Il sì di Roma alle unioni civili
La Capitale è riuscita a fare un passo in avanti sui diritti. Finalmente ha approvato il registro delle unioni civili aperto alle coppie eterosessuali e omosessuali dopo una lunga attesa e molte polemiche. Il sì definitivo è arrivato dopo una bagarre in Aula scoppiata martedì 27 gennaio tra le opposte fazioni: i fautori dei diritti Lbgt e i difensori della famiglia tradizionale. Le proteste si sono inasprite nel momento in cui l’Aula votava di prorogare a oltranza i lavori fino all’approvazione del testo. Tra urla e tensione generale, un gruppo formato da una decina di militanti, fra cui diversi giovani di Fratelli d’Italia e Nuovo Centrodestra, ha scavalcato il recinto che separa la platea dagli scranni dell’Assemblea. Immediato l’intervento di alcuni agenti della Municipale che ha riportato i manifestanti nell’area della platea mentre intonavano il coro “Marino Vattene!”.
Poi, il giorno dopo, con 32 voti favorevoli, 10 contrari e 1 astenuto, l’Assemblea capitolina ha approvato la proposta di delibera 96/2013 che prevede il “riconoscimento delle unioni civili, l’istituzione di un registro delle unioni civili e l’approvazione del regolamento”. Il sindaco di Roma da tempo aveva fatto dei diritti civili il suo cavallo di battaglia, anche con la trascrizione nei registri dell’anagrafe dei matrimoni gay celebrati all’estero, e non ha nascosto la soddisfazione per aver raggiunto questo traguardo: “Finalmente anche Roma si dota di un registro delle unioni civili. È un risultato atteso da tempo, che pone Roma sempre più in prima linea sul fronte dei diritti degli individui e del riconoscimento dei legami affettivi stabili. La Capitale dà il segnale che, in questa città, l’amore è uguale per tutti”.
Subito dopo l’ok, tra urla di gioia, applausi e abbracci tra il pubblico dentro e fuori l’Aula Giulio Cesare, si è svolta una vera e propria festa animata dalle associazioni Lgbt, a cui hanno partecipato anche il leader di Sel Nichi Vendola e Vladimir Luxuria. In tanti hanno esposto i cartelli raffigurante un cuore con al centro il simbolo dell’uguale, e non è passato certo inosservato lo striscione arcobaleno con scritto “Roma delibera l’amore“, esposto sugli scranni dei consiglieri. Fuori da Palazzo Senatorio, invece, il coordinamento Roma Pride ha dato vita ad un flash mob: decine di ragazzi, seduti sulla scalinata di fronte l’ingresso del Campidogio, hanno esposto dei cartelli raffiguranti dei cuori con al centro il simbolo dell’uguale per simboleggiare che tutti gli amori sono diversi ma necessitano di uguali diritti. In aria sono volati i palloncini colorati a forma di cuore mentre alcuni hanno improvvisato un girotondo attorno alla statua del Marco Aurelio.
Entrando nello specifico, la delibera prevede che, i soggetti presenti nel registro delle unioni civili, potranno beneficiare delle agevolazioni e saranno soggetti alle medesime disposizioni previste dagli atti e dalle disposizioni di Roma Capitale, degli assessorati e degli uffici competenti per i soggetti coniugati. L’atto dell’iscrizione potrà essere accompagnato da una cerimonia (nei locali comunali solitamente adibiti alla celebrazione dei matrimoni civili) che celebrerà il rilascio dell’attestato di unione civile. La delibera definisce come unione civile “il rapporto di reciproca assistenza morale e materiale tra due persone maggiorenni, dello stesso sesso o di diverso sesso, che non siano legate tra loro da vincoli giuridici e che abbiano chiesto la registrazione anagrafica”, individuando il fine di “superare situazioni di discriminazione e/o disagio e favorire l’integrazione”, principalmente a livello di casa, sanità e servizi sociali, diritti e pari opportunità, occupazione e produttività, cultura e sport.
Ovviamente non hanno tardato a farsi vive le polemiche dell’opposizione, le quali hanno letteralmente infestato i social network. In primis l’ex sindaco Gianni Alemanno, che ha scritto sul suo profilo Facebook: “La messa in scena andata in onda oggi sotto la regia del sindaco Marino, come già chiarito dal Viminale e dal Prefetto di Roma, è un’iniziativa contro la legge, che serve solo ad illudere le persone e ad indebolire le famiglie”. A fargli eco il testo del messaggio lanciato su twitter da Militia Christi (“Roma, approvate unioni civili. Lutto cittadino”), l’associazione di estrema destra che già il giorno precedente aveva manifestato in Campidoglio esponendo uno striscione con la scritta “La vostra cultura è contro natura!”.
Roma è la 160° città a dotarsi di un registro del genere, per le associazioni gay è un momento storico, “Il punto di svolta dopo la stagione cavernicola di Alemanno per l’immagine di una Roma Caput Mundi che fa dell’accoglienza dei diritti civili la propria regola”, come ha dichiarato Vendola, il quale ha anche affermato che il prossimo obiettivo sarà battersi per il matrimonio gay. E intanto c’è già una coppia, Daniele Sorrentino e Christian Mottola, volontari del Gay Center e fidanzati da 7 anni, pronta “a registrare il nostro amore. Siamo felici dell’approvazione del registro a Roma e pronti già da domani a vedere riconosciuto il nostro rapporto di coppia nel registro. Questo sarà il primo passo in attesa di salire in Campidoglio per il matrimonio”.
Roma dunque sceglie di allinearsi con il modello comune di molte città europee ed occidentali, dando prova di voler essere una città aperta e all’avanguardia, dove non esistono odiose differenze, dove la richiesta di una piena e completa uguaglianza sembra essere stata accolta. Eppure, nonostante la gioia con cui molti cittadini hanno accolto la notizia, non possiamo fare a meno di riflettere su una scritta comparsa su un cartellone in Aula il giorno della bagarre, scritta che recitava testualmente “Maschio e femmina li creò”, chiedendoci se il mondo, quello che conosciamo si stia capovolgendo o semplicemente evolvendo.