Sigaretta elettronica: rischi per la salute, scattano i primi divieti
Continuano le polemiche sull’utilizzo della sigaretta elettronica, dispositivo nato con lo scopo di limitare il consumo tradizionale di tabacco. Il business di questo articolo, complice l’assenza di una regolamentazione precisa, è in costante crescita: sono 1500 i nuovi punti vendita aperti in Italia, che coprono un giro d’affari superiore ai 350 milioni di euro.
Grande successo tra la clientela, dunque, ma non tra gli specialisti della salute. Nonostante il suo utilizzo elimini la vera e propria combustione del tabacco, infatti, il vapore aromatizzato creerebbe disturbi a livello dell’alveolo polmonare; inoltre, il tasso di nicotina variabile contenuto nell’ e cig la allontana dall’essere un metodo per poter smettere di fumare. A scagliarsi contro il dispositivo elettronico più in voga del momento è, tra i tanti, il ministro della Salute Renato Balduzzi, che sottolinea i pericoli derivanti dal suo utilizzo e dalla mancanza di regole precise che lo contestualizzino: «Le ricariche con nicotina – ha dichiarato il ministro – presentano potenziali livelli di esposizione per i quali non è possibile escludere il rischio di effetti dannosi per la salute umana, in particolare per i giovani. Si ritiene opportuno che gli effetti dannosi per la salute siano comunicati al consumatore con apposite avvertenze sulla confezione».
La mancanza di precisione della Direttiva europea sul fumo, ancora in revisione, ha inoltre dato vita a contestazioni, incertezze e numerose domande: si può fumare in treno? Nei locali? E a scuola? E, se le risposte sembrerebbero poter derivare dal semplice buon senso, è vero che la possibilità di aggirare i divieti e le restrizioni sull’atto del fumo ha fatto sì che la diffusione della sigaretta elettronica si sia concentrata tra i minori. È allarme negli istituti d’istruzione superiore e nelle scuole medie: i ragazzi fumano per i corridoi, in cortile durante l’orario di ricreazione e non. Così l’e cig sarebbe diventata un modo ulteriore, alternativo, per fumare e non un dispositivo per poter diminuire il consumo di tabacco. Ma Balduzzi continua: «Le sigarette elettroniche con nicotina sollevano preoccupazioni per la salute pubblica. Potrebbero rappresentare un rischio di iniziazione al fumo convenzionale a base di tabacco e di potenziale dipendenza. Rischio notevole soprattutto per i giovani, considerando la facilità di reperimento su Internet: la loro diffusione è contraria agli sforzi di disincentivare la moda dell’uso di sigarette, anche perché possono essere usate per aggirare i divieti, sia sulle aree smoke free che sui minori, e poi perché possono contenere nicotinoidi».
E, in aggiunta ai processi di revisione sulla Direttiva europea del fumo, molti altri Paesi stanno regolamentando il consumo dell’ e cig, arrivando anche a proibire il dispositivo. È dal ministro della Sanità francese, Marisol Touraine, che arriva l’appello alla prudenza: evitare l’utilizzo della sigaretta elettronica fino a quando non si saranno verificati i probabili rischi per la salute che questa può provocare. L’esigenza di regolamentazione viene portata avanti anche dalle politiche per la salute di Regno Unito, Belgio, Germania, Stati Uniti, Austria, Svezia e Portogallo. Una linea politica estremamente più dura, invece, ha portato altri Paesi a vietare l’ e cig in toto, eliminandone anche l’uso a scopo terapeutico: in Australia, Canada, Norvegia, Brasile e Israele, ad esempio, ‘svaporare’ – questo il neologismo – non è assolutamente consentito.
di Alessandra Corsini