Greta e Vanessa tornano a casa: polemiche presunto riscatto
Atterra prima delle luci dell’alba il Falcon dell’Aeronautica Militare che ha riportato a casa le due giovani cooperanti italiane rapite nel Nord della Siria lo scorso mese di luglio. Con il capo coperto dal cappuccio e vestite di abiti scuri Greta Ramelli e Vanessa Marzullo scendono dall’aereo militare alle 4,20 del mattino. Ad accoglierle sulla pista di atterraggio dell’aeroporto di Ciampino, il Ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni.
Le due ragazze appaiono molto provate ed evitano la folla di giornalisti pronta ad intercettarle. Arriva poi presto il momento del ricongiungimento e dei lunghi abbracci con le rispettive famiglie all’interno di una saletta dell’aeroporto, ben lontane dagli occhi indiscreti delle telecamere. Ad attendere Vanessa i genitori e il fratello, per Greta, invece, oltre ai familiari più stretti ci sono due amiche, anche loro impegnate in attività di cooperazione internazionale. Da lontano le comunità dei loro paesi di origine si stringono intorno alle famiglie e festeggiano, il Comune di Brembate partecipa anche con un cartello luminoso in strada.
Dopo essere state condotte all’ospedale militare del Celio per un controllo sanitario, le giovani vengono ascoltate dal procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo e dai sostituti Sergio Colaiocco e Francesco Scavo. Gli inquirenti procedono per sequestro di persona con finalità di terrorismo. Come da prassi, una volta terminate le audizioni, i verbali delle stesse sono stati secretati. La procura di Roma è titolare a indagare su tutti gli episodi criminali ai danni dei cittadini italiani che si trovano in zone di guerra.
Accanto alle lacrime di gioia dei familiari delle due ragazze reduci da mesi di prigionia, e al sollievo del governo italiano, non tardano ad arrivare aspre polemiche sul presunto riscatto di 12 milioni di Dollari che sarebbe finito nelle casse dei sequestratori. Duro il tweet di Matteo Salvini della Lega, alludendo alla cifra sopramenzionata: «Sarebbe uno schifo!». E ancora afferma: “la liberazione delle due ragazze riempie di gioia, ma l’eventuale pagamento di un riscatto che permetterebbe ai terroristi islamici di uccidere ancora sarebbe una vergogna per l’Italia”. Poi avverte: “Presenteremo oggi stesso un’interrogazione al ministro degli Esteri per appurare se sia stato pagato un solo euro per la liberazione delle due signorine”. Della stessa opinione Flavio Tosi. “L’Italia, come prevede nel caso di rapimenti sul territorio nazionale il blocco dei beni dei familiari per evitare il pagamento di riscatti, dovrebbe evitare di pagarli in caso di italiani rapiti in paesi a rischio”.
La risposta del governo arriva con le parole che il Ministro degli Esteri ha pronunciato riferendo alla Camera: «Un grande Paese si impegna a proteggere e a salvare la vita dei propri cittadini sequestrati ma siamo contrari al pagamento di riscatti, l’Italia in tema di rapimenti si attiene a comportamenti condivisi a livello internazionale, sulla linea dei governi precedenti: è’ la linea dell’Italia». E ancora il Ministro afferma: «Considero inaccettabile che qualcuno abbia detto che Vanessa e Greta se la siano cercata. L’Italia ha bisogno di questi cooperanti e di questi volontari».
Ricostruendo la vicenda, Greta e Vanessa erano state rapite il 31 luglio scorso tra le località di Aleppo e Idlib nella regione nord della Siria. In seguito, erano state cedute dai rapitori al fronte Al Nusra, il ramo siriano di al Qaeda. Il 31 dicembre era stato diffuso un video in cui le due ragazze coperte da un niqab nero, che lasciava loro scoperto solamente il volto, chiedevano aiuto al governo italiano e dichiaravano di essere in forte pericolo di vita. L’annuncio della liberazione è stato dato con un tweet di Palazzo Chigi, che ha così confermato un’anticipazione del canale arabo Al Mubasher secondo cui le ragazze erano state rilasciate dal Fronte al Nusra, l’ala siriana di Al Qaida. Poco dopo è stata Maria Elena Boschi, Ministro per le Riforme Costituzionali e i rapporti con il Parlamento, a dare la notizia alla Camera, che l’ha accolta con un lungo e unanime applauso.
Greta e Vanessa sono due ventenni animate dallo spirito del volontariato. La prima, Greta, è una studentessa di scienze infermieristiche e volontaria dell’Organizzazione Internazionale di Soccorso. Prima di recarsi in Siria aveva già svolto esperienze di cooperazione internazionale in India e Zambia. Vanessa, invece studia Mediazione Linguistica ed è ideatrice del progetto Horryaty, che riunisce varie associazioni di volontariato che si occupavano di recapitare medicinali in Siria e di organizzare e tenere corsi di formazione di primo soccorso.