Immigrazione: Triton o Mare Nostrum? E’ scontro politico

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29 morti per assideramento e più di 300 dispersi, tra i quali molti bambini. Numeri che ricordano la tragedia di Lampedusa datata 3 ottobre 2013, nella quale persero la vita 366 migranti. I sopravvissuti raccontano di essere stati raccolti dai trafficanti di esseri umani sulle spiagge di Tripoli, e di essere stati costretti, addirittura con le armi, a salire a bordo di quattro gommoni per affrontare una traversata a dir poco impossibile in quanto il mare era forza 8. Stando ai racconti, gli uomini e le donne vittime di questo atroce crimine contro l’umanità, provenivano tutti dal Mali, dal Senegal e dall’Africa Sub-sahariana.

A qualche giorno dal terribile naufragio consumatosi nelle acque del Canale di Sicilia, lo scorso lunedì 9 febbraio scoppia la polemica politica: si discute sull’efficacia dei soccorsi e dell’operazione europea “Triton” che dal 1 novembre ha sostituito quella italiana “Mare Nostrum”. Sono due operazioni concepite in maniera completamente diversa sia nel mandato sia nei numeri che nel bilancio e nelle forze impiegate. Mare Nostrum aveva visto il suo inizio nell’ ottobre 2013, subito dopo i fatti di Lampedusa, con due obiettivi fondamentali, in primis quello di garantire la salvaguardia della vita in mare e consequenzialmente arrestare gli scafisti. Nell’operazione erano impegnati i mezzi della Marina Militare, della Guardia costiera, dell’Aeronautica Militare e della Guardia di finanza. In particolare, la Marina partecipava con una nave anfibia (dotata di capacità ospedaliere e grandi spazi per accogliere i naufraghi), 2 corvette, 2 pattugliatori, due elicotteri, 3 aerei. Le navi d’altura si spingevano fino a ridosso delle coste libiche per operare i soccorsi. Il costo dell’operazione era di circa 9,5 milioni di euro al mese. Mare Nostrum si è conclusa il 31 ottobre 2013 e i risultati conseguiti contano più di 160mila migranti soccorsi e circa 360 scafisti consegnati all’autorità giudiziaria. Dallo scorso 1 Novembre entra in gioco “Triton”, la nuova operazione non più italiana, ma europea, dispiegata da Frontex, l’Agenzia europea delle frontiere. Questa nuova missione, come è stato più volte sottolineato dall’agenzia stessa non è nata con l’obiettivo di salvare le vite in mare bensì con quello di operare il controllo delle frontiere. Ciò non toglie che in caso di necessità, si operino anche interventi di ricerca e soccorso. Per rispondere al mandato, le navi di Frontex si mantengono in un’area entro 30 miglia dalle coste italiane, senza spingersi verso le coste libiche come accadeva con i pattugliamenti di Mare Nostrum. Il budget mensile, rispetto a quello di mare Nostrum è stato nettamente ridotto, infatti ammonta a 2,9 milioni di euro. Anche i mezzi impiegati sono di meno: due aerei, un elicottero, tre navi d’altura, quattro motovedette. Dall’1 novembre ad oggi “Triton” ha soccorso 6mila migranti.
Oggi alla luce di questa nuova tragedia del mare si riaccende il fuoco politico che alimenta le polemiche sulla fine dell’operazione Mare Nostrum. Il presidente della Camera Laura Boldrini, per anni portavoce dell’Alto commissariato Onu per i rifugiati, ribatte: “Non si può non prendere atto che l’operazione “Triton” è inadeguata. L’Europa deve dotarsi di un sistema di monitoraggio e salvataggio ben più efficace di quello ora in vigore. Altrimenti ogni espressione di dolore per le tragedie avrà il segno dell’ipocrisia”. E Pietro Grasso, presidente del Senato, aggiunge: “Siamo chiamati, come cittadini europei, a rispondere non a un tribunale ma alla nostra coscienza per ciascuna delle vittime del Mediterraneo”. Esce dal silenzio anche l’ex premier Enrico Letta e chiede perentoriamente di “ripristinare Mare Nostrum. Che gli altri paesi europei lo vogliano oppure no. Che faccia perdere voti oppure no”. Da destra, invece si attacca il Governo e si spara contro l’ipotesi di tornare all’operazione italiana, Massimiliano Fedriga della Lega Nord chiede le dimissioni di Renzi ed Alfano, in quanto a suo avviso “giocano con le vite delle persone”. Il Premier Renzi risponde prendendo le distanze. “Quando ci sono morti, anche soltanto per rispetto, l’idea di usarli come strumentalizzazione fa male al cuore”. Riferendosi al Ministro dell’Interno Angelino Alfano, dal Viminale fanno sapere che “non esiste e non può esistere un’operazione che sconfigga la morte in mare. E’ ipocrita e strumentale sostenerlo”. E durante Mare Nostrum, dal 18 novembre 2013 all’1 novembre 2014, si sono registrati infatti 3.363 tra cadaveri e dispersi. Sempre dal ministero dell’Interno, sottolineano che “l’impegno dell’Italia resta invariato sul fronte della salvaguardia delle vite umane. Noi abbiamo fatto quanto nessun altro Stato ha fatto. Mare nostrum era un’operazione decisa e finanziata dall’Italia per un’emergenza e dunque per un periodo limitato. Adesso occorre spostare l’attenzione dall’Italia all’Europa. Gli sponsor di Mare nostrum vogliono il contrario. Ma è una strada impercorribile perché determinerebbe un boomerang ingestibile sia per il principio in sè (il Mediterraneo riguarda tutta l’Europa), sia per i costi, sia per l’accoglienza”.

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