L’Europa dei diritti (negati)
«L’Europa è ancora un luogo di esclusione, discriminazione e sofferenza per molti». Parola di Benjamin Ward, responsabile di Human Rights Watch per l’Europa e l’Asia Centrale. Il World Report 2015, il resoconto annuale pubblicato dall’associazione per i diritti umani nel mondo, consegna un ritratto impietoso dell’Unione Europea. Migranti e donne, omosessuali e transgender, rom e disabili continuano a essere vittime di soprusi, violenze e discriminazioni in molti Paesi dell’eurozona mentre i leader dell’UE si sono dimostrati troppo spesso pronti a mettere in un angolo i diritti umani con la scusa della crisi.
Nel report di 656 pagine, che riguarda oltre novanta nazioni, uno spazio importante è riservato a quell’Unione Europea che solo tre anni fa ha vinto il Nobel per la pace, nei cui confini si fa sempre più urgente la necessità di un maggiore impegno a tutela dei diritti umani. Una necessità che, dice HRW, è stata evidenziata chiaramente dalle elezioni di maggio, che hanno consegnato molti dei seggi di Bruxelles ai partiti populisti ed euroscettici mostrando la fragilità politica ed economica dell’Unione. I buoni propositi, certo, non mancano, ma nella pratica è stato fatto poco o nulla per promuovere i diritti umani nei Paesi membri. Nonostante, da giugno, sia il Consiglio che l’Unione si siano mostrati favorevoli all’idea di una strategia comune interna all’eurozona, è soprattutto il primo a mostrarsi restio nel fare pressione su quei Paesi che i diritti continuano a violarli. E che la capacità d’intervento dell’Europa in questo campo sia molto limitata lo dimostra bene il caso dell’Italia, che da oltre vent’anni continua a ignorare la direttiva con cui il Parlamento Europeo chiede di attuare politiche mirate all’eliminazione delle disparità nei confronti dei cittadini LGBT. Ma a essere ancora poco friendly, secondo il report di HRW, non è solo il Belpaese: bullismo, molestie e discriminazione sono una triste realtà in molte zone d’Europa.
Quello di genere è solo uno degli aspetti su cui si concentra il report, che riporta gli sviluppi dell’Unione sul fronte dell’immigrazione, della discriminazione e tolleranza e dell’antiterrorismo, focalizzando poi l’analisi su dieci dei Paesi membri (Croazia, Francia, Grecia, Germania, Italia, Paesi Bassi, Ungheria, Polonia, Spagna e Regno Unito). Il giudizio sulla risposta dell’UE al crescente numero di migranti e richiedenti asilo è chiarissimo: deludente, con «iniziative volte soprattutto a rafforzare i controlli alle frontiere e a prevenire le partenze». Mare Nostrum «che ha tratto in salvo decine di migliaia di migranti» è stata sostituita da Frontex Plus, molto più circoscritta, e si teme che le vittime dei viaggi della speranza nel 2015 saranno molte di più delle 3.000 che hanno perso la vita in mare nell’ultimo anno. Anche per chi riesce a raggiungere le coste dell’Europa, però, la situazione non è rosea. I migranti «generalmente pagano le vistose carenze del sistema di protezione, con condizioni di accoglienza sotto il livello standard in Italia, Grecia, Francia e Bulgaria, e con abituali detenzioni […], in alcuni casi anche bambini».
I migranti non sono i soli a soffrire i colpi di quest’Europa dimentica dei diritti umani. Il popolo Rom continua a subire «discriminazione, esclusione sociale e privazione in tutta l’Ue», rimane «comune l’intolleranza e la violenza per orientamento sessuale e identità di genere, […] una donna su tre ha dichiarato di aver subito violenza fisica o verbale sin dall’età di quindici anni» mentre le «persone con disabilità devono affrontare discriminazioni e ostacoli alla loro partecipazione politica in Europa». A preoccupare è anche il «crescente antisemitismo», mentre si temono «nuove misure antiterrorismo che limitino la libertà di movimento, associazione ed espressione» in seguito agli attentati che hanno sconvolto la Francia e il mondo un mese fa. Per il 2014, insomma, Human Right Watch boccia l’Europa su tutta la linea, e non è detto che nel prossimo futuro le cose migliorino: «fino a quando i leader europei non saranno pronti ad agire con fermezza nel rispetto dei valori fondativi dell’Unione, questa situazione non cambierà» ha infatti concluso Benjamin Ward.