Tsipras, Schaeuble e Rino Gaetano

…A TE CHE NON AMI I SERVI DI PARTITO, CHE TI CHIEDONO UN VOTO UN VOTO PULITO

PARTONO TUTTI INCENDIARI E FIERI MA QUANDO ARRIVANO SONO TUTTI POMPIERI…

Nel valutare in questo mese di marzo i risultati fin qui ottenuti da Tsipras e Varoufakis vengono in mente questi versi scritti e cantati da Rino Gaetano nel 1980. Il brano si chiama “Ti Ti Ti Ti”, non uno dei più noti, ma a dispetto del ritornello dadaista uno dei più intesi, capace di coniugare la dimensione intimista e quella sociale. Per Gaetano a spegnere puntualmente l’incendio che avevano promesso di far divampare sono i politici imbrillantinati e i servi di partito, in una parola l’establishment, esattamente il recente passato politico al quale Tsipras non può permettersi di essere ricondotto. Il leader di Syriza ha promesso sovranità, crescita e giustizia sociale, cioè una rivoluzione rispetto agli attuali rapporti greco-comunitari e sa bene che, per il suo elettorato, rivoluzione dovrà essere o sarà lui a doversi fare da parte.

 

Nella prima durissima fase di negoziazione con l’Europa, in cui Schaeuble, ad esempio, si è rammaricato pubblicamente coi greci per aver sciaguratamente eletto Tsipras, i risultati ottenuti si riducono per ora a una proroga di quattro mesi e alla messa in fuorigioco, perlomeno formale, della Troika come interlocutore diretto delle trattative. Questo secondo risultato ha un importante valore simbolico e ha permesso al governo greco di prendere l’iniziativa proponendo un proprio piano alternativo di rientro, tuttavia dopo la bocciatura di questa settimana in cui l’eurogruppo ha definito il piano “incompleto”, l’avvicendamento degli interlocutori sarà inutile se a questo continuerà a non corrispondere un reale mutamento delle posizioni dell’Eurozona. La proroga di quattro mesi, a condizioni immutate, consente di guadagnare tempo, cioè prolungare alla cieca un trend mortale per l’economia greca, difficilmente destinato a variare senza nuove risorse e reali inversioni di rotta sulla sponda europea.

 

Nel tentativo di acquisire potere negoziale Tsipras e Varoufakis hanno lasciato circolare l’ipotesi di un referendum sull’Euro, una via piuttosto tortuosa e imprevedibile per minacciare la Germania, soprattutto oggi che l’esposizione tedesca verso la Grecia è diminuita in termini assoluti e relativi a discapito di Paesi meno esposti all’inizio della crisi, tra cui l’Italia. Gli osservatori su ferme posizioni no euro (uno tra tutti un Alberto Bagnai durissimo con Varoufakis la scorsa settimana sul suo blog), rimproverano a Tsipras il velleitarismo di una posizione tuttora scettica verso la Grexit, dopo che il leader greco si era già legato le mani in campagna elettorale escludendo l’ipotesi a priori in favore di una rilevante ristrutturazione del debito che, ad oggi, nessuno ha intenzione di concedergli. Il governo Tsipras continua a difendere alcuni dei punti cardine del suo programma come  il mantenimento dei posti di lavoro nel settore pubblico e lo stop alle privatizzazioni, ma senza che l’Eurozona conceda corda, stavolta speriamo non per impiccare i greci, sarà difficile non cadere nella stessa trappola dei suoi predecessori Samaras e Papandreu.

 

Alcune delle altre iniziative provenienti dal governo greco sembrano frutto di confusione e improvvisazione. Passi come una spacconata la minaccia da parte del ministro della difesa greco Kamenos di fornire un passaporto agli immigrati irregolari a patto che si trasferiscano in Germania, passi anche come una provocazione salace la vignetta del giornale di Syriza con Schaeuble vestito da nazista, ma davanti all’idea di sguinzagliare cittadini delatori muniti di smartphone a caccia di altri cittadini evasori, forse qualcuno dovrebbe ricordare a Tsipras come sia sempre pericoloso delegare ad altri che non lo Stato tutte le attività di indagine e accertamento, quale il contrasto all’evasione è e dovrebbe essere.

 

La questione è sempre stata e resta l’Euro per come è stato pensato e coerentemente attuato: se Tsipras e Varoufakis continueranno a eludere questo punto saranno soltanto l’ennesima coppia di pompieri partiti piromani, intenti a spruzzare acqua su un Paese che annega.

 

A fine marzo ci sarà la prima scadenza finanziaria di 1,5 miliardi di Euro da restituire al FMI; vedremo se la Grecia continuerà a far “da dentro” una guerra che non può vincere o se “uscirà fuori” per far da sola e, chissà, forse perfino riveder le stelle.

 

TI TI TI TI… TI TI TI TI TI-TI-TI…

 

Twitter: @aramcheck76

 

shaeuble