Speciale4Domande: intervista a Bruno Prestagiovanni, Pdl

Bruno Prestagiovanni, classe 1957, romano: una lunga carriera politica iniziata con l’associzionismo cattolico e culminata con la carica di Presidente dell’Ater di Roma, che ha ricoperto fino a gennaio 2013. Candidato con Storace Presidente al Consiglio Regionale del Lazio (di cui è già stato Presidente nel 2005 e Vice Presidente dal 2006 al 2010), ha risposto alle 4 domande di Parolibero sui temi poco toccati in quest’ultimo periodo elettorale.

1 deputato su 5 è donna, 2 donne su 5 lasciano il lavoro per la gravidanza, la violenza dei partner è la prima causa di morte per le donne dai 15 ai 44 anni: c’è speranza che la prossima legislatura ci traghetti una volta per tutte fuori dal medioevo?

B.P.: “Quella della discriminazione subdola che spesso nella nostra società si verifica nei confronti delle donne è una piaga che dobbiamo cancellare. Per farlo l’unico sistema è cominciare a dare il buon esempio nelle sfere rappresentative. La nostra cultura di centrodestra è sempre andata in direzione della parità di genere. Non a caso Francesco Storace, oggi candidato alla presidenza del Lazio, quando guidò la giunta regionale, di cui io facevo parte con il ruolo di assessore, fece lo Statuto che garantisce la rappresentanza di genere nelle candidature. Dobbiamo ripartire da dove ci eravamo fermati. A cominciare dalle misure per migliorare la condizione femminile nei luoghi di lavoro, alla prevenzione dell’insorgenza del fenomeno dello stalking, la riforma della legge elettorale puntando alla doppia preferenza di genere, come per la città di Roma per la prossima tornata elettorale, e la tutela delle donne che lavorano in agricoltura che vengono sfruttate.”

Entro il 2050, la Germania produrrà il 100% della sua energia con le rinnovabili; in molte nazioni europee si stanno sviluppando e sperimentando mezzi di trasporto pubblici a idrogeno, in Spagna si trova una delle più grandi centrali fotovoltaiche al mondo. Verranno fatti dei piani mirati al futuro o si tornerà a parlare di nucleare proprio quando paesi come la già citata Germania e Giappone – tanto per dirne due – se ne stanno sbarazzando?

B.P.: “È una tematica a cui la coalizione del centrodestra è molto sensibile. Lo dimostra il fatto che tra le priorità che come coalizione ci siamo dati nel caso in cui dovessimo vincere le elezioni, a partire dal livello regionale, c’è quella di approvare e attuare il piano energetico regionale, in modo da poter disporre di un quadro normativo che renda più semplice e rapida la realizzazione di impianti di produzione energetica nel settore delle rinnovabili (fotovoltaico, biomasse ed eolico) e che possa ottimizzare la produzione degli impianti già in funzione. Tutto questo, però, vogliamo che sia fatto nel rispetto del paesaggio e delle norme paesaggistiche, perché dalla prevenzione del deturpamento dell’entroterra italiano dipendono anche le strategie di sviluppo delle territorialità.”

Sappiamo della fuga dei cervelli; quello che forse non sappiamo è che dall’Italia fuggono anche i (giovani) giornalisti che rifiutano una vita di precariato. Se nel resto d’Europa, la professione del giornalismo non è un sogno legato al nepotismo, in Italia la situazione è ben diversa e le porte dell’impiego stabile sono sbarrate per gli aspiranti giornalisti. Da noi la prospettiva è una vita di giornalismo precario senza una sicurezza economica, né il diritto alla malattia, né il diritto ad un futuro pensionistico, senza parlare poi del diritto ad una equa retribuzione. Quanto bisogna aspettare prima che anche l’Italia riconosca gli stessi diritti degli altri paesi europei?

B.P.: “Quello del giornalismo, legato alla libertà di stampa e di informazione, è un settore in cui è necessario intervenire a livello nazionale in modo incisivo. Va detto che in Italia abbiamo un Ordine dei giornalisti che in questi anni si è contraddistinto in particolare a vantaggio dei giovani professionisti del settore, facendo molta pressione affinché venisse approvata, come poi è successo, la legge sull’equo compenso dei giornalisti. Si tratta di un progetto molto interessante perché vincola i gruppi editoriali, costringendoli a retribuire in maniera equa i loro giornalisti pena la perdita del contributo statale per l’editoria. Il problema non è risolto, ma questo è sicuramente un ottimo approccio per arrivare alla sua risoluzione.”

In un tempo in cui la spending review non ha risparmiato nulla, come mai i deputati italiani continuano ad avere un’indennità parlamentare che è il 35% più alta dei deputati francesi e il 45% più alta di quelli spagnoli?

B.P.: “Su questo punto molte forze politiche, tra cui il Popolo della libertà, hanno preso provvedimenti. Questo scempio deve finire. Io, da politico regionale nel Lazio, sono orgoglioso di non aver fatto da complice agli sperperi e alle leggerezze nell’utilizzo dei soldi pubblici che hanno contraddistinto l’ultimo Consiglio regionale della mia regione, perché non facevo parte dell’assemblea elettiva. Non appena si formeranno i nuovi equilibri di governo sarà indispensabile ridurre i privilegi che hanno reso così impopolare questa classe politica e ripristinare una certa moralità nell’utilizzo dei soldi pubblici, a cominciare dalle cose più fastidiose. Noi per la regione Lazio abbiamo promesso che, in caso di vittoria, avvieremo un piano di razionalizzazione delle società regionali e di riorganizzazione dell’ente per ridurre sprechi e valorizzare al meglio le risorse interne.”

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