Omicidio Ciro Esposito. arriva la prova regina

Roma, Tor Di Quinto, 3 maggio 2014, poche ore al fischio di inizio della finale di coppa italia Fiorentina-Napoli; tutti siamo in attesa di assistere al bello spettacolo dell’ Olimpico, nessuno immagina che a breve si consumerà l’ennesimo episodio di un calcio malato, contagiato sempre più dal virus del tifoso folle ed esaltato che professa amore per il pallone ma tira calci violenti all’esistenza, la propria e quella degli altri.

E così questa volta a pagarne le spese è Ciro, un giovane di Scampia, come tanti in trasferta per tifare il suo Napoli, ma come nessuno, solo lui a non tornare.
Qualcuno parla di premeditazione, altri di legittima difesa, chi di un regolamento di conti; certo l’esito, concordanti gli indizi, in dubbio l’elemento soggettivo. Un corteo di tifosi napoletani sfila su viale Tor di quinto in direzione stadio Olimpico, improvvisamente vengono esplosi dei colpi, qualcuno cade a terra.

Ma facciamo un passo indietro, poco prima alcuni ultrà giallorossi tentano un assalto ad un pullman partenopeo, lanciano sassi e fumogeni, i napoletani non ci stanno, cedono alle provocazioni e inseguono i romanisti. Durante la fuga, Daniele de Santis, detto Gastone, cade, inizia il pestaggio, si sentono tre, forse quattro colpi di pistola, uno raggiunge letalmente Ciro Esposito; a terra ora sono in due, il giallorosso con la gamba maciullata, l’azzurro con il torace perforato.

Seguono 53 giorni di agonia per il giovane ricoverato al Gemelli di Roma, iniziano gli interrogatori: al Regina Coeli, De Santis si dichiara innocente, sostiene di non ricordare, ma anche di non aver sparato, solo in seguito confesserà. Seguono perizie, ricostruzione dei fatti, si raccolgono testimonianze.

OMICIDIO CIRO ESPOSITO: ARRIVA LA PROVA REGINA, finalmente ecco il documento audio, edito dal Mattino, nel quale Ciro, poco prima di cadere in quel coma irreversibile, tenta una ricostruzione dei fatti e riconosce Gastone: «C’era tanta gente, ci stavano i bambini e tutti erano in pericolo. Sono intervenuto per difenderli dalle bombe carta che lanciavano contro un pullman carico di famiglie, erano napoletani e stavano andando allo stadio. Poi ho visto il “chiattone”…» Ciro riconosce De Santis da una foto sui quotidiani, è stato lui a sparare.

Dopo 11 mesi, il pm Albamonte ha notificato l’avviso di chiusura delle indagini a De Santis, l’accusa è di omicidio, porto abusivo d’armi, e lesioni aggravate nei confronti di G.Fioretti e A.Esposito, gli altri due napoletani indagati, invece per rissa; mentre ancora devono esseri identificati i “caschi” che hanno agito in concorso con il romanista.

La conclusione delle indagini preliminari e senz’altro un passo importante per chi, come la famiglia di Ciro ha sete di giustizia: indispensabile che ci sia un colpevole, auspicabile che questo paghi, per placare quanto meno la rabbia e il dolore per un figlio, un amico e un tifoso che non tornerà.