Berlusconi ineleggibile: l’appello di MicroMega

Sono più di 70mila in soli due giorni, le firme raccolte dalla redazione MicroMega, che da venerdì scorso ha lanciato un appello per far rispettare la dimenticata legge 361 del 1957, che renderebbe ineleggibile Silvio Berlusconi.

Secondo i promotori, la norma, sarebbe stata violata ripetutamente dal 1994 ad oggi dalla Giunta delle elezioni della Camera dei deputati, in quanto l’articolo 10 comma 1 dichiara come non siano eleggibili ”coloro che in proprio o in qualità di rappresentanti legali di società o di imprese private risultino vincolati con lo Stato per contratti di opere o di somministrazioni amministrative di notevole entità economica”. L’inquisito protagonista della petizione, l’on. Silvio Berlusconi, sembrerebbe tuttavia essere scampato all’attuazione della legge per un cavillo linguistico: l’inciso ”in proprio” sarebbe da intendersi ”in nome proprio”; il Cavaliere non essendo titolare ”in nome proprio” di concessioni televisive, ne sarebbe quindi immune.

Quella che dai promotori è stata definita ”un’interpretazione d’azzeccagarbugli”, verrebbe ulteriormente smentita dalle parole del presidente della Corte Costituzionale, Ettore Gallo, il quale afferma come ”ciò che conta è la concreta effettiva presenza dell’interesse privato e personale nei rapporti con lo Stato”.
Non è l’unica voce autorevole, che inaspettatamente, si solleva in favore della legge: Paolo Flores d’Arcais, Vito Laterza, Andrea Camilleri, Margherita Hack e Dario Fo sono solo alcuni, dei nomi illustri della cultura italiana, che in questi giorni hanno firmato la petizione e promosso l’iniziativa in prima persona, come Stefano Rodotà che, intervistato da MicroMega, ricorda di aver sempre sostenuto ”anche in tempi non sospetti”, l’inelegibilità del Cavaliere, ma non nasconde le difficoltà che si incontrebbero oggi ad attuare la legge, a causa dei cosidetti ‘precedenti parlamentari’

Un nuovo precedente, sembrere però essere stato creato anche dalla stessa petizione, che ha finalmente raccolto la classe intellettuale del nostro paese, la quale si era posta ormai da molti anni in un volontario esilio, a ricordare la propria autorevolezza, intraprendendo una battaglia per la legalità. Battaglia che però non trova il favore delle maggiori testate giornalistiche italiane, per il momento solo Repubblica e Il Fatto Quotidiano stanno promuovendo l”iniziativa.

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