Caso-Lupi: il Rolex, il biglietto aereo, le dimissioni

Il solito schema, il solito giro. L’ennesima inchiesta stavolta fiorentina che scopre, scortica il “sistema corruttivo” che porta all’arresto di 4 persone, coinvolgendo circa 40 indagati. Il “dominus” Ettore Incalza ex guida,in pensione, della Struttura tecnica di missione al Ministero delle infrastrutture, arrestati con lui Stefano Perotti suo “socio di fatto”  e Francesco Cavallo. I capi d’accusa: corruzione, induzione indebita ed altri reati della pubblica amministrazione. Una cricca, una piramide in grado di pilotare appalti e nomine di spicco legati alla costruzione delle linee di alta velocità ferroviaria e di altri “grandi” progetti sino all’Expo. Il solito schema, il solito giro fatto di scambi, promesse, nepotismi tanto da implicare una serie infinita di soggetti d’alto borgo, trascinando nel pantano lo stesso ministro delle Infrastrutture: Maurizio Lupi.

Scoppia così il Caso-Lupi, nessuna accusa a suo carico né tantomeno l’iscrizione al registro degli indagati bensì un insieme di intercettazioni che avrebbero messo in dubbio l’opportunità politica di un ministro che allaccia rapporti poco chiari, con persone in posizioni giudiziarie poco chiare, senza sdegnare un Rolex e un lavoro per il figlio nonché un biglietto aereo alla moglie in trasferta a Bari per seguire una conferenza dell’NCD. Un giro di telefonate dove Lupi si rivolge a Incalza per sistemare il pargolo Luca, neolaureato in ingegneria, tanto da attivare un effetto domino che passa da Perotti a Cavallo, scrive la procura: “Emerge che l’interessamento del Perotti attivato da Incalza e che lo stesso Perotti informava di ciò Cavallo Francesco. Quest’ultimo lo stesso 8 gennaio contattava Luca Lupi per organizzare “un po’ di cose”. Sulla sponda, a sottolineare la portata del girotondo corruttivo, emerge anche la figura di Giorgio Burchi uomo chiave in alcune partecipate il quale lamentava al senatore Sposetti (PD): “Non faccio altro che fare l’ufficio di collocamento” mentre dagli atti si legge: “(Burchi) si attiva in più occasioni al fine di reperire incarichi in favore di persone indicategli dallo stesso senatore”. Sul fronte celeste invece a testimoniare la portata mistica della faccenda è Mons. Guaina a far sentire la sua presenza, il prelato avrebbe collaborato con il duo Perotti-Cavallo al fine “di reperire voti per le Europee in favore di Maurizio Lupi” riuscendo così a sistemare il nipote. Una reazione a catena a colpi di squilli telefonici, il classico do ut des all’italiana “dell’ un po’ a me, un po’ a te” che scopre come Incalza avrebbe sollecitato il Perotti  ad assumere il figlio del Ministro, di fatto poi allocato in un cantiere dell’Eni assegnato in appalto al cognato dello stesso Perotti. Tutto gira in modo sospetto anche se Incalza nega qualsivoglia tipo di coinvolgimento del Ministro, ribadendo che tra loro vi erano solo “rapporti istituzionali”. A buttar altra carne sul fuoco però ci pensa la signora Lupi, la quale avrebbe gentilmente accettato di farsi pagare 447,03 euro di biglietto aereo proprio da Francesco Cavallo a cui secondo l’accusa è intestata la ricevuta (non è dato sapere se sia avvenuto rimborso). Certo è che se non vi è una responsabilità giuridica v’è sicuramente una responsabilità politica. Analizzando i precedenti da Josefa Idem ad Anna Maria Cancellieri sino a Nunzia De Girolamo tutte avevano validissime motivazione di estraneità, tutte si sono difese, tutte innocenti ma di converso tutte dimesse, a volte per molto meno come nel caso dell’ex canoista. Singolari le reazioni del mondo politico. Renzi gongola e non si esprime, Alfano convoca Lupi mentre SEL e M5S se la giocano sul fronte istituzionale presentando prontamente mozione di sfiducia. Così le dimissioni diventano certezza per Maurizio Lupi d’altronde lo stesso Nuovo Centro destra si sfila dal difendere il ministro mentre larga parte del Partito democratico non sembra affatto propenso a sostenerlo, Gianni Cuperlo in una dichiarazione affermava: “”Io penso che sarebbe un fatto positivo se il Ministro, venendo in Parlamento come ha detto e chiarendo tutti questi aspetti, prendesse atto che la mappa degli eventi che lo coinvolgono è tale che […] su una materia come questa penso che bisogna avere senso di responsabilità di appartenere a un gruppo e a un partito, e prenderemo una posizione congiunta, mi auguro condivisa. Ritengo che, al netto di qualunque scelta garantista, la situazione sia abbastanza insostenibile”. D’altronde Matteo Renzi non si è esposto in difesa del collega di governo e ambienti vicini a Palazzo Chigi riferirebbero così la posizione del Premier: “La scelta sta a lui: o se ne va da solo oppure il governo non si schiera e si rimette all’aula” della serie #Mauriziostaisereno ma il PD non lo scagliono.

Vien da immaginarselo, Lupi, sulla falsa riga di Tim Robbins nel film “Le ali della libertà” solo e contro tutti trascinarsi tra i cunicoli di Montecitorio, ennesima vittima di quei giustizialisti che travisano i fatti  per colpir innocenti. Tim Robbins nel film era innocente davvero e nel dubbio si era fatto anche la galera. In Italia nel dubbio si glissa, tutto avviene ad insaputa di tutti, come se il figlio non fosse il figlio, la moglie non fosse la moglie e tutti “a sua insaputa” ricevono Rolex, biglietti aerei e posti di lavoro. Tanto poi, basta lavarsi la coscienza con l’acqua benedetta di qualche monsignore (o del nipote) e riempirsi la bocca di concitazione dando sfogo alle solite litanie da talk show: “disoccupazione”, “grandi opportunità”, “crescita”, “sacrificio”, “speranza” e tutto gira, e bla bla bla…ma almeno stavolta quel passo indietro è stato fatto.

Incalza

Ettore Inclaza, “dominus” del “sistema corruttivo

rilevato dalla Procura di Firenze.

@FedericaGubinel