Matisse al Quirinale, viaggio ad oriente oltre la forma

Ripetere a lungo lo stesso motivo, come un mantra, che risuona nella nostra mente a purificarla secondo dettami invisibili. Gli arabeschi di Matisse si rincorrono sulla tela, dal pavimento al soffitto, sugli abiti dei personaggi, fino alle tende marocchine dietro cui le modelle del pittore sono immortalate nel cambio d’abito. Motivi geometrici e preziosi, linee sinuose che macinano spazio al soggetto per liberare il colore dal peso forma, smaterializzandolo nella preziosità del ricamo. Decorazione pura, bollata a lungo come “arte popolare” e oggi al centro dell’esposizione più attesa della stagione culturale romana, Matisse.Arabesque, visitabile presso le Scuderie del Quirinale fino al 21 giugno.

Nello snodarsi di una curva d’arabesque si parla di movimento, eleganza e lussuria, della fascinosa raffinatezza dei costumi orientali che tanto hanno inebriato i pittori francesi sul finire dell’Ottocento. Un “Mal d’Oriente” fondamentale per la definizione dello stile di Henri Matisse, amante delle poliedriche seduzioni dell’arte persiana, ottomana, bizantina, nipponica, rincorse per tutta la vita attraverso le stampe acquistate dai mercanti d’arte europei e finalmente raggiunte quando, sul finire della sua esistenza, si dedicò completamente a viaggiare. Nel percorso dell’esposizione oggetti provenienti da tutto il mondo dialogano con le opere più note dell’artista. Mentre L’Italiana (olio su tela, 1916) vive nelle sembianze legnose della tradizione africana, agghindandosi però il petto di un abito tipico della nostra penisola, di fronte a lei alcuni manufatti egizi regalano la suggestione delle botteghe artigianali sahariane. Dai giardini dell’Estremo Oriente arriva l’amore per la natura, protagonista delle tele più selvagge e Fauve.

In un mantra buddhista ogni parola è un suono, e ogni suono un insieme di vibrazioni che trasformano il nostro corpo in un’armoniosa sinfonia spirituale. Accordare le tinte significa, per Matisse, pulire l’occhio dalle sovrastrutture del contorno e spingerlo al di là della coerenza, dove il colore non è più descrittivo, ma espressivo, pronto a ricevere davvero le nuance nella loro sonorità emotiva. Come nelle antiche stoffe persiane, il vero protagonista delle dieci sale espositive è il dettaglio cromatico: ogni particolare per Matisse è fondamentale, essenziale per la coscienza dello spettatore nella costruzione di un proprio significato. “E alla lunga” per usare le sue parole “solo il gesto più semplice è convincente. Ma da sempre c’è voluto coraggio per essere semplici