Buche, macchine in doppia fila che bloccano la circolazione dei pedoni e smog. Diciamo che Roma non è una città adatta alle mamme con bambini e carrozzine e passeggini al seguito. Che ne pensano le mamme che abitano nella Capitale?

“Roma è una città meravigliosa”, dice Anna, 31 anni, mamma di Alessandro (3 mesi), “ma è impossibile da vivere soprattutto per le mamme che lavorano. Una mamma con un bambino piccolo ha dei tempi strettissimi, ancora di più quando lo allatta e purtroppo non ci sono strutture che ti aiutino e che ti permettano di essere produttiva e allo stesso tempo di stare con il tuo bebè. Non so penso sia ad asili nido aziendali che ad agevolazioni per i parcheggi. I mezzi di trasporto pubblico non funzionano e ovviamente il bimbo non aspetta che io parcheggi. Ore e ore nel traffico, è tutto una corsa infinita contro il tempo. Oggi per esempio sto aspettando l’autobus per andare a lavoro, ho lasciato il piccolo a mio marito tirandomi il latte e ora già sono con l’ansia di tornare presto per allattarlo. Ma chissà per quanto dovrò aspettare l’autobus. Purtroppo ci troviamo spesso a dover scegliere se essere madri o donne in carriera perché questa città non ti aiuta. E per le donne che scelgono per amore di allattare il proprio figlio diventa impossibile lavorare”.

Il primo e più evidente problema è quello della circolazione: “I mezzi pubblici sono sempre affollati e gli autobus sono privi di pedane che aiutano le mamme con i passeggini. Risultato è che i mezzi si possono prendere solo alle 11 del mattino, quando tutti lavorano”, dice Angela, 35 anni, mamma di Giordano (7 mesi). “Mezzi strapieni e strade dissestate per girare con il passeggino”, aggiunge Beatrice, 34 anni, mamma di Arturo (6 mesi), e Graziella, 36 anni, mamma di Sebastiano, appena nato, chiosa: “Oltre a schivare buche e cacche devi anche aggirare le auto parcheggiate sul marciapiede”.

“Per me questa città è doppiamente inadatta”, dice Sabrina, 35 anni, ragazza con una disabilità e mamma di Davide (3 mesi), “A parte i marciapiedi rotti e pieni di buche, quando sono andata alla ASL di Centocelle per fare i vaccini a mio figlio gli ascensori erano troppo piccoli e stretti per la carrozzina o non funzionavano”. Ma Roma a quanto pare è anche una città difficile dal punto di vista sociale per le mamme. “Non ci sono posti dove poter allattare in giro, non so anche da Coin, lontano da sguardi indiscreti e che possano essere un minimo appartati”, dice Marta, 35 anni, mamma di Leonardo (1 mese). E Angelica, 35 anni, mamma di Luca (3 mesi), aggiunge: “Posti per allattare mancano anche nei centri commerciali come Porta di Roma. Per non parlare del fatto che non esistono nidi aziendali e bisogna per forza ricorrere a babysitter o negli asili comunali che però hanno pochi posti”.

Poche realtà sono baby-friendly e solo da poco tempo si iniziano a vedere i fasciatoi nei bagni dei ristoranti (con mio grande stupore!).Cosa che, a mio avviso, dovrebbe essere obbligatoria” dice Marta, 31 anni, mamma di Adriano (3 anni) e Giulio (6 mesi), “Già uscire a cena fuori con un bambino è parecchio stressante, ma così ti passa proprio la fantasia. Se poi hai il coraggio di uscire si è spesso costretti a metterli davanti allo schermo dell’Ipad, cosa che trovo molto triste, ma che faccio anche io per quieto vivere. Basterebbe mettere a disposizione un piccolo spazio, magari con un po’ di fogli e matite, dove i bimbi possono passare il tempo. Purtroppo penso che i ristoratori temono che la presenza dei bimbi dissuada i clienti senza bambini. Perché è tanto difficile pensare che si possa vivere serenamente insieme adulti e bambini?”. E Gaia, 35 anni, mamma di Francesco (3 anni) e Tommaso (9 mesi), aggiunge: “La gran parte dei locali di Roma non ha strutture adatte per i bambini. Spesso anche i ristoranti sono sprovvisti di seggioloni. Trovo che sia una città discriminatoria nei confronti delle mamme e dei bambini“

“Effettivamente il problema è, a parte l’accessibilità fisica della città, quello dell’accessibilità sociale che ti porta a godere e a fruire di tanti spazi comuni. Ville e parchi sono sacrosanti ma ci piacerebbe anche avere qualche spazio in più proprio per non ridurre la genitorialità in ghetto”, conclude Sara, 35 anni, mamma di Bianca (12 mesi).

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