La rivincita di Berdych
Dopo 8 anni e 17 sconfitte, Berdych è tornato a sconfiggere Nadal. Facili successi per Murray e Djokovic, sempre in corsa il detentore del trofeo. Tra le donne, sorpresa Keys, delusione Halep, si va verso una finale tra le prime due del mondo? Stanotte semifinali femminili, domani alle 9 e 30 italiane, Murray-Berdych.
Per raccontare l’accaduto si è rispolverato il sempreverde tormentone del tennis – nessuno può battermi tot volte di fila – e ricordato Gerulaitis, che parlava del suo incubo sportivo Bjorn Borg.
In effetti Berdych non eliminava Nadal dal 2006, allorchè vi riuscì tre volte, sempre sul sintetico e nell’ultima, a Madrid, i due ebbero anche uno screzio. Contro il maiorchino ha perduto la partita più importante della sua carriera, la finale di Wimbledon del 2010. Comprensibile pertanto che si sia sentito liberato, anche se era evidente come a Melbourne, Rafa si sia presentato ben lontano dalla migliore condizione.
Nei primi due set, il ceco ha dettato legge. Ha servito in modo perfetto, martellando con il dritto dalla mattonella preferita, mentre Nadal assisteva impotente, del tutto incapace di difendere la propria seconda palla. Nel terzo si è andati un minimo in lotta, Rafa ha annullato con un ace la palla break sul 3-4, con due servizi vincenti altrettanti match points sul 5-6. Berdych non ha fatto una piega ed è salito 5-1 al tie break. All’ultimo sussulto spagnolo, 4-5, si è pensato che la gara potesse avere ancora qualcosa da dire, invece il ceco non ha tremato chiudendo 7-5.
In semifinale troverà Andy Murray, che sembra avere archiviato la tremebonda versione 2014. Ha combattuto e sconfitto in ottavi Dimitrov, miglior match del torneo finora e ridimensionato in quarti Kyrgios, autore della eliminazione di Seppi.
Il 19enne australiano non è riuscito ad incidere con la battuta e nell’unico momento equilibrato dell’incontro, il tie break del secondo parziale, si è dovuto inchinare a due formidabili lob dello scozzese, uno di dritto ed uno di rovescio sul set point. Berdych è avanti 6 a 4 nelle sfide dirette, ma Murray ha vinto una semifinale US Open tre anni fa.
Djokovic ha letto il servizio di Raonic senza alcun affanno e risolto quello, il resto era fatto. Nole resta l’assoluto favorito, ma per andare in finale dovrà riuscire dove fallì nella scorsa edizione, battere Wawrinka.
Lo svizzero ha cancellato contro Nishikori le perplessità emerse nel brutto ottavo con Garcia Lopez. Era sulla carta il quarto più equilibrato, ma Stan ha controllato nei primi due set, confermando i progressi al servizio e brekkando l’avversario. Il giapponese si è buttato a rete nel terzo, è arrivato al tie break, ha clamorosamente recuperato da 1-6 annullando cinque match point di fila, ma sul 6 pari ha messo in rete una smorzata, con Wawrinka lontano dalla palla e si e consegnato smarrendo l’opportunità di riaprire il mach.
I quarti maschili si sono tutti conclusi in tre set, quelli femminili tutti in due tranne Venus Williams-Keys. La giovane americana, allenata dalla Davenport, avversaria delle sorelle nei primi anni della loro carriera – nell’Età dell’Oro del tennis femminile – è risalita da 1-3 al terzo malgrado un risentimento all’adduttore. Pertanto Serena troverà lei anziché Venus in semifinale. La n.1 ha dato 6-2 6-2 alla Cibulkova, impietosa la disparità fisica, mostrandosi in difficoltà solo durante l’intervista dopo gara, causa una forte tosse.
L’altra semifinale sarà Sharapova-Makarova. Dopo lo spavento Panova, Maria è andata come un razzo, ha ritrovato la prima e poi sembra che con la Bouchard, sua possibile erede anche a livello mediatico, ci metta sempre una determinazione particolare. Ne avrà bisogno anche con la Makarova, che da ammazzagrandi sta diventando grande a sua volta, seconda semifinale Slam di fila, avendo ribaltato il pronostico con Simona Halep. Deludente la rumena, che rischia di ripercorrere le orme di Wozniacki, Jankovic e Safina, classifica alta ma sempre bocciata nei mayor, anche se a Parigi lo scorso anno stava per vincere.