Rome and You: il logo che schiaffeggia una storia millenaria
Avete presente il vecchio logo della città di Roma? Quel bel simbolo scudato con la scritta SPQR (Senatus PopolusQue Romanus) noto in tutto il mondo? Ebbene, ora che lo avete visualizzato potete anche dimenticarvelo perché la Città Eterna ne ha un altro nuovo di zecca. Rome&You, così si chiama, e verrà usato in tutte le comunicazioni verso l’esterno e per il pubblico internazionale. Dunque, la corona che indica lo status di “Capitale” è scomparsa, è stato eliminato anche l’acronimo latino “S.P.Q.R”, ed è andata via anche la parola “Roma”. Che resta? Cinque cerchi in cima allo scudetto che, nell’evoluzione animata, si trasformano in altrettanti famosi monumenti stilizzati di Roma, ma che, nella versione grafica statica, sembrano tre cerchi senza alcun senso, nonché la scritta in un tristissimo inglese friendly che scopiazza grottescamente il celebre logo di New York, “I love Ny”, dell’artista e designer Milton Glaser.
Marino ci tiene a puntualizzare che il logo istituzionale di Roma rimane sempre quello con la corona e l’acronimo in latino, compresa la scritta “Roma”, ma all’estero bisogna rinnovare il brand. Purtroppo questo nuovo brand, come c’era da aspettarsi, non piace a migliaia di cittadini romani che se ne lamentano quotidianamente da due settimane sui social network. Tra le varie contestazioni è degna di nota quella di un gruppo di giovanissimi militanti del Fronte della Gioventù, l’organizzazione giovanile del Movimento Sociale Italiano che ha protestato in assemblea capitolina contro il nuovo logo di Roma Capitale. “Il simbolo scudato con Spqr rappresenta le nostre radici”, si leggeva su alcuni volantini gettati in aula. I manifestanti sono stati poi tutti identificati dai vigili in servizio in Campidoglio, e severamente ammoniti dal vicepresidente dell’aula, Gemma Azuni: “Non siamo più disposti ad accettare episodi di interruzione dei lavori con carnevalate organizzate ad hoc da alcuni consiglieri per poter avere visibilità sulla stampa”.
Anche Ignazio Marino, al quale oltre all’irruzione non devono essere piaciuti i cori, contro di lui peraltro, ha commentato l’accaduto dicendo: “Voglio ricordare che l’Aula Giulio Cesare è la casa di tutti i cittadini di Roma. Oggi abbiamo assistito a scene che oltraggiano un luogo di democrazia e di partecipazione. É un episodio ancora più grave alla luce dei terribili fatti criminali e alle recrudescenze di sentimenti di odio, antisemitismo e xenofobia che attraversano tutta l’Europa. I responsabili di un simile gesto non possono avere alcuna scusante e vanno perseguiti con tutti i mezzi che la legge ci ha mette a disposizione. L’Aula Giulio Cesare è il luogo in cui nel 1849 fu proclamata la Repubblica Romana, una delle fonti di ispirazione della nostra libertà e democrazia. Purtroppo questa è una parte dell’opposizione che ci troviamo in Campidoglio”.
Alle contestazioni si aggiunge l’iniziativa di 14 consiglieri municipali di Forza Italia, Santonocito (I), Liburdi (II), Borgheresi (III), Carlone e Matronola (VII), Buonincontro (VIII), Alleori (IX), Rasi (X), Calzetta (XI), Aumenta, Alampi e Barbieri (XII), Giovagnorio (XIII), Casasanta (XV), i quali hanno presentato una mozione presso i rispettivi municipi con la quale si richiede l’immediato ritiro del logo incriminato. In una nota congiunta i dieci consiglieri dicono che il nuovo logo “è l’ennesima decisione insulsa di questo pessimo sindaco: non solo è stata bocciata sonoramente da tutti, non solo nega l’identità di una città che da secoli si ritrova nella sigla Senatus PopolusQue Romanus, ormai conosciuta in tutto il mondo, ma è un vero e proprio schiaffo in faccia alla storia millenaria di Roma. Stando alle dichiarazioni di Marino, poi, questo giochetto sarebbe costato 20mila euro di soldi dei romani che siamo certi visto l’unanime disapprovazione dimostrata, avrebbero preferito fossero utilizzati per iniziative più serie”.
La nota continua dicendo: “Stiamo inoltre verificando l’esistenza di estremi di un danno erariale prodotto da questa pessima iniziativa e, qualora ci fossero, sarà la Corte dei Conti a suonare la sveglia a Marino. Intanto, con la nostra mozione, chiediamo l’immediato ritiro di questo logo inutile, ripristinando l’uso di quello istituzionale e diffidiamo i municipi dall’utilizzare questo logo ai fini della comunicazione istituzionale”.
Forza Italia e le opposizioni chiedono a Marino un passo indietro, Fratelli d’Italia propone un referendum online, i social network sono in fermento: questo logo non piace proprio a nessuno. Ma la ciliegina sulla torta dell’ennesimo fallimento amministrativo, l’ha voluta posizionare Francesco Sabatini, lo stimato presidente onorario dell’Accademia della Crusca, il quale non è stato troppo tenero: “È in corso un andazzo balordo, e per balordo intendo una persona che cammina senza sapere dove va, si fermino un momento a riflettere su quello che fanno, respirino profondo e soprattutto pensino al significato delle parole straniere che usano, non dimenticando che possono provocare un guasto sociale. In Italia si deve avere il coraggio di dire no al provincialismo linguistico”. E continua dicendo: “Credo che nel ricorso, anzi all’abuso, nella comunicazione pubblica di tante parole inglesi, quasi sempre superflue, ci sia mancanza di un’attenta riflessione. Il ricorso a parole inglesi nella lingua italiana è accettabile quando manca nel nostro idioma un concetto simile a quello straniero. Altrimenti l’anglismo diventa superfluo”.
Insomma, alla luce dei fatti, il sindaco ciclista, tra una pedalata e l’altra, dovrebbe rendersi conto che non solo il nuovo logo non piace perché non rispecchia l’identità storica e culturale millenaria della nostra città e reca una scritta anglofona che non ha ragione di esistere in questo contesto, ma dovrebbe altresì farsi un esame di coscienza e realizzare che, in un periodo in cui sarebbe opportuno fare dei tagli, spendere ventimila euro per un nuovo logo che al posto della corona ha delle palline colorate senza alcun senso forse è un tantino troppo eccessivo.
Twitter @Claudia78P