Truffe anche per i disoccupati
Come spesso accade ultimamente sono frequenti le truffe sul lavoro. In particolare sembrerebbe ordinaria amministrazione proporre ai giovani disoccupati lavori spacciati per altri, con la presunzione di far passare, addiritura, chi ovviamente chiama per un lavoro e gliene viene propinato un altro, come chi “non ha voglia di lavorare”. Dunque, inviterei tutti i disoccupati a stare molto attenti alle truffe che spopolano sul web, ma non solo, anche su grandi giornali di offerte di lavoro, dove si propongono “nuove aperture commerciali” per poi rendersi conto in sede di colloquio di ritrovarsi a vendere lampadine a basso risparmio energetico, cialde del caffè o i soliti call center che al massimo danno i soliti 100 euro al mese compresi di provvigione. Credo che tutti oggi abbiano bisogno di qualsiasi tipo di lavoro. Purtroppo, a causa della società in cui viviamo, il lavoro non è più un diritto, come proclama vivamente la costituzione, ma diventa una necessità per poter condurre non uno stile di vita nella media, ma una vita dignitosamente umana. Un caso particolare che vorrei riportare a voi lettori mi è accaduto personalmente.
In cerca di lavoro, nonostante la mia laurea mi sono interessata verso qualsiasi tipo di lavoro, dall’ambito della ristorazione alle società di pulizie e quant’altro, mi ritrovo a mandare via mail il mio curriculum vitae. Una mattina ricevo una chiamata, nella quale mi si propone una possibile collaborazione lavorativa, ovviamente verificata tramite colloquio, presso una società, il cui nome richiama un famosissimo evento che ci sarà a Milano prossimamente e che a mio avviso è un modo ben studiato per confondere le menti e far credere alla veridicità della cosa. Al telefono un po’ stordita, dal momento che il mio curriculum era stato inviato molto tempo prima, chiedo ulteriori indicazioni sul tipo di mansioni da svolgere e una segretaria, dalla voce molto giovane, mi risponde che si tratta di una nuova apertura e si cerca persone in grado di saper fare delle fatturazioni e sempre ruoli in ambito di segreteria. Confermo la mia voglia di partecipare al colloquio, spinta dalla curiosità. Mi reco in una zona della città di Roma, in un edificio alquanto scarno e, pertanto, in una zona commerciale. Salgo le scale, citofono e mi apre la porta una segretaria, una ragazza abbastanza tranquilla (poi scopro che sotto quel viso angelico si nasconde l’aggressività di una iena in piena caccia nella Savana).
Entro diretta in una stanza, dove ad un volume massimo, a tal punto da non poter interloquire con le altre persone che erano lì in attesa come me, risuona una radio locale di Roma con canzoni pop assolutamente inopportune per un luogo di lavoro. Seduti accanto a me ci sono persone dai 20 ai 30 anni, che attendono il loro turno. Mi viene chiesto di consegnare il curriculum, nonostante al telefono, durante la prima chiamata, sembrava che il “fondatore” della società lo avesse già letto e ne fosse rimasto colpito. La stanza in cui mi trovavo aveva pareti simili ad un prefabbricato, completamente spoglie, faceva da quadro il cartello di divieto di fumare, una pianta ad un angolo, un tavolino basso al centro con sopra una rivista di scienza (solo per scenografia) che sembrava essere stata sbranata dal mio cane e poi riappoggiata sul tavolo, e poi su una mensola ad un angolo il famoso stereo a tutto volume. La stanza adiacente alla mia aveva un vetro al centro, dal quale si scorgeva chiaramente la postazione di questa segretaria e un lungo corridoio, ovviamente si trattava di una sorta di stanza di osservazione, e noi eravamo ignari pesci dentro un acquario. Suonano nuovamente al citofono e entra una signora sulla trentina, in attesa di un colloquio. Si siede e chiede gentilmente ad un ragazzo, che si trovava vicino allo stereo, di abbassare il volume. Il ragazzo abbassa e subito con fare da grande donna entra in scena la segretaria dicendo: “Non so se vi sembra che stiamo a casa vostra che abbassate lo stereo senza chiedere, questo è un colloquio di lavoro è una cosa seria e non si fa così”. Beh ovvio, io avrei risposto, ovviamente ad un colloquio di lavoro ci si va ascoltando Madonna e i Maroon 5 al massimo volume, ovvio, tutto ciò è sinonimo di serietà. La ragazza risponde in tono acceso di aver chiesto lei di abbassare, giustamente anche a parer mio, il volume ormai oltre il limite della sopportazione; e la segretaria controbatte in un’accesa discussione. A quel punto io vista l’arroganza avrei voluto andarmene, ma rimango ancora e chiedo, sempre alla iena/segretaria se i tempi saranno lunghi; la risposta che ricevo è che ci sono stati dei contrattempi e quindi se non voglio assecondare un ritardo nell’appuntamento di circa un’ora posso anche andarmene, anzi mi invita ad andarmene. Io rimango ferma e tentenno, con la voglia di urlare e sbraitare che a causa di persone come lei abbiamo la società meschina in cui viviamo, ma utilizzo tutto il mio autocontrollo. Aspetto altri minuti e esce questo famoso fondatore, un ragazzo poco più che ventenne in completo gessato, che cerca di emulare i ricchi rampolli romani e al seguito una ragazza alta in abiti succinti e tacco 12 che si affaccia nella stanza e mi guarda con fare minaccioso per circa una ventina di secondi. A quel punto il mio autocontrollo non ha più resistito. Saluto le “vittime sacrificali” rimaste, apro la porta ed esco. Nel viaggio di ritorno vado sul web e cerco la società, scoprendo fra le varie osservazioni degli utenti, che quella società è una vera e propria bufala, dove al colloquio al quale ho rinunciato di partecipare sarebbe stato detto di tornare il giorno seguente, per poi dire che la vendita riguardava lampadine a basso consumo energetico. E pensare che la telefonata parlava di segretaria d’amministrazione. Questo è il mondo del lavoro oggi; il consiglio che mi sento di dare è di diffidare e stare attenti alle bufale, perché sarà difficile trovare il lavoro oggi, ma la presa in giro che bisogna affrontare è ancora più grande del fatto di rimanere disoccupati. Buona fortuna a tutti e diffidate dalle bufale!