Emergenza Conclave: «Non siamo attrezzati per i fedeli»
CITTÀ DEL VATICANO – Una lunga coda si ripiega su se stessa fino a riempire la piazza, i negozi di souvenir si popolano di pellegrini, il colonnato è presidiato da giornalisti a caccia di notizie: una San Pietro più affollata del solito che attende trepidante, nonostante la pioggia.
Oltre 200mila persone, infatti, sono arrivate a Roma sin dall’ultimo Angelus di Ratzinger e si stima un aumento delle presenze in Vaticano di circa 100mila fedeli al giorno. Grande necessità, quindi, di strutture e di forze in campo, tra volontari della Protezione Civile, Vigili urbani, funzionari della Polizia di Stato, addetti all’assistenza medica. Tutti coordinati dal sindaco Gianni Alemanno e da Giammario Nardi, vice capo di Gabinetto, a cui è stata affidata la gestione degli uffici e delle società dell’amministrazione capitolina. Il coordinamento di queste forze, però, sembra non essere proporzionale all’intensità dell’evento: questo è quanto dichiarato dal personale dell’ARES 118 che si occuperà delle maxiemergenze sanitarie.
LE PROTESTE DEGLI ADDETTI – È Luigi Mazzuca, Coordinatore di piazza dell’Azienda Regionale Emergenza Sanitaria, a descrivere le modalità d’approccio nell’assistenza ai fedeli: «Le misure sono modulari, impostate quindi in base a come si svolgerà l’evento. Andiamo da un modulo zero, con trenta persone impiegate sul campo, ma possiamo arrivare anche a trecento. Per il momento siamo organizzati con un ospedale da campo fisso e delle ambulanze dislocate in punti strategici, che interverranno autonomamente in caso di malori. Tutto dipende dalla fumata. Noi siamo pronti e in base alle esigenze arriveranno i mezzi». Un gruppo di funzionari ARES 118, presente in piazza, testimonia la poca coordinazione del loro lavoro da parte dei piani alti, prestandosi all’intervista. «Non è per fare polemica – dichiarano – ma ancora una volta ci siamo mossi autonomamente: non è ancora stato effettuato, ad oggi, un tavolo tecnico dove siano stati assegnati i posti. Abbiamo posizionato l’ospedale da campo in un punto strategico ma ancora non ci hanno dato la corrente, abbiamo solo una scatola ACEA che dovremo attaccare». Posizione che testimonia la poca capacità del sindaco Alemanno e della Giunta comunale nel gestire situazioni d’emergenza (si pensi alla nevicata dello scorso inverno) e che preoccupa, a fronte dell’intensità dell’evento religioso.
LA MARATONA DI DOMENICA – La giornata più calda, che allarma il personale sanitario, sarà quella di domenica 17 dove, alla possibile intronazione, si sovrapporranno la diciannovesima maratona cittadina e la partita Roma – Parma. «Ancora oggi – sottolineano gli addetti alle emergenze – non sappiamo a che ora partirà la manifestazione. È un grandissimo evento che prevede un percorso di 42 chilometri battuto da 14mila persone e che, nel caso si svolgesse di mattina, potrebbe passare per San Pietro. Nessuno è in grado di prendere una decisione sugli orari, mentre in base a questo si potrebbe organizzare una risposta sanitaria differente; le cose, invece, sono sempre fatte all’ultimo momento. Con l’ospedale da campo ci siamo presi una responsabilità che non è nostra e, alla fine della fiera, se tutto andrà bene, si presenteranno in massa a metterci la faccia ».
LA RISPOSTA DI ALEMANNO – Nelle dichiarazioni del primo cittadino, che aveva sottolineato la necessità di 4,5 milioni di euro per sostenere i costi del Conclave, si legge l’insoddisfazione verso l’attività governativa: «Abbiamo fatto tutto quello che dovevamo – dice – ma rimane il problema delle risorse che non arrivano, così come non arriva una risposta dal governo. Lo sollecito ancora una volta perché questo è un evento che non riguarda solo Roma ma tutta l’Italia». Nonostante gli incontri a palazzo Chigi tra Alemanno, Monti e il ministro Grilli, infatti, non sono ancora stati raggiunti gli accordi definitivi sugli aspetti organizzativo – finanziari del Conclave. Le fumate bianche da attendere, quindi, sembrerebbero essere due.
di Alessandra Corsini