Sicurezza e cooperazione: Pd, FI e SEL a CONVI2015
“Non tutti abbiano esattamente la stessa idea di Europa, ci sono varie idee e non soltanto quelle che potete studiare sui libri, ma che si concretizzano all’interno delle varie posizioni politiche. Spesso non c’è un linguaggio comune, una “koinè”, sul linguaggio europeo“.
Inizia con queste parole il giornalista Paolo del Debbio, che in quest’occasione ha svolto il ruolo di moderatore, la conferenza dal titolo “Europa, Italia e Mediterraneo: sicurezza e cooperazione”, svoltasi presso l’università Luiss Guido Carli.
Si tratta di uno degli appuntamenti di un ciclo di conferenze denominato CONVI2015, iniziate il 27 marzo presso l’università Roma Tre e conclusesi, appunto, nella giornata successiva. Un’interessante iniziativa firmata ASSP, l’Associazione Studenti di Scienze Politiche d’Italia nata lo scorso 22 novembre dalla collaborazione delle università Sassari, Salerno, Forlì e, appunto, Luiss e Roma Tre, con il fine di promuovere il dibattito e la conoscenza in ambito della scienze politiche.
Maurizio Gasparri (Forza Italia), Elettra Deiana (SEL) e Walter Tocci (Pd) hanno affrontato l’argomento cercando di trasmettere le diverse prospettive relative a tre diversi partiti italiani, in merito a una tematica mai così attuale e fondamentale nell’evolversi della politica estera del nostro Paese. Tra gli ospiti anche Khalid Chaouki, membro dell’unione parlamentare per il mediterraneo.
Tre cambiamenti. Secondo Chaouki, ad oggi, il terrorismo presenta tre elementi di novità. In primis, “Siamo di fronte a un terrorismo nuovo, diverso sicuramente, e quello che tutti in qualche modo analizzavano si è concretizzato con l’attentato a Charlie Hebdo, dove si è manifestato in modo chiaro che non siamo più di fronte ad azioni terroristiche che si rifanno a gruppi che hanno una filiera organizzativa, ma si è trattato in più casi di giovani europei, alcuni di loro figli di immigrati ma cittadini europei, altri convertiti ma autoctoni da sempre”.
Il secondo cambiamento rispetto al pericolo stesso deriva dal fatto che l’Isis, in particolare, utilizza una campagna che si rivolge esplicitamente a tutti i simpatizzanti, dislocati in varie parti del mondo, specialmente verso l’Occidente, così da potersi avvantaggiare di «un piccolo o grande ambasciatore». Il messaggio che viene fatto passare è quello che l’infedele deve essere «sgozzato», bisogna addirittura sputargli in faccia. La Moschea non è più il centro di reclutamento: Facebook, Twitter, Youtube con i video che circolano sui canali che vengono poi chiusi solo temporaneamente, le hanno sostituite.
La terza novità è che i “potenziali terroristi” non hanno un profilo omogeneo: in comune solo una lettura “distorta e minoritaria”, seppure di lunga storia, dell’Islam e la scelta di aderire a un movimento estremo.
“O noi entriamo nell’ottica che il pericolo si può contrastare capendo gli ambiti in cui questo può nascere o continueremo una caccia al singolo che poi non c porterà mai a essere tranquilli e consapevoli che stiamo facendo davvero un lavoro di isolamento di queste manifestazioni”.
Responsabilità europea. “Si richiede dall’Europa e dall’Occidente un mutamento delle impostazioni politiche altrimenti continuiamo a guardare i rami della situazione mentre la foresta cambia, perché nel 2011 i prigionieri in tuta arancione erano i terroristi di Al-Qaeda oggi sono giovani attivisti politici dell’Occidente: un mutamento pazzesco, che ci ha impressionato. Cosa sta avvenendo?”.
Questo l’interrogativo posto da Deiana che, in merito all’Europa, aggiunge: “Come dice Juncker, l’Europa si deve dotare di una politica di difesa, ma prima di questo serve una politica estera dell’Europa e sappiamo, invece, che gli interessi esteri dentro questa non vanno verso la stessa direzione, ma vi sono diversi interessi economici e geopolitici”.
Infine, ha rimproverato il comportamento dell’Europa nei confronti della Tunisia, alla quale erano stati promessi 40 miliardi, ma sono arrivate solo delle «briciole» rispetto alla cifra iniziale. L’Italia, infatti, non solo ha affari enormi in Tunisia ma ne è la dirimpettaia.
Turismo e terrorismo. Se l’attacco alle Torri gemelle presentava una perizia tecnico-militare notevole, proporzionale agli obiettivi, oggi siamo per lo più davanti a invasati con il coraggio di farsi esplodere per creare il caos. Tuttavia, Gasparri tiene a precisare che quanto stiamo vivendo oggi non è altro che un continuum della storia passata.
In merito ai fatti di Tunisi afferma: “Penso sia un tentativo di far entrare in crisi un Paese che basa il 40% de Pil sul turismo” nonostante la gaffe, che lo ha portato a confondere il sostantivo finale del discorso “turismo” con la più allarmante “terrorismo”. Ma, subito correttosi, ha continuato: “Colpendo in quel modo museo, si vuole scoraggiare il turismo, ad esempio la Costa crociere ha cancellato le mete tunisine poi magari tra due tre mesi passa la sindrome. Noi potremmo pensare che bello ci sarà più PIL in Sicilia, ma poi la Tunisia crolla, con un PIL minore, i movimenti terroristi avranno vita più facile, più un’economia è debole meno è libera”.
La “questione Gheddafi” scalda gli animi e Gasparri ribadisce: “In passato abbiamo dialogato con Gheddafi e abbiamo fatto bene, dopodiché la guerra è stata una spinta internazionale i cui colpevoli sono stati Sarkozy, Cameron, Obama. Quest’ultimo non ha capito niente de Medio oriente e ha fatto un disastro totale con un discorso al Cairo che aprì di fatto al fondamentalismo, per inconsapevolezza non per mala fede».
Ma, a quanto pare, Chaouki non è incline al compromesso: «Tra Gheddafi e gli estremisti ci sarà una via di mezzo? Io non vorrei scegliere tra questi”.
Autismo europeo. Verso la conclusione, è Tocci a trarre un bilancio: “L’Europa è ormai circondata dalla guerra: dall’Ucraina, dal Medio Oriente, da Tunisi e domani forse anche dall’Algeria. C’è stata una responsabilità della politica americana in Iraq”.
Tocci parla di un «autismo europeo»: l’Europa è chiusa a fare i conti. Non è giusto dover scegliere tra estremismo e Gheddafi anche perché, in quella situazione, c’erano le condizioni per governare un processo di superamento del regime in modo controllato e pacifico, ma «Si è lasciato fare al bullismo di Sarkozy che aveva interesse a coprire sotto le macerie i suoi inconfessabili interessi».
E scherzando rivela: “Berlusconi ha una tendenza naturale: quando vede un dittatore affarista ha un’empatia e quindi è portato ad acconsentire, ma c’è stato anche un errore: per una volta che anche con fini non nobili si poteva svolgere una funzione internazionale, a sinistra c’è stata una timidezza”.
Un obiettivo è chiaro: deve finire la tragedia dei morti innocenti nel Mediterraneo.
Non a caso, Papa Francesco che si reca a Lampedusa e prega davanti alle onde che hanno inghiottito tante persone ha effetti sulla coscienza europea, di credenti e non.