Si sgonfia l’indagine sui vigili assenteisti di Capodanno
In origine erano 767 i vigili urbani di Roma assenti dal servizio a Capodanno. Avevano riempito le prime pagine dei quotidiani nazionali fino a “scomodare” il premier Matteo Renzi ed il ministro Madia. Anche il sindaco Marino commentò l’increscioso avvenimento dicendo che “la misura era piena”. E adesso, dopo tre settimane, che ne è stato degli “intrepidi” 767?. Purtroppo, o per fortuna, l’inchiesta interna, affidata dal contestatissimo comandante Raffaele Clemente al vice Modafferi, si è concentrata solo su 28 agenti, i cui casi sembrerebbero incontrovertibili, messi sotto accusa utilizzando l’articolo 55-bis del decreto Brunetta che punisce la mancanza di disciplina nei confronti del contratto di categoria e che prevede, nei casi più estremi, addirittura il licenziamento.
Ma il numero si è ulteriormente ridotto poiché, la maggior parte di questi vigili che si sono trovati sul banco degli imputati, avrebbe chiamato in causa la “non reperibilità”, ovvero dichiarano di essere stati cercati dal comando solo all’ultimo minuto, e molti di loro tramite sms, una modalità non prevista in nessun modo dal regolamento. Così l’indagine interna si è sgonfiata clamorosamente, e, stando alle indiscrezioni che filtrano nonostante un clima generale di riserbo assoluto, i vigili che rischiano davvero potrebbero essere meno di dieci, 6 o 7, gli unici che o non hanno prodotto certificati medici, oppure hanno presentato documentazione in ritardo.
Insomma, la solita storia tutta italiana. Si parte con una maxi inchiesta sbandierata a gran voce in ogni dove, si inneggia al cambiamento, al risanamento dei costumi, alla condanna inesorabile dei furbetti, e poi ci si ritrova con un pugno di mosche (6 o 7 per l’esattezza) tra le mani. Ma dal Comune però ci tengono a ribadire che l’inchiesta non è ancora conclusa, anche se i numeri parlano chiaro: dei questi 767 iniziali 571 si erano messi in malattia, 81 risultano assenti per assistenza a familiari disabili ai sensi della legge 104, 63 hanno prodotto una regolare documentazione perché hanno donato sangue proprio quel giorno, e 52 per altri motivi. Dunque ne rimarrebbero davvero pochi.
Intanto, martedì 20 gennaio si è svolta la messa per la festa di San Sebastiano, patrono delle Polizie Locali, ma alla funzione, alla quale hanno partecipato un centinaio di agenti, erano assenti sia il comandante Clemente sia il sindaco Marino, confermando quindi il clima di sospetto e sfiducia reciproca tra la maggioranza dei caschi bianchi ed il loro comandante, portando più di qualcuno tra i presenti a farsi una domanda: “Chissà se avrà presentato il certificato medico?”. In compenso hanno partecipato alla cerimonia una cinquantina di vigili provenienti da Milano, che si riverseranno nella Capitale il 12 febbraio, il giorno dello sciopero nazionale del corpo.
I “pizzardoni” romani lamentano infatti di essere stati denigrati come corrotti per presentare il piano anti corruzione, tacciati di essere assenteisti e disertori a Capodanno e mai difesi sulla stampa. Ed è il loro sindacato, il Sulpl, che in un comunicato, attraverso il segretario romano Stefano Giannini, dice: “Perché Clemente non parla delle cose positive che fanno i vigili? Secondo i dati raccolti dal nostro ufficio studi, sono 205.000 gli interventi effettuati dalla Polizia Locale di Roma Capitale nel solo 2014. Oltre 60.000 sono gli interventi per il contrasto della sosta che coprono quasi un terzo di tutti gli interventi, seguiti dai 35.000 interventi per gli incidenti stradali senza feriti o con feriti o morti. Quasi 17000 le attività destinate alla fluidificazione del traffico e per ben 15.000 volte non è stato sufficiente l’intervento di una sola pattuglia ma si è reso necessario almeno l’invio di un rinforzo”.
Anche qui abbiamo a che fare con i numeri, e questi dati testimonierebbero l’impegno quotidiano dei vigili che, a detta del Sulp, non viene adeguatamente pubblicizzato dal Comandante rispetto alla comunicazione di notizie che portano invece discredito verso il Corpo. Il sindacato ha fatto anche recapitare una lettera al sindaco Marino ed al presidente dell’Anac (Autorità Nazionale Anti Corruzione) in cui, richiamandosi alla normativa del piano anti-corruzione, fa notare che il dirigente dovrebbe “favorire la diffusione della conoscenza di buone prassi e buoni esempi al fine di rafforzare il senso di fiducia nei confronti dell’amministrazione”.
Tuttavia Clemente, ormai diventato famoso con lo pseudonimo di “Capitan Twitter“, ha tentato di risollevare la figura del vigile che nell’immaginario collettivo assume le sembianze di quella figura mitologica di mezzo uomo e mezzo bancone da bar: sempre inoperoso, sempre armato di caffè, tramezzino o amaro, a seconda dell’orario. Tramite Twitter ha voluto lanciare un’operazione di ridefinizione mediatica del corpo, ed i consensi, che però si sono riversati esclusivamente sulla sua persona, ne hanno fatto un idolo dell’antidegrado. Inoltre, dal Comando di via della Consolazione, si sta mettendo in piedi un nuovo ufficio stampa che risponde direttamente al Comandante ed alle sue linee comunicative, dal quale partiranno molte notizie che racconteranno ai cittadini l’incredibile lavoro che ogni giorno viene svolto dagli agenti.
Ovviamente da quelli che non sono in malattia