Sulla legge contro il negazionismo in Senato
Il Senato ha approvato quasi all’unanimità, solo 8 astenuti e 3 no, il ddl che legifera sul reato di negazionismo. Così l’Italia si appresta a recepire, dopo i fallimentari e nebulosi tentativi del passato, la direttiva europea che impone l’obbligo da parte degli Stati, di arginare i fenomeni di razzismo. Ora la parola alla Camera.
Ammettiamolo, una discussione seria, al di fuori dei talk e delle commemorazioni di rito del 27 gennaio di ogni anno, non era ancora stata improntata.
Quando si intrecciano diritto e memoria storica la matassa da sbrogliare diventa ancora più odiosa ma un dato su tutti ha imposto a livello europeo la necessità di un provvedimento preciso: una cellula di negazionismo impazzita potrebbe aprire voragini politiche e sociali insanabili.
É la ferita Shoah, che traccia le distanze tra tutti gli orrori e i massacri del passato con la persecuzione degli Ebrei. Negazionismo: una prospettiva secondo la quale la Shoah sarebbe un mito, quasi una truffa, in poche parole, se ne mette in dubbio l’essenza. Il fulcro di questa interpretazione sta nella negazione stessa dell’esistenza delle camere a gas. A livello europeo, tenendo conto delle disposizioni sovranazionali, molti Stati hanno provveduto, ad arginare la forza perturbante che la negazione di questi eventi provoca nell’opinione pubblica. Gli ordinamenti quindi hanno creato già da tempo norme ad hoc dando talvolta interpretazioni diverse in Germania, Francia, Austria, Portogallo, Belgio, Spagna e Svizzera. In Italia ad oggi, sono presenti norme che regolano l’intolleranza, la discriminazione, l’odio razziale e i crimini legati al genocidio, ma una disposizione precisa manca. Ricordiamo che negli ultimi mesi del 2013, inseguito alla morte e al relativo problema della collocazione della salma di Eric Priebke, il dibattito è risorto, ma più che altro si è parlato della possibilità della modificazione del comma 4 dell’articolo 414 del codice penale. Complicato uscirne quando si tira in ballo la libertà di espressione e la relativa costrizione che una legge simile apporterebbe agli sbocchi di ricerca storica. Tesi sostenuta ad esempio dalla la Sissco, Società italiana per lo studio della storia contemporanea anni fa e riesumata oggi da uno dei pochi contrari al ddl portato al Senato, Carlo Giavanardi: “Questo disegno di legge limita la libertà di pensiero e di ricerca storiografica e rischia di trasformarsi in un boomerang terribile per gli stessi ebrei” commenta. La senatrice Elena Cattaneo inoltre afferma che dovrebbero essere scienza e storia a sbugiardare di volta in volta chi parla di negazionismo riducendo così i rischi di limitare la ricerca sul tema. Sentimenti e paure che però gli stessi ebrei hanno smontato negli anni. Per l’associazione ebraica di Roma è proprio nel simbolismo della pena che potremmo trovare lo scudo che contrasti finalmente la diffusione possibile di idee più che mai pericolose. Potremmo e dovremmo intendere l’introduzione del reato di negazionismo come una sorta di strumento atto a imporre alle generazioni contemporanee e future l’obbligo morale di ripensare alla storia, di non dimenticare. E se proprio volessimo scomodare le larghe vedute, negare il genocidio equivarrebbe a negare anche tutto l’universo etico e politico che, basandosi sulla riflessione delle atrocità avvenute, è stato costruito nel periodo post-bellico come Costituzioni, legislazioni nazionali, e documenti internazionali vincolanti e non. Ecco perchè una legge è necessaria. Ricordare è un’arma per tutelarci dall’intolleranza dilagante e quando la memoria non è sufficiente è la legge che sola può venire in nostro soccorso.