Vertice Ue: allarme foreign fighters

Preservare la sicurezza degli Stati europei dalla minaccia del terrorismo. Con quest’idea in testa si sono riuniti in consiglio a Bruxelles i ministri degli esteri Ue. Si è trattato del primo vertice europeo dopo l’attentato di Parigi e il rischio di cadere nell’allarmismo o nella pura voglia di rivalsa c’era. E in effetti basta guradarsi intorno per vedere che sia nell’uno che nell’altro sono scivolati in tanti, tantissimi. Non però entro le mura del Consiglio europeo, come ha raccomandato l’Alto Rappresentante della Politica Estera Ue Federica Mogherini che, prima di prender parte al vertice, ha dichiarato: «Quello del terrorismo non è un problema tra Occidente e Islam: abbiamo bisogno di un’alleanza coi nostri partner e di dialogo». Certo puntare sul dialogo non sembra la carta più semplice da giocare all’indomani dei sanguinosi fatti di Parigi, in un momento in cui l’allerta terrorismo è a un livello altissimo e mentre è ancora in fuga Abdelhamid Abaaoud, l’uomo indidviduato a capo della cellula jihadista scoperta la scorsa settimana in Belgio. Il tentativo di preservare il dialogo si è concretizzato con la partecipazione al vertice del segretario della Lega Araba Nabil Elaraby.

Il nodo dell’incontro si è incentrato su come aumentare le misure di sicurezza senza calpestare eccessivamente la privacy, coesistenza da gestire con la maestria di un equilibrista. Al di là delle solite e vacue parole su come l’Europa tutta debba unirsi per dare una risposta al terrorismo (quale sia questa fantomatica risposta non è mai dato saperlo), l’unica misura di cui ci si è occupati è stata il Passenger name record: un registro comune dei nomi dei passeggeri, dei loro dati anagrafici e di tutta una serie di dati sensibili, da come è stato prenotato il volo a quali snack sono stati consumati a bordo, per individuare più facilmente profili pericolosi. Certo si perde qualcosa in privacy, ma la Francia ferita ha fatto sapere di avere già a disposizione la piattaforma tecnologica necessaria.

Imbarco aeroporto

Il Passenger name record è pensato soprattutto per i foreign fighters, anche noti come i “terroristi di ritorno”, cioè quegli europei andati a combattere o ad addestrarsi in Siria e in Iraq e poi ritornati in Occidente, potenzialmente per compiere degli attentati. Si stima che i foreign fighters in Europa siano tra i tre e i cinque mila. Quelli che hanno avuto a che fare con l’Italia sarebbero 59, stando ai dati del Viminale. Nel Consiglio dei ministri si è discusso proprio di ddl anti-terrorismo, che prevede pene fino a dieci anni di carcere per i foreign fighters e ritiro del passaporto per i sospetti. Si profila uno scenario fatto più di ipotesi che di certezze, in cui sarà fin troppo facile cadere in fraintendimenti xenofobi. A controbilanciare questo rischio risuona il richiamo di Lady Pesc al rispetto dell’Islam quale valore dell’Ue.

 

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