Peppe Giannini: la Roma è prevedibile, servono una punta e flessibilità
Inutile negare la crisi. La Roma non sa più vincere e vede assottigliarsi gli obiettivi alla portata, di giorno in giorno.
Nell’analisi delle cause del progressivo disgregarsi del brillante gioco di inizio stagione, interviene una voce autorevole, quella di un ex illustre: Giuseppe Giannini, oggi allenatore della Nazionale Libanese.
“Il Principe”, ai microfoni di “Te la do io Tokyo”, la storica trasmissione GialloRossa in onda sui 101.5 FM di Centro Suono Sport, ha raccontato di una squadra che “non vede più così bene”, evidenziandone i punti di debolezza.
“La Roma è diventata molto prevedibile. Se aspetti sempre la giocata di Gervinho, di Totti, succede poi che, quando non ci sono, allora è notte”.
Alla domanda sulle possibili responsabilità della Società, Giannini non ha dubbi:
“La Società è vicina all’allenatore e sta operando abbastanza bene. Ogni giorno senti un nome nuovo, ogni giorno arriva un giocatore”.
E, sui nuovi acquisti: “Ibarbo è un ottimo giocatore. In prospettiva, soprattutto, sarà un vantaggio. La Società sta operando per mettere l’allenatore in condizione di far bene”.
Se la Società sembra essere innocente, dove, allora, individuare le cause dell’attuale débacle?
“Se devo proprio fare una critica – continua il Principe – la Roma cambia modulo solo quando è con l’acqua alla gola. Ma nel derby, invece, per fare un esempio, cambiando è diventata più imprevedibile. Una grande squadra deve anche saper cambiare, quando si rende conto di essere prevedibile per gli altri”.
Sembra, dunque, emergere – secondo le impressioni di Giannini – una mancanza di flessibilità da parte dell’allenatore, un insistere nel modulo originario – un 4 3 3 con gli esterni parecchio, troppo defilati – quasi a prescindere, come a riproporre un’idea di fondo da portare avanti indipendentemente dall’avversario e dalla situazione urgente e contingente.
“Bisogna essere più flessibili e saper inventare qualcosa” – infatti, sottolinea. “Ma questo dipende anche dall’elasticità dei giocatori. Molti soffrono già se vengono spostati di 20 metri. Altri, invece, sono più duttili tatticamente”.
Peppe Giannini anticipa, in un certo senso, le dichiarazioni di Garcia nel post partita con la Fiorentina. “Facciamo quello che possiamo fare in questo momento”, ha commentato l’allenatore giallorosso in serata, evidenziando – nel caso ce ne fosse bisogno – la scarsezza di mezzi e di possibilità con la quale è chiamato a fare i conti in questa fase difficilissima della stagione.
“Forse questo (il “nodo della flessibilità” – NdR) è l’unico neo dell’allenatore – gli concede Giannini – allenatore che per il resto sta gestendo alla grande: anche con le trovare in conferenza stampa, con la capacità di infondere positività e fiducia alla squadra. Il giudizio sull’allenatore è positivo: Garcia è quello che si è preso sempre le responsabilità”.
Quali possono essere, oggi, allora gli obiettivi di questa Roma?
“Non mi arrenderei sul fronte scudetto. 7 punti son tanti ma possono anche diventare pochi. Vediamo come si arriva allo scontro diretto”.
Il punto spinoso, che non si può non toccare è quello del “mercato di riparazione”, visto che allenatore e Società hanno affermato con forza la necessità di intervenire acquistando non tanto una punta di peso, quanto “rinforzi” con caratteristiche simili a giocatori già in rosa.
“Ci servirebbe un attaccante, si. Ma anche lì vado a braccetto con l’allenatore/la Società: se Francesco lo consideri sempre determinante, quello che ti toglie le castagne dal fuoco, allora non prendi un giocatore che ti lascia Totti in panchina. Certo – per assurdo – se invece hai una grande punta – un Ibrahimovic, un Higuain, un Jackson Martinez – allora modelli la squadra su quello che hai”.
Giannini conclude dicendo di aspettarsi una grande Roma, in Coppa Italia. “Una fiorentina da non prendere sottogamba, una Roma aggressiva e una bella partita, con qualità in campo”.
Come siano andate le cose, poi, sono 90 minuti di cronaca ben più amara per i tifosi giallorossi.