Intervista ad Antonello / Tick / Mitzi di Priscilla la regina del deserto
Una storia che oramai ci accompagna da quasi vent’ anni è quella delle tre eccentriche Drag Queen, che presero vita sul grande schermo nel 1994 grazie alla mente del regista australiano Stephan Elliott e che, dal 2006, riempiono i teatri più prestigiosi di tutto il mondo. Antonello Angiolillo, protagonista dello spettacolo ora in scena al Teatro Brancaccio di Roma, ci racconta un po’ di sé e di Priscilla.
Dopo aver letto la tua biografia non si può esitare a considerarti un artista completo, dati i tuoi studi di danza classica, canto, recitazione. A quale delle tre arti ti senti più legato o, comunque, più a tuo agio durante la scena?
Cantando sicuramente mi sento più a mio agio, data la maggiore esperienza che ho maturato in quest’arte, anche la danza la pratico da molto tempo quindi, in realtà, con entrambe riesco a destreggiarmi bene. La recitazione è un ambito a cui mi sono avvicinato più tardi ma, comunque, adesso mi sento sicuro anche in questa, nonostante il mio motto è che non si finisce mai di imparare e di migliorare.
Come ti senti nel ruolo che interpreti, ovvero una Drag Queen con una moglie e un figlio avuti durante “una vita precedente”? Gli attori professionisti devono ovviamente adattarsi a qualsiasi genere di personaggio, ma tu ne hai uno che prediligi?
No, non ho un personaggio che prediligo, ogni volta è una bella scoperta. Più sono lontani da me, più mi diverto. Non credo nella totale immedesimazione dell’attore nel personaggio, non credo nel “diventare il personaggio”; che succederebbe se dovessimo interpretare un malato terminale prossimo alla morte? Impossibile diventarlo no? Quello che fa un attore è mettere al servizio se stesso al personaggio. Nello specifico è sempre Antonello che “gioca” a fare il ruolo della Drag con quanta più verosimiglianza possibile.
L’attore è questo – tratto da Amleto:
“Non è mostruoso che quell’attore lì, in una finzione, in un sogno di passione, abbia potuto, così bene, sottomettere l’anima al suo pensiero: il viso livido, le lacrime agli occhi, l’aria tutta smarrita, la voce rotta, tutto il suo essere sottomesso alla sua idea! E tutto questo per niente, per Ecuba! Chi è Ecuba per lui, o lui per Ecuba, per piangerla così?”
Per quanto riguarda lo spettacolo, credi sia il caso di interpretare Priscilla la regina del deserto come un simbolo della lotta per i diritti degli omosessuali oppure sarebbe meglio non abbinare a questa divertente commedia un tipo di problematiche ancora molto attuali?
Priscilla lancia un messaggio molto importante in realtà, ovvero quello della tolleranza e lo fa per tutta la durata dello spettacolo. Il personaggio che interpreto, oltre a essere una Drag Queen, è anche padre di un bambino che non vede da tempo e non sa se questi è a conoscenza del mestiere che fa. Questo discorso preoccupa molto Tick / Mitzi, il quale non osa immaginare la reazione del figlio di fronte alla realtà, ma tutto lo spettacolo, adesso e il film, a suo tempo, si impegnano a rompere gli schemi imposti dai pregiudizi e a rendere possibile un riscatto sociale per tutti gli outsiders. Il film uscì in un periodo storico ancora piuttosto sensibile rispetto a questi argomenti e, di conseguenza, ebbe un impatto molto forte sul pubblico, considerati anche i toni piuttosto malinconici della rappresentazione. Il musical invece veicola questo messaggio, ancora molto importante per la nostra società, ma forse accompagnato da meno scalpore rispetto a prima, con una maggior dose di ironia e goliardia, utili ai fini di una riflessione più leggera ma, comunque, presente e importante.
Quali sono i tuoi prossimi progetti? Potremmo aspettarci una tua apparizione anche nel grande schermo?
È quello che spero in realtà. Sto facendo diversi casting, ma, al momento, un progetto concreto non c’è. Ciò che è sicuro però è che mi vedrete ancora per un po’ nei panni di Mitzi al Brancaccio di Roma.