La fragilità del fotografo attraverso Light from the Middle East
Un semplice scatto e l’immagine si ferma nel tempo. Molteplici sono le tecniche, ancor di più le finalità e infinite le interpretazioni.
Il Victorian and Albert Museum di Londra ospita fino al 7 aprile Light from the Middle East – New Photography, una mostra che racchiude trenta fotografi. Perché Middle East? Non serve tanta immaginazione: gli artisti provengono da quella parte del mondo in cui i risultati artistici – come accade in ogni dove – sono determinati da ciò che li circonda. Cosa accade dal Nord Africa all’Asia Centrale? La guerra. Per “ciò che li circonda” si intende cultura, economia, politica, società che il più delle volte sono alterati o addirittura “assenti”. Il che è peggio.
Light from the Middle East è una fusione di approcci, contenuti, linguaggi, situazioni e tecniche racchiusi in tre sezioni: Recording, Reframing, Resisting. La prima parte incide, registra eventi, luoghi, persone rappresentando ciò a cui il comune mortale non può accedere. Tanto ambiguo quanto determinato, il recording photographer brama la raffigurazione della realtà sfidando i limiti della fotografia. Dalla Saudi Arabia Abdulnasser Gharem porta in scena Siraat (Sentiero) riferendosi alla religione, a Dio. Reframing significa riformulare, in questo caso è pura interpretazione, un viaggio dal passato al presente. Protagonista? La Moda, onnipresente e senza tempo anche quando è la guerra a dominare un paese dove ormai il tempo non passa più.
Domande e risposte, passato e presente, est e ovest, realtà e sogni per il libanese Walid Raad che stupisce con Notebook Volume 38: Already been in a Lake of Fire. L’ultima sezione è costruita sulla resistenza e attraverso dipinti, graffiti e scatti digitali ci si chiede “Il fotografo proferisce la verità?”. La risposta è in una parola, ammaliante e sicura: interpretazione. Una conferma? Untitled (Large Embassy with Red Mirror #1) di John Juravyj. Cosa avrebbe potuto creare un americano dell’Illinois? Una tela avvolgente distrutta da buchi, rappresentazione della lontana Beirut nel 1984. Il particolare di Light from the Middle East? La capacità di esprimere la fragilità del fotografo. V&A conferma la nomea di essere “The world’s greatest museum of art and design”.