Ergastolo a Eddie Routh, l’omicida di American Sniper

Ergastolo per Eddie Ray Routh, l’ex marine colpevole di aver ucciso in un poligono di tiro di Glen Rose, il 2 febbraio del 2013, i commilitoni Chad Littlefield e il più noto Chris Kyle, il cecchino dei Navy Seals che ha ispirato il film American Sniper.

Durante il processo è emerso come Routh avesse manifestato da subito segnali di ostilità nei confronti dei propri compagni d’armi. In un messaggio inviato lo stesso giorno all’amico Chad, Kyle era addirittura giunto a definire Eddie «straight-up nuts», «completamente pazzo». L’identikit che è emerso è quello di un individuo paranoico, tossicodipendente, affetto da schizofrenia e da disturbi da stress post traumatico accusati dopo le missioni in Iraq e Haiti; per questa ragione lo stesso Kyle, impegnato a offrire supporto psicologico ai veterani, lo aveva portato a esercitarsi, col fine di conoscerlo e la speranza che l’esercizio potesse alleviare i disagi del compagno.

Chris Kyle era assurto agli onori della cronaca per la propria fama di tiratore letale e si era guadagnato gli appellativi di “Leggenda” e de “Il Diavolo di Ramadi” per la potenza distruttiva dimostrata nelle quattro missioni in Iraq portate a termine tra il 2003 e il 2009 (oltre 160 il numero di nemici annientati). Era anche stato decorato con due medaglie d’argento e cinque medaglie di bronzo al valore, ma la sua fama era stata accresciuta soprattutto dalla pubblicazione del libro di memorie American Sniper: l’autobiografia del cecchino più letale nella storia militare americana, da cui è stato tratto l’omonimo film di Clint Eastwood.

Eddie-Ray-Routh

Il legali di Routh hanno rivendicato che il proprio assistito fosse psicotico, e non drogato, ma la giuria ha respinto l’ipotesi di infermità mentale avallata dal medico Mitchell Stevens e sulla quale si è basato l’impianto della difesa. Secondo l’accusa l’imputato sarebbe stato, sì, dedito all’uso di alcol e droghe, ma ciò non gli avrebbe impedito «di intendere e di volere»; il procuratore Jane Starnes ha altresì aggiunto che l’ex marine avrebbe teso l’imboscata in modo «freddo e deliberato». Inoltre il fatto di aver confessato subito dopo l’omicidio, sempre secondo l’accusa, sarebbe una prova lampante della capacità di giudizio da parte del condannato.

Il processo ha avuto luogo a Stephenville, piccola cittadina del Texas, Stato storicamente restio a concedere l’attenuante dell’insanità. L’accusa non ha richiesto la pena di morte, ma ha ottenuto l’ergastolo senza la possibilità, per il condannato, di uscire su libertà condizionata. La difesa ha già reso noto che ricorrerà in appello.

Twitter: claudia_pulchra