La Grecia di Tsipras e il voyeurismo italiano
Esiste un Paese in cui la sinistra e basta, senza doverci aggiungere l’accomodante prefisso “centro”, è il primo partito. Questo Paese è la Grecia di Alexis Tsipras, che ha saputo trascinare la sua Syriza oltre il 36%, aprendo per la sinistra italiana una nuova fase: quella del voyeurismo. Qui è tutto un festeggiare tra compagni, come se si trattasse di una vittoria comune: si guarda al carro vittorioso in Grecia e ci si sente protagonisti allo stesso modo, dimentichi che in Italia tutto ciò che è alla sinistra di Renzi è massa informe e impotente.
Tra i tanti meriti dell’impresa di Tsipras c’è indubbiamente quello di aver reiniettato un po’ d’ardore anche nelle altre sinistre, quelle che ormai si erano abituate a camuffarsi, a mediare, a parlare senza fare, convinte di non poter andare troppo lontano. Nelle fasi di crisi, si sa, si tende a votare conservatore, che osare con le tasche piene è più facile. Ma il voto greco ci ha dato un’informazione in più: quando la misura è colma e a camminare passo dopo passo verso un’Europa irraggiungibile non si vede la fine, allora bisogna chiudere gli occhi e fare un balzo. E andare dove ti porta il cuore, per dirlo con le parole della Tamaro. Ebbene, il cuore dei greci stavolta ha battuto, quasi all’unisono, a sinistra.
Syriza non ha raggiunto la maggioranza assoluta ma si è attestata primo partito, conquistando 149 scranni su 300 in Parlamento e consegnado nelle mani di Tsipras le sorti di un Paese. Ieri, nel primo pomeriggio, il giuramento del nuovo premier davanti al presidente della Repubblica, Karolos Papoulias, è stato per la prima volta nella storia greca un rito solo civile e non religioso. E per essere il primo giorno di lavoro è già un segnale chiaro. Quanto al programma da realizzare, in testa, c’è la lotta alla Troika. Ad Alexis si sono affidati gli elettori accorsi a votare Syriza perché schiacciati dalle condizioni dell’Eurozona. E allora, pur di governare e lottare almeno contro l’austerità, Syriza, a cui mancavano due seggi, ha stretto un patto di governo con il partito nazionalista di destra dei Greci Indipendenti, Anel, guidati da Panos Kammenos. I due partiti hanno vedute differenti quasi su tutto: dall’immigrazione ai matrimoni gay fino al rapporto Stato-Chiesa. Hanno in comune però la lotta all’austerità della Troika, considerata da Tsipras evidentemente una priorità tale da giustificare quest’alleanza. Un po’ quello che chiese qui in Italia il Pd di Bersani al Movimento 5 Stelle, senza trovare però accoglimento.
Nel concreto, ciò che Tsipras chiede all’Europa è un taglio del 60% del debito (che ammonta a circa 280 miliardi) e di trasformare quest’ultimo in un megabond a scadenza illimitata, da restituire quando le condizioni interne lo consentiranno (in presenza di una crescita di almeno il 3%). Il tira e molla con l’Ue è già iniziato. Dall’Europa soffia il gelo ma dalla Grecia si innalzano un odore di burrasca e un pugno teso verso l’alto.