Roma perde il suo Armando Trovajoli
Armando Trovajoli si è spento il 28 febbraio. Ricordando il grande compositore e musicista, si riapre una pagina di storia italiana. Un periodo, che paragonato ai giorni nostri, sembra essere fatto di pura creatività, luce, ottimismo.
Quegli anni ’50, ’60 e ’70, quando parlando di cinema si nominavano Vittorio De Sica, Dino Risi, Ettore Scola, e quando si pensava ad un attore veniva in mente Nino Manfredi, Silvana Mangano, Sophia Loren. Momenti magici, perfetti che hanno preso vita tra i vicoli di Roma, rendendola una città da sogno. Con le sue colonne sonore e i suoi brani indimenticabili (“Roma nun fa’ la stupida stasera” e “Aggiungi un posto a tavola“ sono solo alcuni esempi), Trovajoli ha contribuito a rendere immensa quest’epoca.
Armando Trovajoli nasce a Roma il 2 settembre del 1917. Anche grazie al supporto paterno, si avvicina al mondo della musica molto giovane. Nel giro di pochi anni passa dagli studi classici del pianoforte all’orchestra jazz di Sesto Carlini, un’esperienza che arricchirà il suo spirito musicale e che lo vedrà suonare accanto a mostri sacri come Miles Davis, Louis Armstrong e Duke Ellington, oltre che partecipare al Festival du Jazz de Paris. Nel 1948 il diploma al Conservatorio del Santa Cecilia e le prime sperimentazioni in radio con Piero Morgan, alias di Piero Piccioni. Insieme compongono per il settimanale musicale “Eclipse”, abbinando alla tradizionale orchestra ad archi le diverse esecuzioni jazz al pianoforte. Alla musica leggera di quel periodo, Trovajoli apporta un contributo innovativo, sin da “È l’alba” di Nilla Pizzi presentata al Festival di Sanremo del ’51. Viene chiamato sia per il cinema che per il teatro. Inizialmente con lo pseudonimo Vatro Roman, compone per il grande schermo colonne sonore destinate a rimanere nella memoria di molti. Tra le più famose c’è quella di “Anna”, film diretto nel ’51 da Alberto Lattuada, in cui la canzone “El Negro Zumbon”, cantata in play back da Silvana Mangano, è ancora oggi universalmente conosciuta. Poi “Riso Amaro” di De Santis, “La Ciociara”, “Matrimonio all’italiana”, “Ieri, oggi e domani” di De Sica, “I mostri” e “Vedo nudo” di Dino Risi, e molti dei capolavori di Ettore Scola, da “L’arcidiavolo” a “Una giornata particolare”. Nell’anno dell’anniversario della morte di Alberto Sordi, riaffiora quel cameo di Trovajoli all’interno del film “I complessi”, in cui il maestro, che interpreta se stesso, viene interrotto dal grande attore, «Scusi il disturbo maestro Trovajoli, la credevo settentrionale. Complimenti lo stesso». Un compositore prolifico che a teatro trovò il suo ambiente naturale, collaborando tra gli altri con la coppia Garinei e Giovannini, sin da il “Rugantino” nel ’62.
A ricordare Trovajoli sono in tanti. Gigi Proietti, per il quale il compositore scrisse “Nun je da’ retta, Roma” per “La Tosca” di Luigi Magni, ricorda: «Con Armandino eravamo molto amici […] Qualsiasi cosa si dica ora suona come ovvia. E’ un lutto serio, anche se l’età era avanzata, come quando ti muore un genitore: non te l’aspetti mai. Lui poi era ancora molto attivo. L’ultima volta che l’ho visto aveva progetti, stava pensando, scrivendo. Suonò al piano e noi ascoltammo in religioso silenzio». Poi Lando Fiorini, che interpretò il Serenante nella prima edizione del “Rugantino”: «ad Armando Trovajoli mi legano i ricordi più belli perché mi ha cambiato la vita. Fui chiamato al Sistina per cantare il “Rugantino” e quando lui mi sentì disse a Garinei e Giovannini: “prendiamo questo ragazzo”. Da lì è successo tutto, siamo andati in tutto il mondo. Per me, era come un fratello maggiore. E’ una perdita enorme per la musica tutta, per Roma e per la romanità». E un altro romano, Enrico Montesano: «Trovajoli, come tutti grandi musicisti, non è morto. Rivivrà ogni sera nelle sue musiche, che continueremo a suonare».