Djokovic padrone di Melbourne
Come in semifinale con Wawrinka, Djokovic stronca Murray alla distanza, conquista il suo quinto Australian Open e si conferma il migliore giocatore al mondo. Infinita Serena, ennesimo successo sulla Sharapova. Bolelli e Fognini vincono il doppio, primo Slam del tennis maschile italiano fuori da Parigi.
A vederlo ciondolare, lo sguardo perso verso il suo angolo, pareva essere sul punto di ritirarsi. 2-0 sotto al terzo, dopo due frazioni durissime, concluse al tie break. Se non conoscessimo Djokovic, le sue doti di consumato attore superate solo di poco da quelle di grande campione, ci sorprenderemmo. Certo il guaio al pollice durante il primo set, forse un fastidio alla gamba nel corso del secondo. Senz’altro enfatizzati, comunque superati con la sua classe ed una personalità che ha soggiogato venerdì Wawrinka ed oggi Murray, altrettanti 6-0 all’ultimo set, punteggio inusuale a questi livelli.
E’ stata una sfida dai lunghi scambi, scarsa incidenza dei servizi, poco spettacolare così come è stato il torneo. Le statistiche parlano di Djokovic capace di ricavare più dalla seconda che dalla prima e comunque in grado di produrre più vincenti che errori. Dall’altra parte, imbarazzante il 34% di punti di Andy con la seconda.
E’ stato un match rollercoaster, quattro break nel primo set, Nole capace di salire 4-1 e poi 5-3 ma raggiunto sul 6 pari. Al tie break lo scozzese è salito 4-2 ma ha commesso doppio fallo, sul 5-5 ha tirato lunga una volée a conclusione di uno scambio tenuto in mano ed infine ha concesso un gratuito per il 5-7.
Qui Djokovic ha manifestato i primi segni di infortunio e nel secondo è partito 0-2 salvo scatenarsi ed infilare quattro giochi. Spalle al muro, Murray ha capovolto ancora la situazione conquistandosi un set point sul 5-4, ma è stato tradito dal rovescio. Nel lungo 11° game, lo scozzese si è salvato per poi chiudere il tie break con una gran risposta.
Sul 2-0 al terzo sembrava il favorito, invece si è spento, Nole ha ripreso a correre ed a prendere campo. Sul 3-4 palla break, Murray ha commesso un doppio fallo che ha decretato la fine della partita.
Djokovic è stato premiato da Emerson, l’unico che con 6 titoli gli è davanti nell’albo d’oro. Ha tempo per raggiungerlo e rimpinguare il bottino di 8 Slam, dati l’età di Federer, i guai di Nadal e l”immaturità della concorrenza. Per gli stessi motivi, malgrado il crollo di oggi, la stagione potrà sorridere anche a Murray, tornato n.4.
Serena Williams cammina nella storia. Con 19 Slam ha raggiunto Helen Wills al terzo posto fra le plurivittoriose. Davanti a lei solo la Graf, ma i suoi 22 sono in parte determinati dall’accoltellamento di Monica Seles, e Margaret Court, che ha vinto 11 dei suoi 24 in Australia, dove all’epoca molte delle sue rivali non andavano.
Quella con Maria Sharapova non può definirsi una rivalità, visto che la batte da oltre 10 anni. La russa però ha mostrato il solito temperamento e ci ha regalato una finale gradevole, soprattutto nel secondo set, dove Serena ha avuto bisogno di ricavare il massimo dal servizio: 15 ace, 18 in tutto per lei, il dato combinato da Djokovic-Murray nella finale maschile.
Williams avvantaggiata anche dalla chiusura del tetto, avvenuta causa pioggia sul 3-2 30 pari del primo. Le sue palle acquisivano ulteriore velocità e la frazione scivolava 6-3. La Sharapova è rimasta aggrappata al suo servizio nel secondo, ha salvato un match point con un gran dritto sul 4-5, si è arrampicata al tie break, ma sul 5-4 Serena ha risposto magnificamente per poi chiudere sul 7-5 col servizio.
C’è un po’ di Italia nell’albo d’oro, Fognini e Bolelli hanno vinto il doppio sconfiggendo in finale 6-4 6-4 Mahut-Herbert. E’ il primo Slam di coppia per il tennis italiano dal Roland Garros di Pietrangeli-Sirola del 1959 e l’unico mayor conquistato a livello maschile fuori da Parigi. Certo è doppio, inutile enfatizzare. Resta però una soddisfazione per entrambi, la speranza che Simone continui il percorso virtuoso che ha riavviato e che Fabio dimentichi spettacoli come quelli del 1° turno di singolare con Gonzalez.