poletti risulterebbe necessario far qualcosa per equiparare il periodo di chiusura estiva delle scuole italiane con quello degli altri Paesi. Effettivamente le 13 settimane di riposo concesse alla scuola italiana sono garantite solo in Turchia, Lettonia e Lituania. Nelle altre nazioni le vacanze estive variano dalle 12 settimane (Grecia, Estonia, Lituania e Romania) fino ad arrivare alle sole 6 settimane di pausa degli studenti Tedeschi, Danesi e Inglesi.
“Un mese di pausa va bene, ma non c’è un obbligo di farne tre. Magari uno potrebbe essere passato a fare formazione”, specifica Poletti durante un convegno su “fondi europei e futuro dei giovani” tenutosi a Firenze e poi aggiunge “i miei figli d’estate sono sempre andati al magazzino della frutta a spostare le casse. Sono venuti su normali, non sono speciali”.
Il Ministro muove dalla convinzione che non ci sarebbe nulla di male se un ragazzino invece “di stare a spasso per le strade della città va a fare quattro ore di lavoro”. Ovviamente tali dichiarazioni hanno suscitato un turbinio di consensi e polemiche in molteplici direzioni. Qualcuno, leggendo tra le righe, ha intravisto dietro le parole del ministro un disegno politico per sfruttare gratuitamente il lavoro dei giovani. Il ministro Giannini, da Madrid, chiarisce prontamente che i temi che Poletti tocca “sono stati oggetto di analisi anche nel lavoro sul Ddl Scuola, all’articolo 4 comma 3 è esplicitamente previsto che l’alternanza scuola-lavoro può essere svolta durante la sospensione delle attività didattiche. Fare esperienza di lavoro durante la scuola è utile non solo per diminuire la dispersione e facilitare l’inserimento immediato nel mondo del lavoro, ma anche per orientare le scelte di chi andrà all’università”.
I presidi non hanno esitato a rilanciare una delle battaglie che cercano di condurre da tempo. Mario Rusconi, Vice Presidente dell’Anp, Associazione Nazionali Presidi, commenta cosi’: “Più o meno dai primi anni ’90, chiediamo che ci siano piani intelligenti per l’utilizzo della risorsa scuola”, ricordando che durante le vacanze gli istituti scolastici sono largamente inutilizzati. Poi aggiunge: “L’idea di utilizzare i locali durante l’estate per corsi di sostegno e recupero, per corsi di formazione particolari, per ospitare iniziative di giovani diplomati in cerca di lavoro ci trova dunque, senz’altro d’accordo. Mi permetto di far notare, tuttavia, che Poletti è l’ennesimo ministro che si pronuncia sulla questione, ma mai, finora, alle parole hanno fatto seguito prassi organizzative coerenti. La scuola ne ha abbastanza di effetti-annuncio”. Un invito a cui non si sottrae il ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini: “Nel ddl sulla Buona scuola che a giorni arriverà all’esame del Parlamento – dice – è previsto che attività di stage si possano fare anche nei periodi di sospensione dell’attività didattica, estate inclusa”.
Di altro avviso il segretario generale della Uil scuola, Massimo Di Menna, convinto del fatto che “Gli studenti italiani non hanno un surplus di vacanze” rispetto ai coetanei degli altri paesi, assicura aggiungendo che bisognerebbe evitare di “irreggimentare il tutto”. E continua: “Cosa far fare ai ragazzi, nel periodo di sospensione della attività scolastiche dipende dalla fascia di età e dal tipo di percorso, ed è questione che riguarda in primo luogo le famiglie”. Per il segretario generale della Cisl Scuola, Francesco Scrima, invece, “il ministro Poletti dovrebbe pensare, invece, a ridurre le forzate vacanze dei senza lavoro. Il Codacons, invece, si rivela possibilista su una ipotetica rimodulazione delle vacanze estive ma è particolarmente perplesso invece per il riferimento di Poletti all’impegno lavorativo dei ragazzi nel periodo di vacanza: ” Più che spingere gli studenti a lavorare d’estate, il Ministro dovrebbe spingere le aziende ad assumere giovani e creare occupazione, attraverso provvedimenti specifici”. Il timore della Cgil è che il ministro Poletti attraverso i decreti attuativi del Jobs Act, stia facendo “una riforma dell’apprendistato che dequalifica l’alternanza scuola lavoro e i percorsi formativi in obbligo di istruzione”. Sulla stessa lunghezza d’onda le associazioni studentesche che definiscono “allucinanti” e “deliranti” le parole di Poletti. “Sembra voler invitare gli studenti a lavorare d’estate, preferendo lo sfruttamento alla formazione”, questa la chiosa di Danilo Lampis, coordinatore nazionale dell’Unione degli Studenti.